La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



venerdì 31 agosto 2012

Alba dal balcone

Apro il balcone in una giornata di agosto. In basso il paese è ancora silenzioso.
Dopo avere illuminato l'Adriatico e le colline che vi si affacciano, verso le sei del mattino scavalcando la serra delle Reparate il sole arrossa la lunghissima cresta nord del Sirente. 

La luce radente disegna nettamente le rocce e i canaloni che si innalzano sulla corona di boschi. L'aria è limpidissima, solo nelle valli ancora scure è qualche residuo di nebbia notturna.

La luce avanza rapida, risale la cresta della rocca di Calascio fino e colpire le pietre bianche della fortificazione. 
Ancora qualche minuto poi arriva sui colli di Castel del Monte. Si insinua nella valletta come un torrente di luce poi, rapidamente colpisce i pini schiarendoli e scaldandoli.
Nel paese i rumori si accentuano. Passa il camioncino dei pastori che vanno a Campo Imperatore, poi il fuoristrada del tecnico che va a controllare l'acqua nei serbatoi comunali. Gli zoccoli dei cavalli che passano sul selciato verso l'ippovia del parco, il cane della masseria che abbaia verso il gruppo di ciclisti che parlotta pedalando.

sabato 4 agosto 2012

Assisi: Eremo delle carceri

Alla periferia della città c’era una grotta in cui essi andavano sovente, parlando del «tesoro». L'uomo di Dio, già santo per desiderio di esserlo, vi entrava, lasciando fuori il compagno ad attendere, e, pieno di nuovo insolito fervore, pregava il Padre suo in segreto. Desiderava che nessuno sapesse quanto accadeva in lui là dentro e, celando saggiamente a fin di bene il meglio, solo a Dio affidava i santi propositi. […] Bruciava interiormente di fuoco divino, e non riusciva a dissimulare il fervore della sua anima. (Tommaso da Celano Vita Prima)
L'Eremo delle carceri di Assisi, a circa 800 metri di quota sul monte Subasio, si raggiunge ormai anche in macchina, seguendo la strada asfaltata che si allontana dalla città francescana dalla porta dei Cappuccini. Molti salgono a piedi seguendo questo percorso, sono circa quattro chilometri, ma la via è resa poco piacevole dal continuo passaggio di automobili (almeno nei periodi più turistici).
Si accede al sito dell'eremo attraverso una porta in pietra chiusa da un cancello che immette in una via pianeggiante. C'è molta gente: gruppi di turisti, scolaresche in gita, pellegrini e devoti. Si arriva ad una prima costruzione, il convento costruito lungo i secoli attorno all'eremo primitivo. Attraversando una minuscola piazzetta-chiostro triangolare con al centro un pozzo e con un muretto a mo' di balcone dalla parte aperta sulla valle, si accede ai locali del santuario che sono aperti al pubblico.
Lo spazio è estremamente ridotto tanto che è stato istituito un senso unico per i pedoni. Si entra nel locale dove San Francesco, secondo la tradizione, si ritirava in meditazione. Le porte sono piccolissime, l'ultima è praticamente inaccessibile per una persona un po' corpulenta. Gli ambienti sono bui e freddi. Nella grotta, attorno a cui il convento è stato costruito, è una sorta di vasca in pietra, presentata come il giaciglio del santo. Una microscopica cappella può contenere al massimo cinque o sei persone. I visitatori entrano in fila indiana ed è impossibile fermarsi troppo a lungo perché così si impedirebbe l'accesso a coloro che seguono. Usciti dal lato opposto si sale lungouna stretta via chiusa a destra da un muretto in pietra.
Dietro l'eremo il cammino continua, più largo, nella lecceta. Tra le rocce, un gruppo di statue in bronzo rappresentano dei frati sdraiati, in ginocchio o in piedi. La gente si ferma, chi per fare una fotografia, chi per una preghiera o un gesto di devozione. Più lontano il cammino porta ad altri luoghi francescani: un altare, un crocifisso, altre grotte.
La grotte del luogo erano frequentate da eremiti già in periodo paleocristiano. Prima della costruzione dell'eremo, Francesco e i suoi seguaci le occupavano per ritiri di preghiera e di meditazione.
Davanti all'eremo si apre la valle. Un largo cammino si inoltra in una faggeta ma un cartello ne vieta l'accesso.
Usciamo dal sito superando il cancello di ferro che viene chiuso al tramonto. Fuori qualche ambulante vende gelati o souvenir. Dei ragazzi, saliti a piedi da Assisi, si accasciano stanchi, altri giocano a palla. Una radio trasmette un programma di musica leggera.