La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



mercoledì 7 giugno 2017

Normandia, Bayeux e il suo arazzo


Se la mia salute fosse migliorata e se i miei genitori mi avessero permesso, se non di andare a soggiornare a Balbec, almeno di prendere una volta, per fare conoscenza con l'architettura e i paesaggi di Normandia o di Bretagna, il treno dell'una e venti sul quale ero salito tante volte con la
mia immaginazione, avrei voluto fermarmi nelle città più belle; ma per quanto le paragonassi, come scegliere più che tra esseri individuali, che non sono intercambiabili, tra Bayeux così alta nel suo nobile merletto rossastro e il cui culmine era illuminato dall'oro antico della sua ultima sillaba...
Marcel Proust Dalla parte di Swann
Bayeux è una delle poche cittadine del dipartimento del Calvados ad essere stata risparmiata dai bombardamenti alleati durante lo sbarco del 1944.
L'operazione Overlord, il nome in codice della battaglia di Normandia, la liberò rapidamente dall'occupazione tedesca e, probabilmente proprio per questo, la città restò intatta e poté conservare i suoi quartieri medievali e i suoi monumenti.

A meno di dieci chilometri dalla costa, la città è stata nel passato un centro importante; fondata nel I secolo a.C., in epoca gallo romana, fu sede episcopale fin dal IV secolo e ancora oggi la sua imponente cattedrale testimonia dell'importanza del sito.
Bayeux perse il suo ruolo centrale nel XI secolo, quando Guglielmo il conquistatore decise di trasferire la capitale del suo ducato a Caen ma fu proprio a quest'epoca che si costruì la nuova cattedrale, consacrata infatti nel 1077.

Oggi Bayeux è una delle più belle cittadine di Normandia. La pietra domina nelle costruzioni del centro storico mentre rare sono le case a graticcio, più numerose in altri centri della regione.

Bayeux atttrae i turisti soprattutto per L'arazzo della regina Matilde, una lunga tela di una settantina di metri che racconta le tappe dell'epopea che portò i normanni alla conquista dell'Inghilterra. In realtà non si tratta di un arazzo ma piuttosto di un tessuto ricamato a tamburello e, per essere ancora più puntigliosi, molto probabilmente non fu la regina Matilde, moglie di Guglielmo a far realizzare l'opera.

L'arazzo veniva esposto nella navata centrale della cattedrale, da una colonna all'altra, in modo da fare il giro completo della chiesa.
Vero e proprio manifesto di propaganda, mette il risalto l'eroismo dell'esercito normanno e soprattutto quello del suo condottiero.

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