La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



mercoledì 3 agosto 2011

Alba Fucens

Non si incontrano molti visitatori sul sito di Alba Fucens. Poco conosciuta e poco inserita nei circuiti turistici. Forse è un peccato per la gente del posto che non vede valorizzato (così si dice) il proprio territorio ma è senz'altro un pregio per chi viene ad ammirare i resti di quest'antica città. 
Il paesino di Albe, a ridosso del sito, distrutto dal terremoto del 1915 e poi quasi completamente ricostruito, sonnecchia in questo pomeriggio di sole.
Il monte Velino è sullo sfondo e qui, su questa propaggine a mille metri d'altitudine gli Equi crearono un importante insediamento, conquistato poi dai romani durante la seconda guerra punica. Nel 300 avanti Cristo 6000 famiglie si stabilirono qui, la città contava allora circa 30000 abitanti. Le mura larghe tra due metri e mezzo a tre metri, si snodavano su un perimetro di quasi tre chilometri. L'anfiteatro largo 79 metri e lungo 96 dà un'idea dell'importanza e della ricchezza della città. 
Situata sul tracciato della via Valeria, Alba (chiamata Fucens per distinguerla dall'omonima laziale) controllava un punto strategico molto importante sulla strada di Roma. La disposizione visibile oggi è, secondo gli storici, quella dell'epoca di Silla quando, dopo molte vicissitudini, la struttura di Alba fu profondamente modificata. La storia della città finisce probabilmente nel IX secolo, quando, pare, venne distrutta dai Saraceni.

Fu solo nel 1949 che una missione belga cominciò gli scavi per riportare alla luce i resti dell'insediamento.
Oggi è emozionante percorrere queste vie con il lastricato consumato dal passaggio di chissà quanti carri. 

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