domenica 15 gennaio 2017
Bretagna 2
Arrivò
in una cappella che si scorgeva da lontano su una collina. Era una
cappella tutta grigia, molto piccola e molto vecchia, nell'aridità
dei dintorni, un gruppo di alberi, anch'essi grigi e già senza
foglie, sembravano come capelli, capelli gettati tutti dallo stesso
lato, come da una mano che fosse passata.
E
la mano era la stessa che fa affondare le barche dei pescatori, mano
eterna dei venti dell'ovest che piega, nel senso delle onde e dei
marosi, i rami ritorti delle rive. Erano cresciuti storti e
intecciati, vecchi alberi, curvando la schiena sotto lo sforzo
secolare di quella mano.
Gaud
si trovava quasi alla fine della suo tragitto, poiché era la
cappella di Pors-Even; allora si fermò per guadagnare tempo.
Un
muretto cadente disegnava un recinto racchiudente delle croci. E
tutto era dello stesso colore, la cappella, gli alberi, le tombe; il
luogo tutto intero sembrava uniformemente brunito, corroso dai venti
del mare; un uguale lichene grigiastro, con le sue macchie di un
giallo pallido di zolfo, copriva le pietre, i rami nodosi e i santi
di granito che stavano nelle nicchie del muro.
È
stato lo scrittore Pierre Loti, al
secolo Louis Marie
Julien Viaud, che nel
suo più celebre romanzo Pescatore
d'Islanda
ha narrato e esaltato l'epopea dei pescatori che partirono da queste
coste per affrontare le burrasche dell'oceano.
Nel
libro la descrizione della vita dei pescatori – fatta da chi aveva
navigato come marinaio per più di quarant'anni - assume un valore
quasi etnologico. Ma il vero personaggio centrale del libro è il
paesaggio di Bretagna, paesaggio animato e vivente che sembra
dialogare e interpellare gli uomini. I
venti e le nuvole, le onde e le tempeste sono
protagonisti fatali e ineluttabili nella vita degli abitanti;
elementi
rispettati e temuti.
Ritroviamo
le
cappelle e le croci dei luoghi descritti da Loti.
Manca la voce del
vento, anzi l'aria è tiepida in questo squarcio quasi primaverile.
Il granito delle pietre mostra però i segni del tempo e delle folate
che lo hanno corroso. Sulle lapidi i nomi sono spesso quelli di
giovani marinai, mai tornati dalle loro prime campagne di pesca.
Sotto
il piccolo porticato della cappella di Perroz Hamon, la “cappella
dei naufraghi”, ancora ex-voto e lapidi in memoria di pescatori
scomparsi in mare. Ogni
battello partito da Perroz-Haumon aveva a bordo una statua della
Vergine venerata. Le
numerose statue della Vergine, ricordano il fervore a volte
superstizioso con il quale ci si rivolgeva ad essa per implorare un
mare clemente e un ritorno senza danni al porto.
Seguiamo
le stradine e i sentieri percorsi dai personaggi di Pierre Loti:
Pors-Even, l'Arcouest, la Chapelle de la Trinité, Launay, Kerroc'h,
Porz Don. In lontananza, sullo sfondo di questo grandioso paesaggio è
l'isola di Bréhat.
Qua
e là, spesso all'incrocio di due strade, un calvario in pietra. Sono
numerosi in tutta la regione, spesso semplici croci, a volte molto
più complessi. Si mescolano ai monumenti megalitici precristiani di
cui hanno probabilmente ripreso la funzione. A Kerroc'h, il calvario
Cornic, fatto erigere all'inizio del XVIII secolo da una ricca
famiglia del luogo al ritorno da un pellegrinaggio in terra Santa.
Sulla base triangolare sono tre momenti della passione di Cristo
mentre su un lato della croce non manca l'implorazione alla Vergine:
Mater Salvatoris, Mater Creatoris.
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