Castel del Monte salendo verso Capo di Serre |
Monte Bolza e la statale 17 dal monte Capo di Serre. Il Corno Grande spunta dalle nuvole |
Questa camminata volterà però le spalle al grande altopiano e avrà come meta una delle ultime montagne della catena del Gran Sasso, quando il massiccio si addolcisce e si abbassa, prima di scendere bruscamente a morire nelle gole di Popoli.
Una passeggiata facile ma lunga, da Castel del Monte al monte Cappucciata (1802 metri).
Dalle pendici del monte Capo di Serre verso il Vado di Sole. Al centro è il pianoro del Pacino, in fondo si intravede il mare Adriatico |
Metto piede sulla strada asfaltata quando questa, ad una curva, piega verso nord ma l'abbandono subito e riprendo la salita che a poco a poco si allontana dalla statale per dirigersi verso est. Sulla destra è una pineta di rimboschimento. Il sentiero sfiora gli alberi, poi comincia a scendere, dall'altro lato, verso il pianoro del Pacino a circa 1500 metri di quota.
Il monte Meta dalla Vallestrina |
Dopo qualche chilometro di tenue salita, tra abeti e prati, arrivato quasi sul punto più elevato della valle, abbandono il sentiero principale, che continua verso il Voltigno, e scendo rapidamente per qualche centinaio di metri per raggiunge la sterrata che sale da Villa Santa Lucia. Sul prato, affacciata verso la valle, si trova un'edicola con una madonnina.
In fondo al prato la madonnina di Villa Santa Lucia |
Dalle pendici del monte Cappucciata, guardando verso il Bolza |
La vista spazia in tutte le direzioni, abbracciando l'intera regione, dal Gran Sasso alla Maiella, dal Sirente al mare.
La discesa si farà più ad est. Attraversando la bella faggeta che circonda tutto il piano del Voltigno. Sulla destra è la valle del Nora con, più in basso, la sorgente del torrente e il paese di Carpineto che restano però nascosti alla vista. Dopo un lungo percorso in discesa nel bosco si sbuca improvvisamente sui prati del Voltigno.
Dal monte Cappucciata: a sinistra si intravede Castel del Monte; dietro sono monte Prena e, tra le nuvole, il Corno Grande; al centro il bosco copre le Riparate e scende a destra sul Voltigno |
Qualche decina di metri prima del vado però devio a sinistra, per un sentiero che rientra nel bosco. Si continua in questa direzione tra faggi e belle radure verso Valle Caterina (1425 m.).
È nel bosco di questa bella valletta, -una verde radura circondata da una fitta faggeta- che gli abitanti di Castel del Monte venivano a rifornirsi di legna da ardere. Da queste parti, si dice, trovavano rifugio anche i briganti, reduci dalla loro imprese. In effetti, a partire dal 1861, dopo l'arrivo dei piemontesi e la fine del regno delle due Sicilie si formarono bande che agivano partendo da questi boschi, attaccando i paesi o i viaggiatori che per varie vie e fino a Forca di Penne passavano da un versante all'altro delle montagne.
La piana del Voltigno |
In realtà la causa principale del ritorno dei briganti è da cercare nel malcontento contro il nuovo Stato che non solo non manteneva le promesse dell'epopea garibaldina ma continuava a difendere le classi privilegiate e a lasciare il popolo nella miseria. I soldati dell'esercito borbonico ormai abbandonati a se stessi e senza soldo vennero a rinforzare le bande di ribelli.
Valle Caterina |
Uscendo dal Malepasso: monte Camicia e monte Prena |
Sta di fatto che avventurarsi nella zona fu per qualche tempo azzardato e forse il toponimo di Malepasso, (1510 m.) che incontro più avanti sulla via, ne è un ricordo, visto che per il resto il passaggio è agevolissimo, senza alcuna difficoltà. Ma a questo punto esco dal bosco e ritrovo, di fronte, le montagne della catena orientale del Gran Sasso. Il sentiero scende per ritrovare il pianoro del Pacino che attraverso risalendo poi verso Capo di Serre. Sono sulla via percorsa già all'andata. È ormai il tardo pomeriggio quando affronto la discesa verso Castel del Monte. Sette ore di cammino non sono poche... ma forse è l'età.
Sulla via del ritorno: Castel del Monte e la Rocca di Calascio |
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