Ecco
un appunto inattuale, una passeggiata estiva raccontata nel febbraio
gelato.
Mese
d'agosto. Un'atmosfera prealpina in questo angolo del massiccio del
Gran Sasso.
Le alte cime chiudono, possenti, il panorama al di là
della conca di Campo Imperatore ma qui le creste sono più
arrotondate, solo il monte Meta ripropone una, pur modesta, piramide
rocciosa.
I prati sono di un bel verde e la pineta copre, con un tono
più cupo la china del colle.
Vicino,
più vasta, la faggeta brilla di mille sfumature e si distende verso
la valle sottostante.
Un
vento tiepido, venuto dal mare risale le colline del versante
pescarese, facendo cantare gli alberi. La luce dell'estate penetra a
tratti i fitti rami con chiazze di giallo tra le più vaste ombre.
Lo
spesso strato di foglie che macera nel sottobosco spande un odore di
humus, mentre al sole, le fioriture attirano sciami di insetti.
Questo
scorcio di montagna appare meno rude e severo accanto al massiccio
roccioso e della piana sterminata che si distende verso ovest.
Angoli
gradevoli e attraenti catturano lo sguardo e invitano ad una pausa;
quando il vento si ferma il cicalare degli uccelli riempie il
silenzio.