Probabilmente se ancor oggi si ricorda Jacopone è per lo Stabat Mater, che ha ispirato decine musicisti. Ricordiamone solo alcuni: Vivaldi, Pergolesi, Scarlatti ma anche Boccherini, Verdi Haydn, Schubert et tanti altri.
Eppure
Jacopone non
fu l'autore di una sola opera. Le
sue numerosissime Laudi
(anche se le attribuzioni non sono sempre certe) ne fanno uno dei
poeti più prolifici del medioevo.
Frate
francescano, egli si batté fino alla morte per restare fedele a
quello che considerava l'insegnamento originale di Francesco
d'Assisi. Nella controversa tra spirituali e
conventuali si schierò
decisamente con i primi, scagliandosi contro la “corruzione”
della Chiesa.
Per un momento l'ascesa al trono pontificio di
Celestino V confortò le posizioni dei fraticelli
spirituali ma, come sappiamo, fu
una situazione effimera, il
pontificato di Pietro da Morrone non durò.
Bonifacio VIII rimise in causa le decisioni celestiniane e “debellò”
rapidamente i refrattari. Jacopone fu scomunicato e imprigionato.
Sarà liberato solo dal
successore di Bonifacio, Benedetto XI e morirà dopo tre anni nel
convento di Collazone, non lontano dalla sua città natale.
«Donna
de Paradiso,
lo
tuo figliolo è presoIesù Cristo beato.
Accurre,
donna e vide
che
la gente l’allide;credo che lo s’occide,
tanto l’ò flagellato».
«Come
essere porria,
che
non fece follia,Cristo, la spene mia,
om l’avesse pigliato?».
È così che inizia Donna de Paradiso, una delle laudi più belle di Jacopone. In un confronto serrato ai piedi della croce, i personaggi del dramma si interpellano e si rispondono. Al centro è Maria, incredula dell'accaduto che esprime un umanissimo dolore di fronte al figlio morente.
La tomba di Jacopone è nella chiesa di San Fortunato nel centro storico di Todi.
Ma a parte questa reliquia la figura del beato francescano non è molto presente.
Visitiamo
la città in una giornata grigia e a tratti piovosa.
Sulla Piazza del
popolo Garibaldi, che qui si rifugiò dopo la sconfitta della
Repubblica Romana, continua a scrutare l'orizzonte.
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