La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



martedì 11 settembre 2018

Capestrano AQ

Capestrano sul suo colle è un balcone sulla valle del Tirino. Le massicce mura del castello Piccolomini dominano il borgo.
In basso i filari dei vigneti si stendono verso nord e, al di là dello stradone, il laghetto di Capo d'Acqua, accanto alle sorgenti del fiume, brilla come uno specchio posato sulla piana.
Una brutta cava di ghiaia fa macchia. Poco oltre sono i primi contrafforti del massiccio del Gran Sasso, Ofena e più in alto Villa Santa Lucia e Castel del Monte.
Più a est, al di là dei boschi è il valico di Forca di Penne e, ancora più lontano, il massiccio del Morrone. Sul lato opposto si staglia il profilo della Rocca di Calascio mentre sullo sfondo, in alto, dietro la sagoma del monte Bolza, si intravedono le cime del Gran Sasso con monte Camicia che chiude il panorama.

Paesaggio di montagna anche se siamo a meno di 500 metri sul livello del mare.

Capestrano è celebre per due guerrieri.
Uno è ormai simbolo dell'Abruzzo; ritrovato per caso, nel 1934, da un contadino in un campo non lontano dalla necropoli dell'antica città italica di Aufinum.
La statua dalla sorprendente sagoma risale al VI secolo a.C. Inconfondibile è il suo imponente copricapo, ma anche le sue forme, più femminili che maschili. Oggi il guerriero è conservato al museo archeologico nazionale di Chieti ma una riproduzione è qui, all'ingresso del castello Piccolomini.

La statua stilizzata di un altro guerriero sorveglia il paese dal colle vicino.
È Giovanni, frate minore francescano, canonizzato nel 1690 da papa Alessandro VIII. Qui, nel suo paese natale, poco dopo la sua morte fu costruito un convento che ancora oggi perpetua il nome e il culto del santo.

Giovanni da Capestrano fu apostolo nei paesi dell'Europa centrale e orientale, lottando duramente e senza tregua contro le eresie, fu inquisitore di ebrei e fu soldato, non esitando a guidare nei Balcani le truppe crociate nella guerra contro l'impero Ottomano.
Cruciale fu la sua azione durante l'assedio di Belgrado che fu liberata, si dice, grazie allo sprono e all'azione del frate francescano.
Non a caso Giovanni da Capestrano, morto di peste qualche mese dopo,  è stato assunto a patrono dai cappellani militari.


L'antico paese di Capestrano è stato, come molti altri borghi di questa zona, colpito dal terremoto del 2009. Oggi, passeggiando tra le sue stradine, si incontrano case ristrutturate, ma altre ancora in rovina.
Incontriamo un abitante: un tedesco, innamoratosi qualche anno fa del luogo e che qui ha comprato un'antica casa che poco a poco sta ristrutturando. Su una terrazza con una piacevole vista sulla valle sottostante sta scegliendo delle verdure.
Ci fa vedere un bell'affresco, riscoperto sul muro della sua casa. Ci racconta il suo arrivo casuale a Capestrano e la decisione quasi immediata di istallarsi qui.

Più in alto, dagli spalti del castello, oggi palazzo comunale, il panorama è affascinante.

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