La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



lunedì 22 aprile 2013

Grotta di Sant'Angelo a Palombaro (Chieti)

Sulle pendici orientali della Maiella, non lontano da Fara San Martino, Palombaro è su un colle a circa 500 metri di altezza. Siamo nella comunità montana della Maielletta. È nel territorio di questo comune che si trova la grotta di Sant'Angelo, un misterioso e sorprendente luogo di culto, situato in un'ampia apertura nella roccia della montagna. Dalla frazione di Cantagufo parte una mulattiera che sale verso il monte poi un sentiero permette di arrivare, in una decina di minuti, alla grotta, nascosta nel bosco di faggi.
La grotta non è molto profonda e l'ampia apertura permette alla luce del giorno di arrivare fino ai resti in muratura situati nel fondo. Non resta molto di ciò che ha l'apparenza dell'abside di una chiesa. Una stretta finestra ad arco si apre verso la valle mentre nella parte superiore è un'elegante decorazione di piccole arcate.

Dell'origine e del significato di questi ruderi non si sa praticamente nulla. Una sola citazione in una bolla papale del XIII secolo che, nell'elenco dei possedimenti del monastero di San Martino, cita la chiesa di Sant'Angelo a Palombaro. Sembra che nell'antichità vi si venerasse Bona, dea della fertilità. È Sant'Agata che, con l'arrivo del cristianesimo, ha sostituito nella cultura popolare la dea Bona come protettrice della fertilità proteggendo le donne dal serpente che vorrebbe rubare loro il latte. Le grandi vasche scavate nella roccia e situate nella parte anteriore servivano forse a raccogliere acque miracolose. Per molto tempo la grotta è servita da stalla per i pastori del paese a cui il comune la affittava. Negli anni trenta del Ventesimo secolo fu ripulita e riaperta al culto.

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