La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



martedì 20 giugno 2017

Il pastore (Jacques Lacarrière, "Strada facendo")

Misterioso popolo dei pastori, coinvolto in tutti i grandi avvenimenti della Terra e degli uomini. Egli mostra quello che è grande nel senso profondo dell'universo, esercita l'incarico illustre che dalla notte dei tempi gli fu impartito: quello di guidare, di aprire in lontananza il cammino all'umana avventura. La sua verga è ciò che è stato creato di più puro, tra gli utensili e i simboli. Il grande bastone pastorale ha pacificato l'Uomo. In mano ai pastori ha mostrato le vie, aperto continenti. Mai non fu cruento. Un ordine di chiarezza universale è inciso in esso. La sua venuta al mondo fu una venuta redentrice poiché istituì il primo mestiere in cui si manifestò la nobiltà di una professione nell'oscura coscienza dei primati che fummo, al tempo in cui ci si batteva a colpi d'artigli e a sassate e forse ha anche istituito il regno della preghiera e dell'amore.

domenica 18 giugno 2017

Normandia, la "Svizzera normanna"

Pareti rocciose e valli ombrose, torrenti e colline boscose; tra i dipartimenti del Calvados e dell'Orne, la Normandia dispiega il suo angolo più verde e probabilmente più suggestivo. Siamo nella Suisse normande, la Svizzera normanna. Certo siamo lontani dalle montagne elvetiche – qui l'altezza massima è quella del monte Pinçon che “culmina” a 362 metri – ma prati e boschi, falesie di calcare e corsi d'acqua, hanno creato spazi naturali sorprendenti.
Anche se il remembrement, la ricomposizione fondiaria, tende a uniformizzare il territorio, restano zone nelle quali i prati e i campi, di forme e grandezze irregolari sono spesso delimitati da siepi, boschetti di arbusti o muretti a secco nel paesaggio, tipico anche di alcune regioni dell'Inghilterra, detto bocage.
Vicino al paese di Thury-Harcourt, il fiume Orne, trovando nel suo scorrere una barriera rocciosa, forma un meandro di circa sei chilometri. L'omega che ne risulta ha ispirato il nome del nuovo comune (nato dall'associazione di cinque paesini) che, dal gennaio 2016 si chiama Le Hom.
Un bel sentiero, mai monotono, permette di fare il giro dell'Ω scoprendo scorci e ampi prati, cavalli al pascolo in moderni allevamenti, antiche fattorie, cappelle e chiesette.
Seguendo poi la strada delle creste scopriamo paesaggi che si aprono su spazi più ampi, altri paesini quasi sempre vicini a un corso d'acqua.
Ci fermiamo a Pont-d'Ouilly. Sulle rive del fiume che attraversa il paese c'è una certa animazione; c'è chi passeggia, chi prende il sole, chi scende in kajak o in canoa. Una bambina attraversa l'Orne appesa ad una teleferica.


















mercoledì 14 giugno 2017

Normandia, il Perugino a Caen


Caen ci accoglie in una bella giornata di sole con i suoi larghi spazi e i suoi corsi rettilinei.
Durante la battaglia di Normandia, nel 1944, la città si trovò sulla linea di fronte e subì molti danni.
La ricostruzione fu fatta con una certa coerenza e utilizzando una pietra estratta nella regione la pierre de Caen, la stessa che era servita alla costruzione degli edifici cittadini fin dall'XI secolo. Anche per questo l'insieme non stona anzi mostra una certa armonia.

Una parte del complesso dell'”Abbazia degli uomini” è oggi sede del comune. L'edificio si trova ad ovest del centro cittadino mentre ad est è l'Abbaye aux dames, istituto religioso destinato alle donne e oggi sede del Consiglio regionale.
Le due abbazie furono fatte costruire da Guglielmo, duca di Normandia per evitare la scomunica papale (minacciata, sembra, a causa di un legame di consanguinità tra il duca e la sua sposa Matilde di Fiandra). Nelle due chiese abbaziali si trovano le tombe di Matilde e di Guglielmo.

Caen è una delle più antiche sedi universitarie di Francia. Centro culturale importante che ancora oggi accoglie un numero considerevole di librerie indipendenti.

Molta animazione nei quartieri del centro; in rue Saint Pierre i commercianti hanno esposto i loro prodotti sulla strada.

Nel centro cittadino, su una leggera elevazione, è anche il castello ducale, anch'esso fondato da Guglielmo il conquistatore nell'XI secolo.
Dopo essere stato modificato e ristrutturatone nel corso dei secoli – fu per qualche tempo anche caserma e poi prigione – il castello cadde in rovina e oggi restano solo le imponenti mura e il torrione.
Nello spazio interno alla cinta muraria è stato costruito il museo di Normandia.
Esposta in un negozio vediamo la riproduzione di un celebre dipinto del Perugino: Lo sposalizio della Vergine. Scopriamo così che il famoso dipinto è esposto nel museo vicino. Fu Napoleone a confiscare la pala d'altare e a donarla ad un suo zio cardinale. Dopo essere stato venduto ad un libraio di Caen, il dipinto fu ceduto da quest'ultimo al museo cittadino. E qui restò malgrado i tentativi del comune di Perugia di riaverlo.

È un'opera veramente magnifica, intrisa nella sua composizione di razionalismo rinascimentale. Un edificio ideale a pianta ottogonale (rappresenta il tempio di Gerusalemme) si trova al vertice di una breve scalinata.
A destra e a sinistra è uno spazio naturale con colline e alberi che aggiungono profondità alla prospettiva. Gruppetti di personaggi discutono in pose animate.
In primo piano, a destra e a sinistra dal sacerdote sono Giuseppe e Maria, con il loro seguito. Belli e luminosi sono i colori degli abiti e vivo è il drappeggio. La composizione rispetta quasi scrupolosamente la simmetria dello spazio, sottolineata poi dal disegno del pavimento.
Il dipinto, realizzato nel 1501 per una cappella del duomo di Perugia ispirò anche Raffaello che, nel 1504 ne realizzò uno, sullo stesso tema che, con le evidenti differenze, è praticamente una variazione interpretativa di quello del Perugino.



mercoledì 7 giugno 2017

Normandia, Bayeux e il suo arazzo


Se la mia salute fosse migliorata e se i miei genitori mi avessero permesso, se non di andare a soggiornare a Balbec, almeno di prendere una volta, per fare conoscenza con l'architettura e i paesaggi di Normandia o di Bretagna, il treno dell'una e venti sul quale ero salito tante volte con la
mia immaginazione, avrei voluto fermarmi nelle città più belle; ma per quanto le paragonassi, come scegliere più che tra esseri individuali, che non sono intercambiabili, tra Bayeux così alta nel suo nobile merletto rossastro e il cui culmine era illuminato dall'oro antico della sua ultima sillaba...
Marcel Proust Dalla parte di Swann
Bayeux è una delle poche cittadine del dipartimento del Calvados ad essere stata risparmiata dai bombardamenti alleati durante lo sbarco del 1944.
L'operazione Overlord, il nome in codice della battaglia di Normandia, la liberò rapidamente dall'occupazione tedesca e, probabilmente proprio per questo, la città restò intatta e poté conservare i suoi quartieri medievali e i suoi monumenti.

A meno di dieci chilometri dalla costa, la città è stata nel passato un centro importante; fondata nel I secolo a.C., in epoca gallo romana, fu sede episcopale fin dal IV secolo e ancora oggi la sua imponente cattedrale testimonia dell'importanza del sito.
Bayeux perse il suo ruolo centrale nel XI secolo, quando Guglielmo il conquistatore decise di trasferire la capitale del suo ducato a Caen ma fu proprio a quest'epoca che si costruì la nuova cattedrale, consacrata infatti nel 1077.

Oggi Bayeux è una delle più belle cittadine di Normandia. La pietra domina nelle costruzioni del centro storico mentre rare sono le case a graticcio, più numerose in altri centri della regione.

Bayeux atttrae i turisti soprattutto per L'arazzo della regina Matilde, una lunga tela di una settantina di metri che racconta le tappe dell'epopea che portò i normanni alla conquista dell'Inghilterra. In realtà non si tratta di un arazzo ma piuttosto di un tessuto ricamato a tamburello e, per essere ancora più puntigliosi, molto probabilmente non fu la regina Matilde, moglie di Guglielmo a far realizzare l'opera.

L'arazzo veniva esposto nella navata centrale della cattedrale, da una colonna all'altra, in modo da fare il giro completo della chiesa.
Vero e proprio manifesto di propaganda, mette il risalto l'eroismo dell'esercito normanno e soprattutto quello del suo condottiero.

lunedì 5 giugno 2017

Normandia, Calvados

Ancora in Normandia, questa volta nel Calvados.

Terra ricca di Storia. I Vichinghi (gli uomini del nord che dettero il nome alla regione) arrivarono qui per la prima volta nell'841 e risalirono la Senna con i loro drakkar.

Da qui ripartirono i loro eredi, guidati da Guglielmo il bastardo, nel 1066 per conquistare l'Inghilterra. Guglelmo divenne re – e poté cambiare l'epiteto in conquistatore – dopo una sorprendente epopea culminata nella battaglia di Hastings.

Da qui partirono Umfredo e il suo fratellastro Roberto il Guiscardo per conquistare il sud dell'Italia.

Normandia, una regione dai molti volti.

Partiamo dalla costa. Si alternano alte scogliere e larghissime spiagge. Le vestigia del Vallo costruito dall'esercito tedesco e i nomi delle spiagge: Utah, Omaha, Sword, Juno e Gold ricordano lo sbarco del 6 giugno 1944 e la cruenta battaglia che seguì.

Ad Arromanches, un paesino di 600 abitanti, i turisti curiosano attorno alle casematte, abbandonate al loro destino tra mare e terra. Un museo -quasi ogni borgo ha il suo- raccoglie i cimeli dell'epoca e i negozi vendono souvenir ai numerosi turisti inglesi.

Una giostra con cavalli di legno diverte i più piccoli e sparge attorno ad essa melodie d'altri tempi.

Nei giardinetti comunali un cannone tedesco attira la curiosità di bambini e adulti che gli girano attorno con aria affascinata leccando un gelato à l'italienne.

Non lontano da Arromanches, seguendo la costa verso ovest, Longues sur mer conserva anch'essa una batteria tedesca, ancora puntata verso il mare.
Più interessante è però la falesia di Marigny, spettacolare dirupo di sessanta metri. Il sole al tramonto accentua i toni caldi delle rocce mentre in basso la spiaggia merita il nome che le è stato dato di Caos.


Pietre di tutte le dimensioni, più o meno levigate dalle onde; contrasti di colore tra il blu dell'acqua, il verde delle alghe, il rosso delle rocce ferrose e il nero dell'ardesia.

Paesaggio in continuo movimento; negli inverni più rudi le mareggiate
si aggrappano alla parete e la pioggia si infiltra staccandone ampie porzioni. Nel 1981 mille metri di roccia, su un'altezza di trenta metri sono precipitati sulla spiaggia sottostante.
Oggi il
Caos e frequentato da pescatori a piedi che raccolgono nei loro secchi i frutti di mare lasciati allo scoperto dalla bassa marea. Ma il luogo non è di facile accesso, bisogna scendere una stretta stradina a tornanti, e resta così poco frequentato.