sabato 4 ottobre 2014
Ernest Hemingway: l'Abruzzo in Addio alle Armi
-Devo proprio andare.-Disse
-Posso esserle utile in qualcosa? - Chiese, pieno di speranza.
-No, solo per chiacchierare.
-Porterò i suoi saluti alla mensa.
-Grazie per tutti questi bei regali.
-Niente.
-Ritorni a trovarmi.
-Sì. Arrivederci.
Mi batté sulla mano.
-Ciao. -Dissi in dialetto- Ciao -Ripeté
Era buio nella stanza e l'attendente che era rimasto seduto ai piedi del letto si alzò e uscì con lui. Gli volevo molto bene e speravo che una volta o l'altra potesse ritornare negli Abruzzi. Faceva una porcheria di vita alla mensa e la sopportava bene ma pensavo a come sarebbe stato al suo paese. A Capracotta, mi aveva detto, c'erano le trote nel torrente sotto la città; era proibito suonare il flauto la notte, quando i giovanotti facevano le serenate. Soltanto il flauto era proibito. Perché? Avevo chiesto. Perché alle ragazze non faceva bene udire il flauto di notte. I contadini chiamano tutti Don e quando incontrano qualcuno si tolgono il cappello. Suo padre andava a caccia ogni giorno e si fermava a mangiare nelle case dei contadini. Per loro era sempre un onore. Uno straniero, per cacciare, deve presentare un certificato che non è mai stato arrestato. C'erano gli orsi sul Gran Sasso d'Italia, ma era lontano. Aquila era una bella città. D'estate la notte faceva fresco e la primavera degli Abruzzi era la più bella d'Italia, ma quel che era bello era l'autunno, per andare a caccia nei boschi di castagni. Gli uccelli erano tutti buoni perché si nutrivano d'uva e non c'era mai bisogno di preparare una colazione perché i contadini erano sempre onorati, si mangiava in casa loro.
Dopo un po' mi addormentai.
-Posso esserle utile in qualcosa? - Chiese, pieno di speranza.
-No, solo per chiacchierare.
-Porterò i suoi saluti alla mensa.
-Grazie per tutti questi bei regali.
-Niente.
-Ritorni a trovarmi.
-Sì. Arrivederci.
Mi batté sulla mano.
-Ciao. -Dissi in dialetto- Ciao -Ripeté
Era buio nella stanza e l'attendente che era rimasto seduto ai piedi del letto si alzò e uscì con lui. Gli volevo molto bene e speravo che una volta o l'altra potesse ritornare negli Abruzzi. Faceva una porcheria di vita alla mensa e la sopportava bene ma pensavo a come sarebbe stato al suo paese. A Capracotta, mi aveva detto, c'erano le trote nel torrente sotto la città; era proibito suonare il flauto la notte, quando i giovanotti facevano le serenate. Soltanto il flauto era proibito. Perché? Avevo chiesto. Perché alle ragazze non faceva bene udire il flauto di notte. I contadini chiamano tutti Don e quando incontrano qualcuno si tolgono il cappello. Suo padre andava a caccia ogni giorno e si fermava a mangiare nelle case dei contadini. Per loro era sempre un onore. Uno straniero, per cacciare, deve presentare un certificato che non è mai stato arrestato. C'erano gli orsi sul Gran Sasso d'Italia, ma era lontano. Aquila era una bella città. D'estate la notte faceva fresco e la primavera degli Abruzzi era la più bella d'Italia, ma quel che era bello era l'autunno, per andare a caccia nei boschi di castagni. Gli uccelli erano tutti buoni perché si nutrivano d'uva e non c'era mai bisogno di preparare una colazione perché i contadini erano sempre onorati, si mangiava in casa loro.
Dopo un po' mi addormentai.
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Grazie. Ho letto Addio alle armi tanti anni fa e non ricordavo assolutamente questa parte.
RispondiEliminaDovrei rileggerlo.
Se ti interessa, mi pare che la lettura integrale del libro sia ancora disponibile sul sito di Radio 3 (programma "Ad alta voce")
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