La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



sabato 5 maggio 2018

La val d'Orcia in Toscana


Nei pressi di Siena è la val d'Orcia con il suo paesaggio conosciuto in tutto il mondo, associato da molti stranieri al mito sognato del viaggio in Italia.
Riprodotto all'infinito su calendari, ceramiche, affiche, è quasi uno stereotipo dell'idea di Toscana. Immagini da cartolina, inquadrate da molteplici punti di vista ma con il ripetersi di elementi essenziali: le colline, i casolari, i cipressi, i colori smaglianti dei fiori e dell'erba.
Uno spazio dichiarato dall'Unesco “patrimonio mondiale dell'umanità”. Un universo vario e appagante anche nella coerente regolarità delle sue caratteristiche.
Da queste parti passava – passa tutt'ora, riscoperta e messa in valore per i nuovi camminatori - la via francigena. Pellegrini e viandanti erano numerosi ad attraversare queste regioni, preannuncio esaltante della non più lontanissima meta romana. Un ambiente che ha ispirato in modo deciso gli artisti italiani del Rinascimento che, pur nelle regole imposte dai committenti, riservavano nelle loro opere uno spazio sempre più grande al paesaggio toscano, facendolo emergere da uno sfondo non più semplicemente decorativo.
Ma il paesaggio toscano non è solo modello da copiare ma universo da creare; anche l'Unesco, nell'attribuzione del riconoscimento a cui abbiamo prima accennato, sottolineando il valore emblematico di questi luoghi, precisa come il loro stato sia frutto di un'idea rinascimentale di bellezza e armonia.
In effetti questo paesaggio in cui la natura si lascia ammirare in tutto il suo splendore, ha però ben poco di naturale. Campi coltivati, siepi, vigne e uliveti, vie bianche che si snodano sinuose, ogni elemento è il frutto dell'azione degli uomini che nei secoli - e poi soprattutto dal Quattrocento - hanno modificato e ricostruito spazi sottraendoli al bosco e alla boscaglia.
Fino al cipresso, albero di poca utilità pratica, semplicemente decorativo, diventato quasi il simbolo di questa regione.
Un paesaggio più che mai culturale dunque,
nel senso che i latini davano a questo termine che inglobava quelle che erano secondo loro le attività essenziali dell'uomo civilizzato: coltura, cultura e culto. Un ambiente rappresentato in modo esemplare negli affreschi del buon e del cattivo governo che Ambrogio Lorenzetti ha lasciato al palazzo cumunale di Siena.
Situati quasi sempre sulle creste delle colline, alla ricerca di un riparo, spesso effimero, da razzie di bande armate o di eserciti, i paesini fortificati punteggiano qua e là il paesaggio.
Il rosso caldo delle mura in mattoni o di pietra rosata offre un piacevole contrasto con l'azzurro del cielo e il verde della campagna. Al centro dell'abitato è immancabile la chiesa con il campanile che domina l'abitato, indice puntato verso il cielo e più pragmatica torre di avvistamento. A volte un palazzo in granito, simbolo di ricchezza e di potenza, sospende il ritmo delle case con una nota più fredda ed austera.
Oggi molti di questi borghi, rimessi a nuovo, accolgono i turisti che numerosi visitano la val d'Orcia.
Castelmuzio di Trequanda, luogo di produzione d'olio d'oliva, si presenta così come borgo salotto, con un impegnativo e quasi filosofico manifesto.



A Monticchiello,
nel territorio comunale della celebre città ideale di Pienza, l'iniziativa culturale è più antica, risale al 1967 quando fu creato il Teatro povero, che con il museo popolare locale, aiutando gli anziani e promuovendo le iniziative culturali dei giovani, ha come scopo la salvaguardia di una piccola comunità contadina che non vuole scomparire e che ri ritrova attorno a progetti ambiziosi e sorprendenti qui.
San Quirico d'Orcia più popoloso ma con la tranquillità di un paesino, infine Montalcino, mondialmente conosciuta per il suo vino (Brunello dai prezzi un po' essessivi).

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