Le Petit Jounal era il
settimanale francese che aveva ispirato la nostra Domenica
del Corriere.
In copertina sempre un disegno a
colori che descriveva un avvenimento importante o singolare avvenuto
nel mondo.
Le Petit Jounal è anche
il nome di un bar nel quale siamo entrati per riscaldarci un po'.
Gli infissi in legno sono lucidi
e l'ottone del bel tavolo centrale brilla. Una parete è tappezzata
con pagine di vecchi giornali ormai ingialliti, inglesi e italiani.
Il Resto del Carlino annuncia la guerra con caratteri
cubitali. C'è anche una prima pagina del Petit Journal del
1911: si vede una pattuglia di soldati cinesi che ferma un gruppo di
profughi. La didascalia dice che scappano dalla Manciuria colpita
dalla peste. Un militare con una lunga treccia che sbuca dal casco,
blocca con un gesto imperioso il carro dei profughi. A fianco appare
uno scorcio della Grande Muraglia.
Il bar è quasi vuoto ma dalla
sala ristorante a fianco si sentono voci e risa. Il padrone discute
con due amici e brinda con un bicchiere di birra. Ad un tavolinetto
rotondo una coppia con un bambino mangia chiacchierando.
La giornata è ventosa e gli
scrosci di pioggia sono frequenti. Nella stada qualcuno prova ad
aprire l'ombrello ma il vento è troppo forte.
Le Petit Jounal è uno dei
rari locali aperti. È il 25 dicembre, i negozi sono chiusi e anche i
bar e i ristoranti hanno preferito abbassare le serrande.
Sul lungomare parecchia gente
passeggia, imbaccuccata in sciarpe e maglioni. Molti si avventurano
sul molo, fino al faro. Poco lontano è attraccata una nave, pronta a
partire per l'Inghilterra. A qualche chilometro da lì parte il
tunnel che attraversa il canale della Manica ma i traghetti
continuano a funzionare, anche perché sono meno cari.
Il cielo è grigio ed anche il
mare ha un colore metallico, di una tonalità un po' più calda: la
foga delle onde rimescola la sabbia che ingiallisce l'acqua.
È da poco passato mezzogiorno ma
il sole è basso. A tratti, da dietro i palazzoni che fanno barriera,
qualche raggio perentorio si infila tra il mare e la spessa coltre di
nuvole scure. Il faro è illuminato come davanti ad uno sfondo
teatrale. Qualche raffica più violenta solleva la sabbia che
colpisce come spilli.
Su un grande parcheggio una
friterie, vera istituzione da queste parti, propone cartocci
di patatine e salsicciotti.
Sull'immensa spiaggia due ragazzi
fanno volare un cervo volante mentre un cane corre abbaiando
inseguendo i gabbiani che, quando si avvicina troppo, spiccano il
volo e, senza muovere le ali, si lasciano portare dalle raffiche.
Un
uomo con una giacca a vento gialla passa velocemente maneggiando due
bastoncini simili a quelli da sci. Dopo qualche minuto non è che un
punto colorato nel grigio tra sabbia e cielo, poi scompare.
Bray Dunes è
la spiaggia più settentrionale di Francia. Le insegne sono anche in
fiammingo e augurano il benvenuto ai belgi che, dal loro paese,
scendono verso sud. Qui c'era la dogana ormai abbandonata.
Le
palazzine e le villette sul lungomare sono quasi tutte chiuse, solo
qui e là una decorazione natalizia illumina la finestra. A qualche
metro prima della frontiera Le Palais du
Picon (un liquore
amarognolo per «correggere» la birra) è aperto ma quasi vuoto. Un
vecchio signore si muove lentamente dietro il bancone.
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Benvenuti in Francia |
Di fronte,
un'altra friterie aspetta
fiduciosa i clienti natalizi. Una coppia di cavalieri si ferma
davanti al chiosco e ordina panini con salsiccie. Il proprietario ci
consiglia di aspettare il cartoccio di patatine nel bar vicino dove
ce lo porterà: Je ne suis pas dépassé par les événements
ci assicura.
Nel
Palais du Picon una
radio trasmette musica leggera e pubblicità. Un gruppo di persone,
reduci da un'escursione a piedi, entra nel locale e ordina da bere.
Sono
le cinque ed è ormai quasi notte. È ora di rientrare.
Complimenti..descrizione coinvolgente!!!
RispondiEliminabelle foto, e bel viaggio, il mare in inverno !!
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