La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



domenica 21 agosto 2011

In Borgogna: Irancy

Una serie ininterrotta di placide colline mai superiori ai 300 metri; solo le più alte impennacchiate da boschetti. Lunghi filari di vigne esposti a sud. Una terra argillosa e a tratti pietrosa. L'Yonne, il fiume che dà il nome al dipartimento, ha un bel corso, tranquillo e abbondante. L'affluente della Senna reggiungerà il suo gemello prima di arrivare a Parigi (alla confluenza i due fiumi hanno una portata quasi analoga, anzi, in teoria l'affluente sarebbe la Senna).

Siamo nella parte più settentrionale della Borgogna, ricca regione il cui ducato fu un tempo potente rivale del regno di Francia.
Da queste parti passa anche un ramo della via che porta a Santiago di Compostella. Nel rifugio che ci accoglie, a Saint Cyr les Colons, il «libro d'oro» conserva i messaggi dei pellegrini che qui hanno fatto una sosta.
Qui le vigne sono preziose. Il vino che se ne produce è rinomato e apprezzato.
Il paesino di Saint Cyr si trova al confine di due zone viticole: a est quella dello Chablis, quotato vino bianco, a ovest l'Irancy, rosso di grande fama.
Di origine romana la cultura del vino fu perpetuata da monaci e religiosi in generale: il vino è indispensabile durante la messa ed è soprattutto fonte di ricchezza, non solo spirituale.
La prima camminata parte da Saint-Bris-le-Vineux. Il paese, che deve al vino anche il nome, è a mezza costa, al centro di una bella campagna. L'architettura è quella tipica della Borgogna: pietra bianca e la piccole tegole quasi quadrate sui tetti.
Uno strano cartello non incoraggia certo il viandante assetato.
Andiamo verso Irancy, il comune all'origine della denominazione.
Il sentiero a volte si perde. Allora bisogna inventarsi un passaggio tra campi di soia e di grano. Più in là ritroviamo le vigne e poi numerosi ciliegi. Questi ultimi sono potati molto bassi, così che i frutti si possano cogliere senza bisogno di scale. Si cammina su un terreno argilloso che si incolla alle scarpe. 
Solo tra le vigne domina la pietra calcarea.
Il percorso è piacevole. I saliscendi sulle colline offrono panorami sempre diversi. Dominano il blu del cielo il bianco delle nuvole e il verde delle vigne e dei boschi. In lontananza, a tratti, si vede l'Yonne scorrere tra gli alberi nella valle.
Irancy appare, in una splendida posizione, al centro di un anfiteatro naturale coperto di viti.

È un paese non molto grande, sonnacchioso nel caldo del mezzogiorno di giugno. Uno strano manifesto ricerca eventuali avvistatori di UFO. 
Le insegne che invitano ad entrare nelle cantine per l'assaggio del vino sono numerose.
Anche noi cediamo all'invito. L'uva di Pinot nero dalla buccia nera e dalla polpa bianca è alla base di tutti i grandi vini rossi della regione. Per l'Irancy si aggiunge (un massimo di 10%) il César portato fin qui, dice la leggenda, dalle legioni romane. 
È un vino fruttato, che pare ricco al palato e che lascia un lungo e bel ricordo dopo l'assaggio.
La via del ritorno appare leggera e i panorami sembrano più vivi.

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