Al sole bruciano i colli.
La ginestra si piega
Agitata dal vento,
Agitata dal vento,
Dissemina il giallo del fiore
Resiste
Per ora, nell'ultima estate.
Retta dallo scirocco,
Nel volo immobile,
Si allontana, poi piomba nel vallone
E scompare.
Un'altra si posa,
Un'altra si posa,
Sulla macerina.
Dal calcare che i licheni fanno di ruggine.
Mani antiche
Hanno accatastato quelle pietre
Liberando poveri pascoli
E campi di miseria.
Rimasto uguale
Oggi, come quando Bruto Sceva
E i Vestini si battevano in questi campi polverosi.
Come quando greggi transumanti
E scarponi chiodati
Ne calpestavano la terra.
E ha lasciato un'impronta scura.
Brillano di verde
Come sopravvissuti ora pacati
Dopo la paura
Le ombre si dilatano e scavano le valli.
Con il sole che declina, cala il vento
Un momento di silenzio
E l'odore del modesto timo
Abbandonato
Duro e ostile nei lunghi inverni
Scarno ma vivo
Nella sera d'estate.
Nessun commento:
Posta un commento