Il Territorio del litorale è anche la regione in cui vive ancora la tigre dell'Amur, uno dei più grandi e maestosi mammiferi terrestri. Un animale impressionante, lungo fino a tre metri e che, può, nei capi più imponenti, superare i 300 chili di peso. La caccia intensiva ha ridotto progressivamente il numero di esemplari e l'area occupata da questo felino. Dal secondo dopoguerra la caccia è stata vietata e l'estinzione sembra, almeno per il momento, se non evitata almeno ritardata.
John Vaillant è statunitense e vive in Canada a Vancouver. Scrittore viaggiatore e giornalista indipendente, racconta in questo libro una storia drammatica e affascinante. Il corpo di Vladimir Markov, cacciatore bracconiere viene ritrovato smembrato vicino alla sua capanna nella foresta attorno al villaggio di Sobolonje. Interviene l'Ispettorato tigre con a capo Jurij Trush, incaricato di svolgere l'indagine. Infatti tutto sembra indicare che Markov sia stato divorato da una tigre. La tigre, si dice da queste parti, non attacca l'uomo se non in casi particolari. La brutalità dell'azione lascia pensare ad una vendetta. Perchè dunque l'animale ha scatenato la sua collera su Markov e sul suo cane?
Il libro di John Vaillant comincia come un poliziesco ma in realtà non è un romanzo; le fotografie dei protagonisti ce ne convincono. È una storia vera, risalente al 1997.
Eppure nella narrazione seguiamo l'inchiesta di Jurij Trush come la trama di un giallo. Trush ha un compito molto difficile: fare in modo che la coesistenza tra le tigri e gli uomini si svolga senza incidenti. Difendere le une dagli altri e viceversa. La tigre è una preda pregiata, per la pelliccia ma anche per la carne e le ossa a cui si attribuiscono proprietà curative particolari. Ma è un animale pericolosissimo ed estremamente intelligente, capace di ricordare un torto subìto e di fare di tutto per vendicarlo. La tigre che ha attaccato Vladimir Markov sembra voglia uccidere ancora; Trush deve fermarla e, prima di tutto, scoprire che cosa ha provocato la collera della belva.
Qualcuno ha paragonato questo libro a Moby Dick. In effetti c'è la lotta tra l'uomo e l'animale, lotta che assume caratteri universali; il duello tra l'uomo e una belva che sembra adottare sentimenti e strategie simili a quelli umani: l'odio, la collera, il desiderio di vendetta. Una storia che, come quella della balena bianca, va molto al di là del semplice racconto di cacciatori e prede. Ma questo libro non è un romanzo e Vaillant non ha scritto l'equivalente forestale di Moby Dick come lo afferma una recensione; se non altro, e soprattutto, perché manca nella forma lo slancio poetico della prosa di Melville.
Ma se La tigre non è Moby Dick non è nemmeno solo la storia a cui ho accennato fin qui. Questo libro è molto di più. Vaillant fa delle profonde incursioni in campi diversi: la Geografia, la Storia, l'Antropologia e soprattutto l'Etologia. Il racconto degli avvenimenti drammatici svoltisi sulle rive del fiume Bikin si inserisce in un discorso molto più ampio e vario, tra il romanzo e il saggio. La tigre è un'opera ricca di spunti, intelligente ed accattivante che ci guida alla scoperta di un mondo arcano e misterioso, un universo in cui i rapporti tra uomini e natura sono retti da leggi primordiali e implacabili
Sospesa tra gli alberi, quasi impigliata, pende una falce di luna. Il pallido alone dissemina di ombre la foresta innevata, rendendola ancor più indistinte all'uomo che la sta attraversando e che ora prosegue a intuito, oltre che a vista. È a piedi e da solo, a parte il cane che gli trotta davanti, impaziente di prendere finalmente la via verso casa. Intorno a loro, sopra la boscaglia di sterpi, neri tronchi di quercia, di pino e di pioppo intrecciano nel buio del cielo una lacera volta di rami. Esili betulle, più candide della neve, sprigionano una parvenza di luce, ma è come la pelliccia di un animale in inverno : gelida fuori, scalda solo se stessa. Tutto è silenzio, nel letargo di questo mondo glaciale.
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