La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



domenica 1 aprile 2018

Rick Bass, The Wild Marsh: Four Seasons at Home in Montana

Di Rick Bass avevo già parlato a proposito di un suo precedente libro: Un inverno nel Montana.
Ormai sono passati molti anni dal suo arrivo nella valle di Yaak nell'estremo nord ovest dello Stato, al confine con il Canada, nel cuore della Kootenai National Forest. Un territorio isolato e selvaggio, dal clima estremo: inverno freddissimo, lungo e estremamente nevoso, estate breve ma torrida che si conclude inevitabilmente con una serie di incendi, devastanti ma nello stesso tempo rigeneratori dell'ambiente naturale.
Rick Bass, arrivato nelle valle quasi per caso, è ormai uno dei veterani tra il centinaio di abitanti della contea. Perché è difficile resistere alle dure condizioni di vita e sono molti coloro che preferiscono, se l'occasione si presenta, trasferirsi verso regioni dal clima più mite.
Un universo severo e ostico ma anche sublime e splendido in tutto ciò che ha di eccessivo: paesaggi sconfinati e foreste immense, nevicate che durano intere settimane, giornate di gelo durante le quali anche l'aria sembra cristallizzarsi. Un mondo abitato da una fauna svariata e straordinaria: orsi neri, grizzly, cervi, coguari e lupi e nel quale è piuttosto l'uomo ad essere la rarità.
Ma a poco a poco quest'ultimo cerca di appropriarsi della natura che lo circonda. Bass ne parla poco ma si sente che questa è l'America del “secondo emendamento”, per la quale le armi sono un elemento essenziale nella quotidianità, quella che finirà per votare Trump, contro l'élite delle grandi città, l'élite incapace di capire le difficoltà e le preoccupazioni di chi abita questi luoghi lontani da tutto. Per molti lassù l'ambientalismo è un'ideologia da urbani benestanti. La caccia è un'attività essenziale, non solo “sportiva” ma che permette di procurarsi il sostentamento per il lungo inverno. Anche Rick Bass la pratica, non dimenticando però il rispetto dell'animale che è per lui preda ma anche e soprattutto un essere vivente, elemento basilare e determinante nello spazio che l'uomo percorre ma che è spazio condiviso. Fino ad ora preservata, la selvaggia valle di Yaak non lo è definitivamente. Lo sfruttamento industriale delle foreste, più in generale quello delle risorse energetiche, l'apertura di nuove strade, mettono in pericolo un ecosistema in definitiva molto fragile.
The Wild Marsh: Four Seasons at Home in Montana racconta, mese per mese un anno di vita nella valle di Yaak. Un diario degli avvenimenti, degli incontri, della vita di Rick Bass e della sua famiglia ma anche e soprattutto una registrazione quasi quotidiana delle mutazioni e delle trasformazioni dell'ambiente naturale, del succedersi delle stagioni, della vita che scorre e che si ripete.
Vorrei che questo testo diventasse il diario delle stagioni in un luogo tranquillo dal ritmo lento – una valle che ha la rara fortuna di avere ancora quattro stagioni distinte. Un luogo come ne esistevano dappertutto in un passato ancora recente, nel quale ogni residente conosce l'identità e il carattere di ciascuno dei suoi vicini, sessanta o settanta chilometri attorno. So che un posto così rischia un giorno di esistere solo più come un mito, un ricordo; è proprio per questo che voglio scriverne la cronaca, - fino a quando vive ancora - ed esaltarne la bellezza. A che cosa serve ricordare senza fine la necessità fondamentale di preservare le specie selvatiche.
In realtà gli avvenimenti raccontati nel suo libro da Rick Bass sono rari e spesso secondari. Qualche vicenda della vita familiare con la moglie Elisabeth, che però non occupa un grande spazio nella narrazione, e le due figlie; la visita di un amico, e poi gli incontri con i vicini e la solidarietà durante le nevicate o gli incendi.
Il diario dello scrittore è una lunghissima, minuziosa descrizione dello scorrere del tempo, del passare dei giorni da gennaio a dicembre, nei cambiamenti graduali o improvvisi che scandiscono il ciclo della vita. Bisogna lasciarsi trasportare delle lunghe esposizioni, dal resoconto dell'osservazione minuziosa della natura, di un animale di passaggio o di una pianta che cambia colore con il sopraggiungere dell'autunno.
Ancora una volta mi coglie l'idea della stranezza di questa cronaca, e magari anche della sua inutilità; destinata a scomparire come neve al sole perché le veloci e brutali alterazioni climatiche renderanno caduche le annotazioni sulle stagioni, ormai derisorie, mentre il riscaldamento del pianeta porterà con sé il cambiamento totale della dolce inclinazione dei raggi solari e il vacillamento di un equilibrio così delicato. Mi dico che i giorni che viviamo sono unici, che non solo il tempo fugge, ma anche che spariranno il clima temperato di questa regione e le sue stagioni. Come se infine, dopo tanti secoli, ciò non fosse ormai solo quasi un sogno. Ma mio dio che bellezza!

1 commento:

  1. Libro molto interessante, ottima recensione, l'ho già messo in lista.
    A presto!

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