La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



sabato 10 settembre 2011

Camosci sul Gran Sasso

Il monte Camicia è in qualche sorta la montagna di casa per chi sta a Castel del Monte. In realtà il nome locale del monte è Guardiòla ma Camicia è quello ufficiale che si ritrova su tutte le carte topografiche (un monte Guardiola, 1808 metri, è sul vado di Sole, un po' più a est). Anche qui in paese ormai sono pochi quelli che lo chiamano con il termine dialettale.
Il confine tra le province di L'Aquila e di Teramo, (e quindi tra il territorio di Castel del Monte e di Castelli), segue la cresta del massiccio del Gran Sasso, un po' piu a nord. La vetta del Camicia, a 2564 metri, è dunque interamente nel territorio del borgo aquilano ed evidentemente ne è il punto più elevato.
Una montagna dalla doppia faccia: difficilissima dalla parete nord (la prima salita risale solo al 1934 e, secondo i dati del CAI di Castelli, sono, fino ad oggi, solo 26 le ascensioni riuscite), facile, anche se non proprio una passeggiata, dal versante sud.
Anche per me la salita estiva su questa cima sta diventando una tradizione. Quest'anno, con un amico abbiamo scelto il vallone di Vradda, uno dei due itinerari che, riunendosi poi, poco lontano dalla cresta, portano in vetta.
Una bella giornata con il sole che, nel mattino, già scalda e con un cielo splendente di blu cobalto.
Il parcheggio di Fonte Vetica è ancora quasi deserto.
La salita è piacevole anche se abbastanza ripida. Incontriamo una coppia di escursionisti (forse padre e figlio) già in discesa, che mi accennano ad un gruppo di camosci più in alto. Li capisco con difficoltà, sono irlandesi (lo scoprirò dal messaggio che hanno lasciato sul libro di vetta). Guardo la zona che mi indicano ma non vedo niente. Continuiamo la salita e arriviamo sotto il cucuzzolo. I camosci sono qui, tranquillamente intenti a pascolare. È un bel branco, molto numeroso (saranno una trentina); si lasciano avvicinare guardandoci più incuriositi che spaventati.










È nel 1992 che i camosci (un maschio, due femmine e due cuccioli) sono stati reintrodotti sul massiccio del Gran Sasso da dove erano scomparsi da più di cen'anni. Venivano del Parco Nazionale d'Abruzzo, zona storica di conservazione di questa specie che è diversa da quella alpina.
L'operazione è stata un successo: trasportati prima in un recinto, nell'area protetta di Farindola, poi rimessi in libertà quando il numero è diventato più cospicuo si sono ambientati con profitto.
Gli ultimi censimenti stimano a circa 400 gli esemplari presenti su queste montagne, soprattutto tra le cime più alte del gruppo.
Ormai è abbastanza facile scoprirli sulle creste o tra le rocce, ma l'incontro rimane sorprendente e affascinante.

2 commenti:

  1. Grazie delle meravigliose foto dei camosci che ho potuto vedere con questo tuo post!
    ;) Il nostro Abruzzo è seriamente una meraviglia, forse tra le più grandi meraviglie al mondo!
    Ciao

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