La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



mercoledì 14 novembre 2018

Viaggio nel Delfinato 2

Lasciamo la statale e prendiamo la strada che porta a Saint May. Il percorso non è lungo, ci sono solo cinquecento metri in moderata salita attorno allo sperone roccioso, prima di arrivare sulla piazzetta del borgo.
È qui che abbiamo deciso di fermarci per poi visitare la regione. Saint May è oggi abitato da una quarantina di persone; molte sono anziane, altre lavorano nei paesi più a valle e tornano solo a sera.
Occupano le case attorno alla piazzetta, dove c’è anche un monumento ai caduti protetto e decorato da due bei platani, e un minuscolo municipio con tanto di tricolore, tenuto aperto una mezza giornata a settimana da una segretaria itinerante.
Qui in Francia c’è un certo attaccamento all’istituzione municipale ed alla sua autonomia ed è facile trovare sedi comunali in nuclei abitati piccolissimi.

Al di là della piazzetta c’è la chiesa, poi altre case piccole ma in bella pietra massiccia. La sella rocciosa su cui il paesino è costruito rimonta da questo lato, l’abitato la segue con degli archi e, dopo qualche rudere, nel punto più alto, finisce sull’orlo roccioso come la prua di una nave.
Un piccolo cimitero domina da un lato l’abitato e dall’altro la valle sottostante. Il camposanto si trova in un luogo veramente suggestivo, con un bel panorama sul borgo, sulla valle e sulle falesie.
Una di queste, con i caratteristici strati di marna, - questa roccia sedimentaria è caratteristica della regione -, domina Saint May. È qui che il sole brilla più a lungo, colorando di rosa la ripida parete sulla quale nonostante tutto qualche raro arbusto si aggrappa. Dalla falesia di tanto in tanto un uccello spicca il volo certamente dal nido nascosto lassù.
In effetti a Saint May il mattino il sole arriva assai tardi e nel pomeriggio tramonta rapidamente dietro gli altri bastioni. Una coppia di anziani approfitta degli ultimi raggi, discutendo allegramente seduta su un muretto della piazzetta.
Un cane e un gatto gironzolano qua e là come due buoni amici. A parte il vocio della coppia di anziani e lo scoscio della fontana non ci sono altri rumori. La strada termina qui; per andare più in alto bisogna prendere un bivio che evita il paese.
Al tramonto si alza il vento, infilandosi nella gola e risalendo fino a Saint May. I due platani dalla piazzetta si scuotono allora e si leva il fruscio delle foglie ormai quasi secche.

Come tutti gli altri borghi del circondario Saint May perde a poco a poco i suoi abitanti, attirati dalla pianura e dalle maggiori possibilità lavorative. Molte case, diventate residenze secondarie, non sono aperte che durante le vacanze.
Gli ospiti che ci accolgono vivono qui tutto l’anno. Sono una coppia di cinquantenni, il marito è apicultore e si occupa di un frutteto di albicocchi di tre ettari, che si trova più a valle. Sua moglie lavora nell’ospizio di un paese vicino.
La casetta che occuperemo è molto piccola ma accogliente. Ci servirà da punto di partenza per le nostre escursioni nel circondario.
Subito i nostri ospiti ci parlano degli avvoltoi.

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