La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



mercoledì 23 gennaio 2013

Monumento a Ofena "...in ricordo dell'intolleranza"

Arrivarono in quarantatrè, - dice il resoconto giornalistico -, da Benevento. In pullman, con a bordo una croce in metallo smontata*. Avevano portato con loro un piano di granito, i mattoni, cemento e l'acqua (l'acqua!). Facevano parte della Confraternita Madonna del Rosario di San Giorgio La Molara.
Era il 2003 e una furiosa polemica aveva opposto Adel Smith, genitore musulmano che non voleva un crocifisso nell'aula della scuola della sua bambina agli altri abitanti di Ofena, sindaco in testa.
Era diventato un caso nazionale. A Verona, mentre partecipava ad una trasmissione televisiva, Adel Smith era stato aggredito a sprangate da militanti di Forza Nuova; lo stesso Adel Smith era stato indagato per offese al Papa e alla Chiesa per aver definito la Chiesa cattolica un'associazione a delinquere*; il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi era intervenuto per dichiarare che Il crocifisso è simbolo dei nostri valori* l'ufficiale giudiziario incaricato dal tribunale di rimuovere il crocifisso si era rifiutato appellandosi all'obiezione di coscienza*.
Il crocifisso è restato al suo posto.
foto La Repubblica
E ormai, dalle 12,30 del 1° novembre 2003*, sulla piazza di Ofena, ne troneggia un altro, di tre metri d'altezza, montato in due ore* sul suo basamento, dai confratelli della Madonna del Rosario di San Giorgio La Molara (Bn)
Nel corso della cerimonia Anna Rita Coletti, sindaco di Ofena (diventata in questa occasione membro onorario della Confraternita), parlando della croce ha dichiarato: 
Questa rimarrà in ricordo dell'intolleranza di un individuo che pensava di fare rimuovere il crocifisso dalle pareti di una scuola e non vi è riuscito.*

Poco lontano in una via d'Ofena, una lapide ricorda la memoria di Giordano Bruno e Francisco Ferrer che sacrificarono la loro vita per la libertà di pensiero, vittime entrambi del rogo e del piombo clericale. (Ma questo fortunatamente nessuno lo aveva detto ai membri della Confraternita e forse il sindaco l'aveva dimenticato.)
(* La Repubblica)

mercoledì 16 gennaio 2013

Elio Vittorini: Conversazione in Sicilia

Silvestro Ferrauto, un siciliano emigrato a Milano dove lavora come tipografo, riceve una lettera dal padre Costantino che gli dice di aver lasciato la moglie per andare a vivere con un'altra donna a Venezia. Silvestro decide di tornare in Sicilia in occasione dell'onomastico della madre Concezione.
Comincia così un viaggio in treno attraverso tutta l'Italia, viaggio costellato di incontri con personaggi emblematici.
Nel suo paese natale, Silvestro ritrova la madre con la quale discute a lungo attorno ad un pasto composto da una sola aringa. L'uomo ricorda il mondo felice della sua infanzia ma i suoi ricordi non coincidono con quelli della madre che gli parla di miseria e stenti.
Silvestro incontra altri personaggi, un arrotino, un panniere, un soldato. Lunghe discussioni che si estendono come melopea, fatte di taciti sottintesi, di allusioni e di ripetizioni ossessive. Giunge una lettera che annuncia la morte in guerra del fratello Liborio. Il ritorno del padre, da lui non riconosciuto, induce Silvestro a ripartire verso il nord.
Elio Vittorini pubblicò per la prima volta Conversazione in Sicilia a puntate sulla rivista Letteratura. Un romanzo che è stato letto con chiavi differenti, da testo onirico a parabola antifascista. Lo stile singolare della scrittura non facilita la classificazione. Ed è forse questo il pregio principale del libro, superare i codici, quelli del realismo o dell'ermetismo, del simbolismo e dell'allegoria.
In preda ad astratti furori, Vittorini sente l'angustia della società che lo circonda e che il regime ha creato. Iscritto al Partito Fascista, aveva creduto in un suo preteso carattere rivoluzionario ma già nel 1929 sulla rivista Solaria si era scagliato contro il provincialismo della cultura italiana. Il suo romanzo Il garofano rosso aveva avuto problemi con la censura, la guerra di Spagna aveva portato un colpo fatale alle sue convinzioni di gioventù. (vorrà andare a combattere a fianco dei repubblicani).
Conversazione in Sicilia è l'espressione di questo stato d'animo. Un libro che restarà spesso incompreso anche dopo la caduta del regime, quando il carattere allusivo del testo mal si accorderà con i canoni di un neorealismo pedagogico al servizio del grande partito dei lavoratori e che avrebbe preferito scrittori più ligi alla linea e capaci di educare il popolo. Vittorini si impegnerà a fondo nel dibattito culturale del dopoguerra su questi temi. Considerato uno dei «padri» del Neorealismo non accetterà però mai l'idea dello scrittore come pifferaio della rivoluzione. Per Vittorini la cultura doveva essere ricerca della verità e non predicazione della verità.
Su questa incompatibilità, lo scrittore, che aveva aderito nel 1942 al Partito Comunista, lo lascierà nel 1948, suscitando il celebre sarcarmo di Togliatti:Vittorini se n'è gghiuto e soli ci ha lasciati.

Danièle Huillet et Jean-Marie Straub erano coppia nella vita (erano, perché Danièle Huillet è morta nel 2006) e nel lavoro cinematografico. Talmente inseparabili che spesso per nominarli li si accomuna in un plurale: Gli Straub.
Sono autori di un cinema esigente, originale e senza concessioni. Il montaggio, la contrazione e l'espansione inabituale delle sequenze, la scansione ritmica delle immagini, l'accentuazione del recitativo dei dialoghi, propongono un linguaggio nuovo e avvincente. Si può parlare nel loro caso di quello che Pasolini definiva cinema di poesia.
Non si sono mai piegati alle leggi del mercato, rinunciando magari al successo di botteghino ma mai alla necessità una ricerca artistica che scavi profondamente nel cuore del reale. Ed è per evitare i compromessi e salvaguardare la loro indipendenza creativa che hanno realizzato le loro opere in modo del tutto artigianale: scrivendo, montando, producendo, filmando in piena autosufficienza.
Huillet e Strob si sono profondamente interessati alla letteratura italiana. Hanno tratto ispirazione da testi di Dante, Pavese, Vittorini per realizzare opere vitali e di grande sensibilità.
Sicilia!, tratto da Coversazione in Sicilia di Elio Vittorini è uno dei film ispirati dall'opera dello scrittore, con il quale il dialogo è continuato negli anni successivi (Operai e contadini, Il ritorno del figliol prodigo).
Eccone un estratto:

martedì 8 gennaio 2013

Antonio Gramsci

In occasione del cambiamento d'anno un amico mi ha mandato un pensiero di Antonio Gramsci.

"(...) Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell'animalità per ritrarne nuovo vigore. Nessun travestitismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse." 
A. Gramsci.

martedì 1 gennaio 2013

Il mare d'inverno

Le Petit Jounal era il settimanale francese che aveva ispirato la nostra Domenica del Corriere.
In copertina sempre un disegno a colori che descriveva un avvenimento importante o singolare avvenuto nel mondo.
Le Petit Jounal è anche il nome di un bar nel quale siamo entrati per riscaldarci un po'.
Gli infissi in legno sono lucidi e l'ottone del bel tavolo centrale brilla. Una parete è tappezzata con pagine di vecchi giornali ormai ingialliti, inglesi e italiani. Il Resto del Carlino annuncia la guerra con caratteri cubitali. C'è anche una prima pagina del Petit Journal del 1911: si vede una pattuglia di soldati cinesi che ferma un gruppo di profughi. La didascalia dice che scappano dalla Manciuria colpita dalla peste. Un militare con una lunga treccia che sbuca dal casco, blocca con un gesto imperioso il carro dei profughi. A fianco appare uno scorcio della Grande Muraglia.
Il bar è quasi vuoto ma dalla sala ristorante a fianco si sentono voci e risa. Il padrone discute con due amici e brinda con un bicchiere di birra. Ad un tavolinetto rotondo una coppia con un bambino mangia chiacchierando.
La giornata è ventosa e gli scrosci di pioggia sono frequenti. Nella stada qualcuno prova ad aprire l'ombrello ma il vento è troppo forte.
Le Petit Jounal è uno dei rari locali aperti. È il 25 dicembre, i negozi sono chiusi e anche i bar e i ristoranti hanno preferito abbassare le serrande.
Sul lungomare parecchia gente passeggia, imbaccuccata in sciarpe e maglioni. Molti si avventurano sul molo, fino al faro. Poco lontano è attraccata una nave, pronta a partire per l'Inghilterra. A qualche chilometro da lì parte il tunnel che attraversa il canale della Manica ma i traghetti continuano a funzionare, anche perché sono meno cari.
Il cielo è grigio ed anche il mare ha un colore metallico, di una tonalità un po' più calda: la foga delle onde rimescola la sabbia che ingiallisce l'acqua.
È da poco passato mezzogiorno ma il sole è basso. A tratti, da dietro i palazzoni che fanno barriera, qualche raggio perentorio si infila tra il mare e la spessa coltre di nuvole scure. Il faro è illuminato come davanti ad uno sfondo teatrale. Qualche raffica più violenta solleva la sabbia che colpisce come spilli.
Su un grande parcheggio una friterie, vera istituzione da queste parti, propone cartocci di patatine e salsicciotti.
Sull'immensa spiaggia due ragazzi fanno volare un cervo volante mentre un cane corre abbaiando inseguendo i gabbiani che, quando si avvicina troppo, spiccano il volo e, senza muovere le ali, si lasciano portare dalle raffiche. 
Un uomo con una giacca a vento gialla passa velocemente maneggiando due bastoncini simili a quelli da sci. Dopo qualche minuto non è che un punto colorato nel grigio tra sabbia e cielo, poi scompare.
Bray Dunes è la spiaggia più settentrionale di Francia. Le insegne sono anche in fiammingo e augurano il benvenuto ai belgi che, dal loro paese, scendono verso sud. Qui c'era la dogana ormai abbandonata. 
Le palazzine e le villette sul lungomare sono quasi tutte chiuse, solo qui e là una decorazione natalizia illumina la finestra. A qualche metro prima della frontiera Le Palais du Picon (un liquore amarognolo per «correggere» la birra) è aperto ma quasi vuoto. Un vecchio signore si muove lentamente dietro il bancone. 
Benvenuti in Francia
Di fronte, un'altra friterie aspetta fiduciosa i clienti natalizi. Una coppia di cavalieri si ferma davanti al chiosco e ordina panini con salsiccie. Il proprietario ci consiglia di aspettare il cartoccio di patatine nel bar vicino dove ce lo porterà: Je ne suis pas dépassé par les événements ci assicura.
Nel Palais du Picon una radio trasmette musica leggera e pubblicità. Un gruppo di persone, reduci da un'escursione a piedi, entra nel locale e ordina da bere.
Sono le cinque ed è ormai quasi notte. È ora di rientrare.