La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



mercoledì 10 gennaio 2018

Henry David Thoreau: Walden o la vita nei boschi.


In ogni tempo, a qualsiasi ora del giorno o della notte, mi sono sforzato di privilegiare l'istante presente e di segnarlo con una tacca sul mio bastone; di tenermi a questa convergenza tra due eternità, il passato e l'avvenire, precisamente ciò che è l'istante presente; di seguire questa linea in punta di piedi. Mi scuserete qualche oscurità, poiché ci sono più segreti nel mio mestiere che in quelli della maggior parte degli uomini; eppure non lo faccio apposta, essi sono indissociabili dalla sua stessa natura. Svelerei volentieri tutto ciò che so, senza mai scrivere “Ingresso vietato” sulla mia porta.
Henry David Thoreau, poeta e filosofo statunitense viveva a Concord, un paese di duemila abitanti situato a una ventina di chilometri da Boston. A Concord era nato nel 1817 e qui, malato di tubercolosi, morirà prematuramente nel 1862.
Thoreau passò due anni, tra il 1845 e il 1847 in una capanna che egli stesso aveva costruito vicino al lago Walden, non lontano dalla cittadina. Da questa esperienza prese spunto il suo libro più importante, tradotto in italiano con il titolo Walden o la vita nei boschi. (o nel bosco. Secondo le edizioni)
Amico, e per un certo tempo discepolo, di un altro celebre filosofo americano: Ralph Valdo Emerson, uno dei padri del Trascendentalismo, Thoreau è oggi considerato come uno dei precursori delle teorie ecologiste. Certamente i suoi scritti sono importanti in quest'ambito ma sarebbe riduttivo circoscrivere il suo pensiero all'ambientalismo.
Pacifista e antischiavista, non esitò a impegnarsi in prima persona nella lotta per la liberazione dei neri e l'abolizione della schiavitù. Rifiutò di pagare la tassa che serviva a finanziare la guerra contro il Messico (passò una notte in prigione e seppe utilizzare quell'esperienza per propagandare le sue idee in un testo che farà molto scalpore: La disobbedienza civile.
Thoreau aveva fatto degli studi classici. Già a Concord aveva imparato il latino e il greco ma anche il francese, l'italiano, il tedesco e lo spagnolo. Grazie ad una borsa di studio poté frequentare l'università di Harvard dove studiò la retorica, la filosofia, le scienze e la teologia.
Tornato a Concord, fu per breve tempo maestro elementare ma abbandonò rapidamente il suo posto rifiutando di infliggere, come invece allora era d'uso, le punizioni corporali ai suoi alunni.
Decise, con il fratello, di aprire una scuola privata nella quale mettere in pratica concezioni dell'insegnamento antiautoritarie e tolleranti. Anche in quest'ambito essenziale era per lui il contatto con la natura ed infatti la sua pedagogia dava grande importanza sulla scoperta dell'ambiente circostante e per questo accompagnava i suoi alunni in lunghe passeggiate nei boschi.
Dopo varie peripezie, un soggiorno di un anno a New York e la morte del fratello, Thoreau tornò a Concord dove decise di costruire una capanna sulle rive del lago Walden. L'idea era quella di avere un posto tranquillo dove scrivere ma soprattutto dove mettere in pratica le sue teorie.
Esistono oggi professori di filosofia ma nessun filosofo. Eppure è lodevole professare poiché tempo fa era lodevole vivere. Essere filosofo non vuol dire semplicemente avere dei pensieri arguti, e nemmeno fondare una scuola, ma amare la saggezza al punto da vivere secondo i suoi precetti, una vita di semplicità, d'indipendenza, di magnanimità e di fiducia. È risolvere qualcuno dei problemi della vita, non in maniera teorica, ma pratica. Il successo ottenuto dai grandi studiosi e dagli eminenti pensatori è in generale un successo di cortigiano, né regale né virile. Si arrangiano semplicemente per vivere come conformisti, più o meno come lo furono i loro padri, e non sono per niente i padri di una razza di uomini più nobili.
E in effetti Walden non è solo il diario di un'esperienza personale ma il tentativo di dimostrare concretamente come fosse possibile uscire dai modelli di vita imposti dalla società basata sull'accumulo di ricchezze di averi inutili. Il testo di Thoreau non è sempre molto facile alla lettura. È ricchissimo di citazioni letterarie, filosofiche, mistiche, espressioni proverbiali, inserite nel discorso senza essere messe in evidenza e senza annuncio. Alcune di queste risultano di difficile interpretazione se non addirittura impenetrabili. Lo scrittore attinge a piene mani, grazie alla sua profonda conoscenza, ad autori classici, latini e greci, a testi sacri come il Bagavad Gita o la Bibbia, a racconti della traduzione popolare.
Thoreau visse nei boschi attorno al lago di Walden tra il 1845 e il 1947. Non si trattava di un vero e proprio eremitaggio. Il paese di Concord non era in definitiva molto lontano e egli vi andava quasi tutti i giorni, tornando a volte dalla sue visite con viveri che gli permettevano di variare la sua dieta autarchica. Peraltro, malgrado il suo elogio della solitudine, non disdegnava gli incontri con i suoi vicini e i suoi amici venivano sovente a trovarlo. Avevo tre sedie – racconta nel suo libro – una per la solitudine, una per l'amicizia e una per la società; ma più avanti spiega che le visite erano numerose: ho avuto più visite durante il mio soggiorno nei boschi che durante ogni altro periodo della mia vita. Ed erano visite gradite : Credo di amare la società come la maggior parte della gente e sono pronto ad aggrapparmi come una sanguisuga al primo uomo dal sangue ben ricco che incrocerà il mio cammino.
Il suo libro fu pubblicato una prima volta nel 1854. In una conferenza egli presentò l'opera come “una storia di me stesso”. In realtà che l'obiettivo fosse più ambizioso di quello di scrivere un semplice diario lo si intuisce anche dalla sua struttura. In effetti benché avesse trascorso due anni nei boschi la riflessione dello scrittore è organizzata attorno ad un solo ciclo di stagioni, più simbolico che reale quindi. D'altronde i capitoli sono intercambiabili, gli avvenimenti quotidiani: costruzione della capanna, solitudine, incontri, agricoltura, autosufficienza, economia... sono solo lo spunto per riflessioni, ragionamenti e meditazioni molto più ampi. Inoltre Thoreau riprende e integra nel testo molti passaggi del diario personale – una sorta di zibaldone - che aveva cominciato a redigere già nel 1839. Nell'ultima edizione di Walden, nel 1862, chiederà al suo editore di sopprimere il sottotitolo “o la vita nei boschi”, conservando il solo nome, - che al lettore doveva apparire misterioso - , della località. Probabilmente voleva così eliminare l'aspetto contingente e occasionale del suo scritto e, al contrario, sottolineare il carattere universale e assoluto delle sue riflessioni.
Il discorso del filosofo americano non è sempre lineare. Ad un elogio della frugalità e dell'ozio – Certi giorni non riuscivo a sacrificare la splendida vitalità del momento presente a nessun lavoro, manuale o intellettuale - segue un panegirico della ferrovia fonte di progresso e del commercio, di cui loda lo spirito imprenditoriale e il coraggio. Non è un caso se Thoreau è considerato dai libertariani americani come uno di loro. Allo stesso modo, nonostante la sua proclamata nonviolenza non esitò a schierarsi a fianco dell'attivista abolizionista John Brown quando questi fu condannato per un tentativo di insurrezione contro gli schiavisti; in sua difesa pubblicò un'apologia: A Plea for Captain John Brown.
Walden risulta così un opera in fieri nella quale le apparenti contraddizioni appaiono come in un discorso dialettico in una struttura filosofica che a poco a poco prende forma sotto i nostri occhi.
Sono andato nei boschi perché desideravo vivere in modo equilibrato, affrontare solo i fatti essenziali della vita, vedere se fosse possibile imparare ciò che avrebbe potuto insegnarmi, et non scoprire al momento della mia morte che non avevo vissuto. Non desideravo vivere ciò che non era vita, poiché la vita è preziosa, non desideravo nemmeno coltivare la rassegnazione, a meno che non fosse assolutamente necessario. Desideravo vivere a fondo, succhiare tutto il midollo della vita, vivere con una tale risoluzione spartana al punto che tutto ciò che non fosse stato vita sarebbe caduto in rovina, tagliare larghe bracciate d'erba, e rasare corto, spingere la vita in un angolo e ridurla alle sue componenti più elementari, e se essa avesse dovuto mostrarsi meschina, ebbene allora estrarne tutta l'autentica meschinità e informare il mondo intero di questa meschinità oppure, se essa si fosse rivelata sublime, conoscerla con l'esperienza e riuscire a stabilire un rapporto felice durante la mia escursione successiva.
Ecco quindi che Walden si rivela come una sorta di manuale di filosofia, non di concetti né di teorie ma di esempi tangibili, capaci di ispirare il lettore e di suggerirgli idee e attività pratiche.

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