Pèlerin d'Occident, pubblicato in francese dall'editore Transboréal non è ancora stato tradotto in italiano.
giovedì 13 giugno 2013
François-Xavier de Villemagne: Pèlerin d'occident
Ho sentito parlare per la prima volta di François-Xavier de Villemagne
(senza però sapere come si chiamasse) a Castel del Monte. Qualcuno mi aveva raccontato la storia di un francese che viaggiava a piedi e
che si era rotto un braccio poco prima di arrivare in paese. Sulla
piazza aveva chiesto l'indirizzo di un dottore ma era stato
accompagnato dalla farmacista perché ormai in questi paesi il medico
non c'è che qualche giorno per settimana. La sua frattura sembrava
abbastanza grave e, dopo un passaggio all'ospedale di L'Aquila, era
tornato in Francia per farsi curare. Ma François-Xavier de
Villemagne è un ostinato (sembra che questa sia una qualità
intrinseca ai viaggiatori pedestri ) e, pochi giorni dopo, era
tornato in Abruzzo, riprendendo il suo periplo là dove l'aveva
interrotto. Racconta nel suo libro che appena ritrovatosi sulle
strade abruzzesi, un'automobilista gli aveva fatto cenno: era il
dottore che lo aveva curato all'ospedale di L'Aquila, sorpreso di
rivederlo da quelle parti mentre lo credeva in Francia.
François-Xavier
de Villemagne ha un diploma di ingegnere e lavora in banca. Nulla di
meno mistico dei dossier finanziari. Ma il suo lavoro lo ha portato
in giro per il mondo ed è forse da qui che si è sviluppata la sua
passione per i viaggi e per gli incontri.
Villemagne
non fa trekking né sfide sportive. Quando decide di prendere un anno
sabbatico e di partire per Roma ha in mente il Grand Tour. Vuole seguire le tracce di Goethe, di Stendhal e di tutti gli altri
scrittori e poeti che hanno visitato e amato l'Italia. Scoprire i
luoghi di Virgilio, quelli del Decamerone e il paese di Dante (la
Divina Commedia sarà una delle sue letture durante il viaggio),
ammirare le vestigia del passato e i paesaggi immaginati nelle
descrizioni lette sui libri.
Ma
non è solo l'aspetto culturale a guidare i passi del viaggiatore.
Anzi, forse non è il principale.
Se
non ci fosse stata, al termine del viaggio, la sede della Chiesa, la
Santa Sede forse non mi sarei rimesso in cammino. È un
pellegrino dunque. Anche se Villemagne è un po' reticente ad
accettare il termine che, nel suo caso, considera riduttivo.
Piuttosto, dice, è il richiamo di un'Italia sognata, congiunzione
di desideri e di necessità a
metterlo in strada. Ma in definitiva ciò che lo spinge a camminare è
prima di tutto la sua ricerca spirituale e l'esigenza di approfondire
la sua fede cristiana. Non è un caso se il suo precedente viaggio,
anche questo raccontato in un libro: Pèlerin d'Orient, lo
aveva condotto a Gerusalemme. 6400 chilometri in otto mesi, partendo
da Parigi. Quando decide di partire verso l'Italia dunque, la
destinazione è per lui evidente: sarà la tomba dell'apostolo Pietro
a Roma. Ma a Villemagne non basta scegliere la strada più corta.
Vuole uscire dei “sentieri battuti”, in questo caso la classica
via Francigena. Per questo progetta un itinerario molto particolare.
Da
Parigi, attraversa l'est della Francia e poi la Svizzera, non esitando ad una
faticosa deviazione verso il Cervino per ammirarne la maestosa
sagoma. Qui, passando il colle del Teodulo, sempre con ai piedi i
suoi sandali, raggiunge il punto più elevato del suo percorso a 3316
metri. Visita il Sacro monte di Varallo Sesia e ne resta affascinato.
Percorre la penisola restando il più possibile sugli Appennini, poi
lascia la strada che lo avrebbe condotto direttamente a Roma per
proseguire verso la Puglia, fino a Santa Maria di Leuca. È questo un
obiettivo intermedio, quasi un pretesto per arrivare il più lontano
possibile al limite della penisola: è infatti a Santa Maria di Leuca
che, una delle tante tradizioni, situa il luogo in cui sarebbe
sbarcato l'apostolo Pietro diretto a Roma. Da qui Villemagne risale
verso Matera per poi attraversare la Campania, e arrivare a Roma da
sud. Il suo motto è significativo: Scrivere. Viaggiare. Lavorare.
In quest'ordine o in un altro. Poco importa. Mai l'uno senza l'altro.
Blocco di appunti e matita in mano. Restare aggrappati alla terra e
parlare del cielo.
Molti
gli incontri fatti durante il viaggio. Villemagne, da buon
pellegrino, evita il più possibile gli alberghi e gli ostelli. Ad
ogni tappa cerca qualcuno disposto ad ospitarlo, non certo per
parsimonia ma per incontrare nuove persone, condividerne qualche
momento della giornata. Una pratica fatta di begli incontri ma anche
di delusioni, davanti a rifiuti che provengono a volte proprio da
coloro, -frati e suore nei conventi- che avrebbero dovuto essere più
aperti e sensibili all'esperienza del viaggiatore che va verso Roma.
Il
libro di Villemagne è un racconto che appare sincero, non imbellito
e nemmeno edulcorato. Ciò può avere una conseguenza spiacevole:
devo confessare di aver provato un certo imbarazzo quando, nel suo
resoconto, lo scrittore, ospite in una famiglia, non esprime molta
benevolenza verso aspetti che non gli sono piaciuti.
Villemagne
era partito per ritrovare un'Italia sognata e nel suo viaggio il
sogno della letteratura si è intrecciato con la realtà; questo però
il viaggiatore, non certo neofita, lo sapeva già dall'inizio.
L'arrivo a Roma è conclusione ma il ritorno al quotidiano di fa
dolcemente perché la città da scoprire attenua il senso di vuoto
che può sorgere al termine di una simile impresa.
Insomma
-dice François-Xavier de
Villemagne- ciò che mi piace nel viaggio è la promessa.
Al limite, arrivare è ben necessario quando si è partiti. “Essere
arrivati”, è probabilmente il peggio. E se preferisco il viaggio,
è forse perché, sulla terra, le promesse sono raramente mantenute.
Pèlerin d'Occident, pubblicato in francese dall'editore Transboréal non è ancora stato tradotto in italiano.
Pèlerin d'Occident, pubblicato in francese dall'editore Transboréal non è ancora stato tradotto in italiano.
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molto interessante. molto bella anche la tua recensione.
RispondiElimina...la fede mette le ali ai piedi.
Grazie del commento.
RispondiEliminaUna bella impresa in effetti.
Scusa se non ho compreso, però volevo chiederti c'è anche la versione italiana di questo libro?
RispondiEliminaAmo l'avventura e credo proprio che mi piacerebbe conoscere ciò che quest'uomo ha vissuto in quest'esperienza personale.
Comunque grazie per avermelo fatto conoscere!
No, non è stato (ancora?) tradotto. L'ho precisato alla fine del post.
EliminaMa hai ragione, mi ero promesso di parlare solo di libri scritti o tradotti in italiano. Siccome questo parla di un viaggio in Italia ho pensato di fare un'eccezione.
Oooops, scusa, non avevo letto.
RispondiEliminaMa tanto prima o poi la traduzione ci sarà e allora ci sarò anch'io.
Di nuovo grazie.