Nel territorio di Montalcino è l'abbazia di Sant'Antimo. Sorge nella valletta in cui scorre lo Starcia, un torrentello che poco più lontano raggiunge l'Orcia.
È
un luogo veramente suggestivo e piacevole. Alberi di differenti
essenze: cipressi, ulivi, quercie, arbusti e fiori animano il
paesaggio e fanno da corona all'antico edificio.
Su uno dei colli circostanti il paesino di Castelnuovo dell'Abate sorveglia i dintorni.
Su uno dei colli circostanti il paesino di Castelnuovo dell'Abate sorveglia i dintorni.
La
fondazione del monastero è attribuita a Carlo Magno, nell'anno
ottocento. Probabilmente si tratta di una leggenda ma non troppo
lontana dalla verità: un diploma dell'813 dell'imperatore Ludovico
il Pio si stipulano nuovi privilegi per il monastero.
Di quel tempo restano, ancora oggi visibili, le vestigia del primo edificio religioso, la cosiddetta Cappella Carolingia, a fianco dell'attuale chiesa.
Di quel tempo restano, ancora oggi visibili, le vestigia del primo edificio religioso, la cosiddetta Cappella Carolingia, a fianco dell'attuale chiesa.
E
sembra che già i longobardi, nell'ottavo secolo, avessero fatto
edificare sul luogo del martirio di sant'Antimo di Arezzo, un
monastero benedettino.
È
però nel XII secolo che si costruisce la nuova chiesa, quella che
ancora oggi possiamo ammirare.
L'abate
di Sant'Antimo controllava e gestiva un cospicuo territorio che
comprendeva anche la città di Montalcino.
Fu quello l'apogeo per i monaci dell'abbazia, periodo di ricchezza e di abbondanza che durò un secolo. In seguito le ambizioni di Siena che voleva espandersi verso sud e le direttive papali causarono il rapido declino del cenacolo.
Sarà Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II, fondatore di Pienza, a sopprimere l'abbazia nel XV secolo. I lunghi secoli di abbandono (il sito sarà anche usato nel XIX secolo come stalla) saranno interrotti solo negli anni 1980 quando una nuova comunità di monaci ha rioccupato il luogo.
Fu quello l'apogeo per i monaci dell'abbazia, periodo di ricchezza e di abbondanza che durò un secolo. In seguito le ambizioni di Siena che voleva espandersi verso sud e le direttive papali causarono il rapido declino del cenacolo.
Sarà Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II, fondatore di Pienza, a sopprimere l'abbazia nel XV secolo. I lunghi secoli di abbandono (il sito sarà anche usato nel XIX secolo come stalla) saranno interrotti solo negli anni 1980 quando una nuova comunità di monaci ha rioccupato il luogo.
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