Paese
antichissimo, il cui nome ricorda la presenza longobarda nella
regione, Fara San Martino sembra aggrappata alle pendici della
Montagna Madre, imponente e grandiosa.
Fara San Martino in un'incisione di M.C. Esher |
Un'opera
del celebre artista olandese M.C. Esher famoso per le incisioni che
giocano con la logica della prospettiva, e che venne da queste parti
nel 1929, rappresenta il borgo di Fara con la sua montagna.
Il
paese è oggi conosciuto in tutto il mondo per i suoi pastifici. Ma
il luogo merita una visita soprattutto per l'ambiente naturale,
davvero affascinante. E qui infatti che apre il più lungo vallone
della Maiella, quello di Santo Spirito che, con un dislivello di
circa 2300 metri, si sviluppa fino alla cima del Monte Amaro.
La Maiella |
Il
primo tratto, le cosiddette Gole di San Martino, è sicuramente il
più sorprendente; le pareti di roccia sono vicinissime tanto che il
sole non riesce ad arrivare in basso.
Passata
questa porta il paesaggio si allarga ma le pareti verticali si
succedono ancora.
Il borgo di Fara al di là delle falesie |
Dice
una leggenda che fu lo stesso San Martino, ad aprire, a gomitate,
questo varco, per permettere agli abitanti del luogo il passaggio
verso i pascoli e le sorgenti d'acqua sul monte. Le cavità nella
roccia furono proprio causate dai gomiti del benefattore.
Un'altra
leggenda, ancora più antica, racconta che la montagna si separò al
momento della morte di Cristo sulla croce.
Superata
questa “porta” si arriva rapidamente ai resti della la chiesa e
del monastero situati sotto la falesia all'interno del vallone e
riportati alla luce solo da qualche anno.
Il
monastero risale all'XI secolo ma la presenza dei monaci, forse
provenienti dall'abbazia di Montecassino è ancora più antica. Dopo
il declino dell'ordine benedettino che lo aveva costruito e fatto
vivere, il sito fu abbandonato. Sepolto dai detriti alluvionali, è
stato riportato alla luce, una prima volta, alla fine del XIX secolo.
Di nuovo sepolto dalla ghiaia, furono i recentissimi scavi,
cominciati nel 2005 e conclusisi nel 2009 a liberare le mura
dell'antica abbazia.
Purtroppo una bruttissima strada sterrata,
utilizzata in passato per estrarre ghiaia per il porto di Ortona e
poi per liberare il monastero, ha un po' sfigurato il luogo che però
conserva un fascino innegabile.
Ma
sicuramente il monastero di Fara non fu che il più importante tra
gli eremi che costellavano un tempo queste montagne. Qui, come sulle
pendici occidentali e su quelle del Morrone, le numerose grotte,
naturali o scavate dall'uomo, non servivano solo da riparo ai pastori
ma accoglievano decine di anacoreti ritiratisi dal mondo.
In
questo spazio protetto sembra effettivamente di essere fuori dal
mondo degli uomini. Non ci sono ampi panorami ma scorci molto
suggestivi e diversi ad ogni svolta. Organizzata in riserva naturale
all'interno del parco nazionale della Maiella, la zona ha una flora e
una fauna molto varie.
Con un po' di fortuna si potrà magari scorgere un falco pellegrino e, con molta, un'aquila reale.
Une région splendide !!! Combien je regrette mes pauvres connaissances en Italien pour le dire ! Je suis très heureuse d'avoir découvert ce blog !
RispondiEliminaMerci pour ta visite et pour ton commentaire Emma !
EliminaC'est peut-être l'occasion pour se mettre à l'Italien...
Bellissima escursione, ho salito la Majella passando x i tre portoni e dormendo sulla vetta nel rifugio geodedico in metallo. Durante la lunga camminata non ho incontrato nessuna persona...e' stata un'esperienza quasi mistica!!
RispondiEliminaBuona vita
Grazie del commento Roberto.
RispondiEliminaUn'antica leggenda racconta la storia di Maja, una delle Pleiadi che dopo aver pianto inconsolabile la morte del figlio cominciò a vagare sui monti d'Abruzzo. Alla sua morte, fu seppellita sulla montagna che da quel giorno prese il suo nome.