La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



giovedì 27 agosto 2015

Bominaco

Sorprendentemente, Bominaco è un paese poco conosciuto nei circuiti turistici abruzzesi. Sarebbe però veramente un peccato, per chi si trovasse nella regione, non visitare questo sito magnifico e affascinante.

Sull'altopiano di Navelli, tra L'Aquila e Popoli, il borgo si trova un po' in disparte e nascosto. Bisogna lasciare la strada principale che attraversa il piano e dirigersi verso la valle dell'Aterno. Superato il paese di Caporciano si arriva rapidamente alla frazione di Bominaco.
Su una cresta rocciosa appaiono i resti del castello con le sue mura e la torre cilindrica.
Bella è la veduta circostante con in lontananza a fare corona le vette del Gran Sasso, della Maiella, del Sirente e del Velino.
La catena del Gran Sasso e il borgo di San Pio delle Camere
In estate, il breve sentiero che porta ai ruderi profuma di timo selvatico e si colora di ginestre in fiore.


Le mura del castello
Ma non sono solo il castello e il borgo di Bominaco a spingere fin qui il viaggiatore.
Le chiese viste dal castello

Più vicino al paese due chiese benedettine ricordano la presenza di un monastero di origini antichissime.
La chiesa abbaziale

La tradizione parla della presenza di un missionario, San Pellegrino, venuto dalla Siria e martirizzato in Abruzzo nel IV secolo. Gli abitanti lo seppellirono nel loro cimitero e più tardi eressero un monumento. Una scritta incisa sul fianco dell'altare della chiesa abbaziale lo afferma in maniera quasi perentoria: CREDITE QUOD HIC EST CORPUS BEATI PELLEGRINI (Credetelo! Qui è il corpo del beato Pellegrino).
La pietra con la scritta che indicherebbe la sepoltura di San Pellegrino. Secondo la tradizione, mettendo l'orecchio sul foro si sentirebbe il battito del cuore del santo. Abbiamo provato...

La fama di San Pellegrino si diffuse in tutta la regione e, verso la fine dell'VIII secolo, fu costruita, sul luogo della sepoltura, una prima chiesa.
La facciata posteriore dell'oratorio con l'ingresso riservato ai monaci

Il pronao dell'oratorio è più recente
Alla fine dello stesso secolo, Carlo Magno, venuto in Abruzzo per altre vicende, favorì la costruzione dell'Oratorio, dotò la chiesa di terre e poi l'assegnò alla potente abbazia benedettina di Farfa, in Sabina che inviò sul sito di Bominaco un gruppo di monaci. Cominciò così la secolare storia dell'abbazia abruzzese, avamposto di quella di Farfa fino all'inizio dell'XI secolo, poi indipendente.
Fu il conte Oderisio, nel 1001, ad arricchire l'abbazia con donazioni di terre, boschi, vigne, pascoli e interi paesi.
Tra il XII e il XIII secolo l'abbazia di Bominaco conobbe un periodo di prosperità. Fu completata la costruzione della chiesa abbaziale e si costruì anche il castello difensivo sul colle vicino. Doveva permettere ai monaci di trovare un rifugio in caso di pericolo e di proteggere i beni da eventuali saccheggi.
L'interno dell'oratorio


Nel 1263 cominciarono i lavori di decorazione nella chiesa più piccola, il cosiddetto Oratorio di San Pellegrino. Il piccolo edificio, assai modesto nella sua apparenza esteriore, fu coperto all'interno da affreschi di grande fascino.
L'adorazione dei magi

In anticipo di qualche decennio rispetto alla “rivoluzione culturale” che Giotto compirà ad Assisi per esaltare il nuovo ordine mendicante francescano che si sviluppava e si diffondeva, i benedettini di Bominaco allargarono gli spazi della raffigurazione pittorica, superando con decisione i limiti dell'arte bizantina, introducendo nelle rappresentazioni una sensibilità naturalista ma anche un'iconografia nuove e originali.
La lavanda dei piedi
La tentazione del serpente

Gli studiosi deducono dalla stretta simmetria tra soluzioni pittoriche e etica dell'ordine che siano gli stessi monaci ad aver realizzato i cicli di affreschi.
La sepoltura del Cristo
Più precisamente si pensa che siano tre i “Maestri”, restati però anonimi, ad aver lavorato nell'oratorio: il Maestro dell'infanzia, il Maestro della passione e il Maestro miniaturista. Quest'ultimo è l'autore del calendario bominacense, forse l'immagine più celebre dell'Oratorio.
I primi tre mesi del calendario

Dipinto per l'uso liturgico della comunità il calendario è uno dei più antichi di questo tipo ancora esistenti in assoluto. Ad ogni mese corrispondono, su due quadri, un'immagine rappresentativa, il segno dello zodiaco e le date essenziali dell'anno ecclesiale e di quello benedettino.
Il bacio di Giuda

La fagellazione
Vicino all'Oratorio di San Pellegrino è, più grande, la chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta. Essa è tornata a nuova vita dopo il restauro che, negli anni Trenta, ha eliminato le decorazioni barocche del Settecento e riportato alla luce l'antica struttura.
Il pulpito della chiesa abbaziale
Purtroppo gli affreschi sottostanti erano stati ormai quasi completamente distrutti.
Particolare del pulpito
Restano le belle sculture: il pulpito datato al 1180, con i suoi ornamenti e le originali scene di caccia, la cattedra, la colonna candelabro destinata ad accogliere il cero pasquale, le belle colonne decorate.
La colonna con il cero pasquale e l'ambone (ricostruito a partire da frammenti)
Ma è tutto l'ambiente a suscitare un senso di armonia e di eleganza.
Le finestre monofore decorate dell'abside della chiesa abbaziale

Le chiese di Bominaco furono forse uno delle ultime espressioni della cultura benedettina in Abruzzo. Di lì a poco comincerà il lento declino dell'Ordine e, alla fine del XV secolo, anche i monaci del luogo abbandoneranno il monastero il cui abate sarà ormai nominato da signorotti locali che ne avevano ottenuto il privilegio dalla gerarchia ecclesiastica.
Sul lato della cattedra l'abate regge il bastone pastorale simbolo della sua indipendenza dal vescovo di Valva

Finisce così la storia del monastero benedettino di Bominaco di cui restano però queste splendide testimonianze.