San
Domenico, apprestandosi a partire per fondare altri cenobi, donò,
cavandoselo, un dente molare, raccomandando di ben custodirlo per
guarire dalla rabbia, dal veleno di qualsiasi animale e dal dolore di
denti.
Così,
in uno scritto dell'inizio degli inizi del Novecento, racconta la
scena Giuseppe Celidonio, sacerdote originario di Scanno appassionato
di storia locale.
In
una vecchia stampa vediamo San Domenico con un mulo, pronto alla
partenza. Davanti a lui sono tre serpenti e tre notabili di
Villalago; in secondo piano è il santuario, riconoscibile dalla sua
bifora. I personaggi si trovano dove oggi c'è il lago.
Ancora
oggi, i villalaghesi, ma anche gli abitanti dei dintorni e quelli del
più lontano Molise, venerano di un culto particolare la figura e le
reliquie di San Domenico soprattutto il 22 agosto quando scendono in
processione dal paese fino all'eremo.
È
risalendo la valle del Sagittario, all'uscita dalle gole, un paio di
chilometri prima di Villalago che si incontra il lago di San
Domenico. Fu nel 1929, per permettere l'elettrificazione della linea
ferroviaria Sulmona Pescara, che le Ferrovie dello Stato realizzarono
qui uno sbarramento e una condotta forzata capace di produrre, più a
valle, l'energia elettrica necessaria.
Il
lago ha evidentemente trasformato la geografia del luogo, rendendolo
probabilmente ancora più ameno e gradevole.Il nome del lago è un omaggio a Domenico, abate benedettino che, secondo la tradizione, attorno all'anno Mille, si sarebbe ritirato qui in preghiera in una grotta.
Nel
Cinquecento si costruì probabilmente la prima chiesetta adiacente a
quello che era stato il ricovero dell'eremita, il primo edificio fu
poi rimaneggiato nei secoli successivi.
Con
la costruzione della diga, l'edificio si è ritrovato sulla riva del
lago.
Dietro
la chiesetta, una scala scavata nella pietra porta alla grotta.
A sinistra quello che assomiglia ad una tomba è il giaciglio che, secondo la tradizione, era usato da Domenico per riposarsi.
Vicino
al santuario gli abitanti dei dintorni vengono per la scampagnata.
A sinistra quello che assomiglia ad una tomba è il giaciglio che, secondo la tradizione, era usato da Domenico per riposarsi.
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