La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



mercoledì 12 dicembre 2012

Robert Louis Stevenson: In viaggio con un asino nelle Cévennes

Uno dei primi libri, se non sbaglio, che ha fatto scoprire Stevenson agli amanti dello stile- ricco di affascinanti dimostrazioni della sua tendenza a vedere il mondo come una bohème non proprio raffinata, ma glorificata e pacificata. Ricordo benissimo di aver provato alla lettura, ormai più di dieci anni fa, l'impressione di vedere il viso dell'autore, allora sconosciuto dal pubblico, apparire ai miei occhi per la grazia di uno stile.
Henry James

Camminare con un asino non è solo avere accanto un animale da soma capace di portare i bagagli o eventualmente i bambini. L'animale, dall'intelligenza non comune, diventa un singolare compagno di viaggio; compagno da capire, da accettare con le sue qualità e la sue particolarità. L'andatura lenta permette di apprezzare l'aspetto meditativo del camminare, impregnarsi nell'ambiente circostante senza lasciarsi sopraffare da un eventuale aspetto agonistico o semplicemente sportivo del trekking. Il carattere specifico dell'animale spinge il camminatore ad instaurare con lui una relazione di comprensione e di compassione intesa non come "pietà" dell'uomo nei confronti di specie inferiori ma come possibilità comune di confrontarsi con il reale e di capirlo. (Ralph R. Acampora). 
È un'attività che si sta sviluppando anche in Italia dove sono abbastanza numerose le strutture che propongono animali e assistenza per esperienze di questo tipo. A Tagliacozzo, in Abruzzo abbiamo conosciuto Il Casale le Crete http://www.casalelecrete.it/index.htm, gestito da appassionati sostenitori del camminare lento che mettono a disposizione i mansueti compagni par escursioni sul vicino monte Velino. È un'idea che viene dalla Francia ed il precursore ne è probabilmente lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson che fece conoscere la sua esperienza in un libro diventato celebre: In viaggio con un asino nelle Cévennes. 
Nel 1978, in occasione del centesimo anniversario del viaggio di Stevenson, è stato creato un percorso che ricalca, il più esattamente possibile, quello dello scrittore scozzese. 
L'itinerario Stevenson è diventato un richiamo turistico, un tentativo di rivitalizzare, anche economicamente, questa regione della Francia ricca di attrative per gli amanti di spazi naturali ancora abbastanza preservati. Attraverso le valli e i colli delle Cévennes, si possono percorrere numerosi sentieri, sostando anche nei molti gites d'étape pronti ad accogliere il viandante. Percorsi che possono essere, per l'appunto, effettuati anche in compagnia degli asini che le strutture del luogo mettono a disposizione. 
Il massiccio delle Cévennes, propagine meridionale del massiccio Centrale, culmina ai 1669 metri del monte Lozère. Non è quindi alta montagna; il territorio però, assai impervio, spesso boscoso, è di difficile accesso e ciò ne ha preservato il carattere selvaggio, rude e nello stesso tempo suggestivo. Robert Louis Stevenson è stato qui nell'autunno del 1878. Un periodo della sua vita piuttosto complicato, in cui, per riassumere, aveva voglia di cambiare aria. Il suo viaggio nelle Cévennes durò una dozzina di giorni. Percorse il massiccio da nord a sud, partendo da Monastier per arrivare a Saint Jean du Gard. Non fu un viaggio di tutto riposo. Improvvisi e torrenziali acquazzoni (caratteristici della regione), percorsi apparentemente semplici che si trasformavano in labirinti, indicazioni sbagliate, misero a dura prova la volontà del camminatore. Stevenson aveva comprato un'asina, grigia e grande come un topolino, e l'aveva chiamata Modestina, a causa della prima impressione che gli aveva procurato il suo carattere. I rapporti con la sua compagna non furono subito ottimi. I due non si capivano. Modestina (senz'altro perché caricata male) camminava molto lentamente. Molte erano le occasioni per fermarsi: un cardo saporito, la porta aperta di una casa, un asino del sesso opposto. Stevenson, non molto paziente, per farla avanzare la batteva, magari a malincuore ma in modo assai violento. A poco a poco però Modestina diventa una vera e propria compagna di avventura. I'io del narratore si trasforma in noi, l'asina partecipa alle decisioni dell'uomo, esprime il suo parere, impone il suo punto di vista. Non a caso il titolo del libro che racconta questa spedizione mette in avanti l'accompagnatore rispetto al luogo.
Il somaro non ama la strada diritta, preferisce prendere la via che si perde tra i campi, preferisce sostituire il vagabondare al percorso segnato. Il viaggio si trasforma in erranza, riserva sorprese e svela un mondo affascinante. Stevenson ama le notti passate sotto le stelle, i momenti in cui il giorno si spegne o quando la prima luce appare e la realtà sembra trasformarsi. Feci un giro d'orizzonte, per sapere in quale parte dell'universo mi ero appena svegliato. Ulisse arenatosi ad Itaca e l'animo in preda alla dea non si era smarrito così piacevolmente. Avevo cercato un'avventura per tutta la mia vita, una semplice avventura senza passione, come quelle che capitano ogni giorno ad eroici viaggiatori e ritrovarmi così, un bel mattino, per caso, all'angolo di un bosco del Gévaudan, straniero al mondo circostante come il primo uomo sulla terra, continente perduto, era come trovare la realizzazione di una parte dei miei sogni quotidiani.

Nessuna locanda, nessun albergo, neanche il più accogliente, potrà competere con un cielo di stelle e con lo spettacolo di un'alba che spunta tra i colli:

Quando mi svegliai di nuovo (domenica 29 settembre) molte stelle erano scomparse. Solo le più brillanti compagne della notte ardevano ancora, visibili sopra il mio capo. Lontano, verso est, scorsi una fine foschia luminosa sull'orizzonte, come era stato per la via lattea, quando mi ero svegliato la volta prima. Il giorno era vicino. Accesi la lanterna e, alla sua tenue luce, misi le scarpe e abbottonai i gambali, poi ruppi un po' di pane per Modestina, riempii una borraccia alla fontana e accesi il fornellino ad alcol per fare bollire un po' di cioccolata. Le nebbia bluastra si stendeva nel vallone dove avevo piacevolmente dormito. Presto una larga stiscia arancione, con sfumature d'oro, avvolse le creste dei monti del Vivarais. Una gioia grave si impadronì del mio animo di fronte a questo graduale e dolce spuntar del giorno.
E quando Modestina sarà dicharata «inabile», Stevenson concluderà un viaggio impossibile da proseguire senza l'animale che ne era diventato elemento essenziale. 
Il racconto di Stevenson è ricco di paesaggi, di riflessioni e di aneddoti, spesso intrisi di intelligente ironia o autoironia anche se non esente da una certa misoginia. I personaggi incontrati, in una regione carica di storia (le lotte tra cattolici e protestanti Camisardi la cui comunità è ancora presente e vivace), la natura, descritta con sapienza e con sensibilità, le considerazioni e le meditazioni del viaggiatore, immergono il lettore nello spazio naturale, ne fanno sentire i suoni e gli odori, l'umidità della sera e il caldo del sole, il rumore del vento e i gridi degli animali. 
Alla ricerca di un contatto panico con il mondo, come dice Stevenson in un passagio, diventato ormai celebre, del libro: Io non viaggio per andare in qualche posto ma per viaggiare; viaggio per il piacere di viaggiare. L'essenziale è muoversi; provare un po' più da vicino le necessità e i rischi della vita, lasciare il soffice letto della civiltà e sentire sotto i piedi il granito terrestre con, a volte, la lama tagliente della selce.

1 commento:

  1. Post che istiga alla lettura e a preparare lo zaino. Ho appena terminato di leggere In Cammino con Stevenson di Tino Franza e, per ovvie ragioni, ti ho linkato nel mio post.
    Quando ci son di mezzo la lettura e il cammino, sei sempre una fonte autorevole!

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