La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



sabato 16 gennaio 2016

Fara San Martino: Vallone di Santo Spirito

Paese antichissimo, il cui nome ricorda la presenza longobarda nella regione, Fara San Martino sembra aggrappata alle pendici della Montagna Madre, imponente e grandiosa.
Fara San Martino in un'incisione di M.C. Esher
Un'opera del celebre artista olandese M.C. Esher famoso per le incisioni che giocano con la logica della prospettiva, e che venne da queste parti nel 1929, rappresenta il borgo di Fara con la sua montagna.
Il paese è oggi conosciuto in tutto il mondo per i suoi pastifici. Ma il luogo merita una visita soprattutto per l'ambiente naturale, davvero affascinante. E qui infatti che apre il più lungo vallone della Maiella, quello di Santo Spirito che, con un dislivello di circa 2300 metri, si sviluppa fino alla cima del Monte Amaro.
La Maiella
Il primo tratto, le cosiddette Gole di San Martino, è sicuramente il più sorprendente; le pareti di roccia sono vicinissime tanto che il sole non riesce ad arrivare in basso.

Passata questa porta il paesaggio si allarga ma le pareti verticali si succedono ancora.
Il borgo di Fara al di là delle falesie
Dice una leggenda che fu lo stesso San Martino, ad aprire, a gomitate, questo varco, per permettere agli abitanti del luogo il passaggio verso i pascoli e le sorgenti d'acqua sul monte. Le cavità nella roccia furono proprio causate dai gomiti del benefattore.
Un'altra leggenda, ancora più antica, racconta che la montagna si separò al momento della morte di Cristo sulla croce.
Superata questa “porta” si arriva rapidamente ai resti della la chiesa e del monastero situati sotto la falesia all'interno del vallone e riportati alla luce solo da qualche anno.

Il monastero risale all'XI secolo ma la presenza dei monaci, forse provenienti dall'abbazia di Montecassino è ancora più antica. Dopo il declino dell'ordine benedettino che lo aveva costruito e fatto vivere, il sito fu abbandonato. Sepolto dai detriti alluvionali, è stato riportato alla luce, una prima volta, alla fine del XIX secolo.
Di nuovo sepolto dalla ghiaia, furono i recentissimi scavi, cominciati nel 2005 e conclusisi nel 2009 a liberare le mura dell'antica abbazia.
Purtroppo una bruttissima strada sterrata, utilizzata in passato per estrarre ghiaia per il porto di Ortona e poi per liberare il monastero, ha un po' sfigurato il luogo che però conserva un fascino innegabile.

Ma sicuramente il monastero di Fara non fu che il più importante tra gli eremi che costellavano un tempo queste montagne. Qui, come sulle pendici occidentali e su quelle del Morrone, le numerose grotte, naturali o scavate dall'uomo, non servivano solo da riparo ai pastori ma accoglievano decine di anacoreti ritiratisi dal mondo.
In questo spazio protetto sembra effettivamente di essere fuori dal mondo degli uomini. Non ci sono ampi panorami ma scorci molto suggestivi e diversi ad ogni svolta. Organizzata in riserva naturale all'interno del parco nazionale della Maiella, la zona ha una flora e una fauna molto varie.


Con un po' di fortuna si potrà magari scorgere un falco pellegrino e, con molta, un'aquila reale.

4 commenti:

  1. Une région splendide !!! Combien je regrette mes pauvres connaissances en Italien pour le dire ! Je suis très heureuse d'avoir découvert ce blog !

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    1. Merci pour ta visite et pour ton commentaire Emma !
      C'est peut-être l'occasion pour se mettre à l'Italien...

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  2. Bellissima escursione, ho salito la Majella passando x i tre portoni e dormendo sulla vetta nel rifugio geodedico in metallo. Durante la lunga camminata non ho incontrato nessuna persona...e' stata un'esperienza quasi mistica!!

    Buona vita

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  3. Grazie del commento Roberto.
    Un'antica leggenda racconta la storia di Maja, una delle Pleiadi che dopo aver pianto inconsolabile la morte del figlio cominciò a vagare sui monti d'Abruzzo. Alla sua morte, fu seppellita sulla montagna che da quel giorno prese il suo nome.

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