Ci
sono dei libri che non lasciano indifferenti. Nel bene o nel male,
colpiscono il lettore, affascinano o irritano, senza mezze misure. È
forse il caso dell'Antologia di Spoon River. Per
alcuni capolavoro della letteratura americana, la cui poesia è
seconda solo a quella di Walt Withman, per altri libro per
adolescenti, dallo schema troppo banale e dai temi sempliciotti.
E
si discute anche sull'implicito contenuto ideologico dell'opera.
Messaggio rivoluzionario che attacca il perbenismo della
società borghese oppure sguardo paternalista sulle classi più
povere legate ad un destino scritto dal determinismo sociale?
Edgard
Lee Masters è l'autore di molti libri: romanzi, drammi teatrali,
raccolte di poesie. Oggi però lo scrittore americano è ricordato
per una sola opera: L'Antologia di Spoon River.
Nel
cimitero di un villaggio immaginario, lungo la riva del fiume Spoon,
gli epitaffi sulle tombe raccontano nella sua essenza la vita e le
vicissitudini di coloro che furono gli abitanti del paese e che si
ritrovano ora, uno accanto all'altro sotto un palmo di terra sulla
collina.
Dove
sono Elmer, Herman, Bert, Tom, e Charley,
il
debole di volontà, il forte di braccia e il buffone,
l'ubriacone,
l'attaccabrighe?
Tutti,
tutti dormono sulla collina.
Uno
morì di febbre,
uno
bruciato in miniera,
uno
ucciso in una rissa,
uno
morì in prigione,
uno
cadde da un ponte mentre faticava per moglie e figli
tutti,
tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Sembra,
un pizzico di leggenda serve sempre, che l'idea della poesia
funeraria fosse venuta a Masters dalla lettura, nel 1911
dell'Antologia Palatina suggeritagli da William Marion Reedy,
direttore di un giornale di Saint Louis a cui Masters collaborava.
Tre anni dopo, rievocando, in un incontro con la madre, le persone
conosciute in infanzia, quando la famiglia viveva a Lewistown e a
Petersburg nell'Illinois, ebbe l'ispirazione per la scrittura dei
primi epitaffi, pubblicati dallo stesso Reedy sul suo giornale e
firmati da Masters con uno pseudonimo.
Il
successo fu immediato e convinse lo scrittore ad ampliare il suo
lavoro che uscì poi in volume nel 1915 con 244 epitaffi più
l'introduzione: La collina.
Si
dice che Masters cogliesse ogni occasione per scrivere i suoi
epitaffi e non manca la storiella della poesia composta sul conto del
ristorante. Forse questa produzione così rapida fu meno approfondita
nei temi e nella forma. È almeno questa la tesi di Cesare Pavese,
uno dei primi lettori italiani del poeta americano: […] i confini
tra canto e racconto non sono sempre facilmente tracciabili, e più
di un'epigrafe appare come un affrettato appunto di romanziere,
anziché il tormentato scavo lirico che è in realtà.
L'Antologia
è un'assemblea che riunisce tutti i ceti e gli innumerevoli
caratteri della piccola società costituitasi nei pressi del fiume
Spoon. Dall'operaio al ricco borghese, dal barbone al medico, ognuno
racconta la sua vita, ormai finita.
Alcuni
versi dell'Antologia sono ormai entrati nel linguaggio
corrente. Una filosofia proverbiale un po' docile:
Da
giovane le mie ali erano forti e instancabili
ma
non conoscevo le montagne.
Da
vecchio conoscevo le montagne
ma
le mie ali stanche non potevano tener dietro alla visione.
Il
genio è saggezza e gioventù.
Ma
altri passaggi sono più profondi e ricchi. È,
la fine delle speranze, degli affetti e dei rancori. Abbandonati con
l'esistenza terrena aspettative ed illusioni, ognuno si esprime con
sincerità, senza sotterfugi né secondi fini.
La
critica contro una società il cui la legge del profitto sta
dominando il mondo lascia trasparire spesso un sentimento di
nostalgia per un mondo agreste che sembra destinato a scomparire.Masters
ha una profonda capacità di analisi per le azioni e lo spirito
umano, il suo mestiere d'origine – era avvocato- non è forse
estraneo a quest'abilità.
I
personaggi raccontano se stessi, spesso svelano, con un ultimo
messaggio, un segreto nascosto per tutta la vita. A volte dialogano
con gli altri, si rispondono o danno una versione diversa dello
stesso avvenimento. Sono storie spesso violente di soprusi e di
sangue. C'è poi chi rifiuta l'epitaffio scritto sul marmo e si
scaglia contro chi l'ha scritto.
È
il caso di Cassius Hueffer
Sulla
mia pietra hanno inciso le parole:
“La
sua vita fu generosa e gli elementi così commisti
che
la natura potrebbe levarsi e dire al mondo intero:
questi
fu un uomo.”
Coloro
che mi conobbero sorridono
leggendo
questa vuota retorica.
Il
mio epitaffio doveva essere:
“La
vita non fu generosa con lui
e
gli elementi così commisti
che
fece guerra alla vita e ne fu ucciso.”
Da
vivo ho dovuto soccombere alle malelingue,
ora
che sono morto mi tocca sopportare un epitaffio
scolpito
da uno sciocco.
Fernanda
Pivano fu la prima a tradurre in italiano l'Antologia di Spoon
river che Cesare Pavese le aveva fatto conoscere. Erano ancora
gli anni del fascismo e per i giovani italiani queste poesie venivano
davvero da un altro mondo.
Erano
giovani, dice la Pivano sempre più insofferenti di un'alterazione
di valori umani inutilmente travestiti di eroismo e mascherati di
magniloquenza. Questi versi diventarono per loro una specie di
sintesi di una civiltà che in quel momento rappresentava per molti
di loro la possibilità di una vita “libera” almeno nel senso
individuale; e offrirono l'esempio di un linguaggio limpido, di un
contenuto chiaro e universalmente valido, di un tono e di
un'impostazione moderni.
Nel
1971 Fabrizio De André pubblicò un album Non al denaro, non
all'amore né al cielo nel quale, assieme a Giuseppe Bentivoglio,
rivisitò nove tra le poesie di Edgard Lee Master. Il disco, che ebbe
un certo successo, contribuì alla riscoperta del libro che, negli
anni Settanta sarà una delle raccolte di poesie più lette in
Italia.
Mitico. Questo libro per me è stato mitico. Una rivelazione. Per non dire delle canzoni poi che ne trasse de andRe le canto ancora adesso. Mitico, mi fece scoprire poi Nche fernanda lucano, anch essa mitica. Insomma un caposaldo della letteratura. La più bella immagine " in un vortice di polvere gli altri vedeva siccita', a me ricordava la gonna di mare in un ballo di tanti anni fa..."
RispondiEliminaFernanda Pivano
RispondiEliminaLa gonna di Jane. Mi scuso dei tanti errori...iPad scrittura automatica e poi non rileggo...
RispondiEliminaNice blogg thanks for posting
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