La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



sabato 5 novembre 2011

Carlo Levi: Tutto il miele è finito

Las Plassas, castello di Marmilla
Carlo Levi visita per la prima volta la Sardegna qualche anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel maggio del 1952. Cagliari mostra ancora i segni dei bombardamenti, tra le rovine del teatro romano vivono famiglie di sfollati. Dieci anni dopo, nel dicembre del 1962, tornerà sull'isola, quasi riprendendo un discorso interrotto. Tutto il miele è finito è il diario di questi (questo) viaggio.
Il Duomo di Cagliari
Levi è sulle tracce di un altro scrittore D.H. Lawrence che aveva, prima di lui, raccontato un suo breve soggiorno sardo. Ne cerca i segni nelle locande descritte dall'inglese nel suo resoconto Mare e Sardegna. Ne apprezza la scrittura poetica e visionaria anche se non condivide il tono severo e altezzoso verso la gente del posto.
Cagliari
Ritrova a Cagliari i segni della presenza, coloniale, piemontese. Là dove comincia la strada per Porto Torres (ancora oggi conosciuta con il nome di chi la fece costruire) è la statua di Carlo Felice. C'è chi crede sia l'effige d'un santo e, passando, si segna.
Cagliari
Carlo Levi si inoltra in una regione in cui i segni del mondo moderno (le miniere e la mussoliniana Carbonia, città di fondazione, ghetto minerale denza radici e senza passato) affiancano il mondo arcaico dei pastori. Come lo sottolinea Giulio Ferroni nella prefazione al libro, nel racconto dello scrittore lo spazio naturale è sempre in relazione con il la percezione del tempo, tempo storico che diventa tempo cosmico. Levi osserva i segni di un passato mitico per ritrovarli in un presente nel quale l'arcaico sembra come depositato: Qui nell'isola dei sardi, ogni andare è un ritornare. Nella presenza dell'arcaico ogni conoscenza è riconoscenza.
Il suo viaggio lo porta fino ad Orgosolo, paese dei briganti, nel quale i carabinieri si muovono come in luogo nemico quasi come in una colonia ribelle, in preda alla tragedia della disamistade.
Murales a San Sperate
Lo affascinano i gesti ancestrali trasmessi dalla tradizione come la cottura del capretto, con la palla di grasso incandescente per terminarne la rosolatura (aveva letto la descrizione della cerimonia nel libro di Lawrence), il funerale del muratore a Orgosolo o ancora i nuraghe con il loro alone di mistero ancora oggi irrisolto:
Dentro il nuraghe c'è ombra e silenzio, e, naturalmente, senza l'intervento dell'immaginazione o lo sforzo della ragione o della fantasia, il senso fisico di essere in un altrove, in una regione ignota, prima dell'infanzia, piena di animali e di selvatica grandezza. Ben protetti da queste mura gigantesche, se ne sentono tuttavia gli indeterminati terrori, e il senso dell'arcaica crudeltà di questi uomini arcaici, asserragliati nelle torri, in una natura crudele.*
La chiesa di Sant'Efisio a Nora
Levi osserva la Sardegna, ascoltando le voci di un popolo  e quelle di una terra che ha saputo conservare e tramandare ancora poesia e cultura malgrado la durezza di una vita povera e difficile.
Carlo Levi Tutto il miele è finito ILISSO editore Nuoro 2003
Cagliari, contrasti.

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