L'île
de Bréhat, l'isola di granito rosa. La strada, dopo aver lasciato
Ploublazanec, prosegue per un paio di chilometri verso nord fino a
fermarsi sulla riva dell'oceano.
C'è un parcheggio, già occupato da
numerose automobili, e poi un lunghissimo pontone alla fine del quale è
attraccato un piccolo traghetto.
Di fronte, si vede il profilo
dell'isola di Bréhat, poco distante dalla costa. Malgrado il sole,
il vento è abbastanza freddo e sulla passerella le raffiche sono
piuttosto forti. Qualche viaggiatore spinge il suo carrello verso il
battello, altri stanno ancora sbarcando.
Quindici
minuti di attraversata. Il traghettatore ci avverte che siamo a bassa
marea e che quindi l'attracco sull'isola si farà fuori dal porto
“chiuso”.
Sull'isola
non ci sono automobili; chi viene con molti bagagli può prendere un
trenino trainato da un piccolo trattore oppure usare un carrello
simile a quelli che si vedevano una volta nelle stazioni ferroviarie.
All'arrivo,
la stradina di cemento che parte dal pontone di attracco è
lunghissima e in salita; spingere uno di quegli aggeggi carico di
valigie non è cosa di tutto riposo soprattutto con il vento gelido
che soffia in senso contrario. Il mare è color grigio piombo.
L'isola
non è molto grande, si allunga da sud verso nord per circa tre
chilometri. È divisa in due parti unite da un solo punto di
passaggio, un ponticello di pochi metri che, a marea bassa, scavalca
una landa umida e a marea alta è lambito dalle acque.
Circa
quattrocento persone abitano sull'isola ma in estate i turisti sono
qualche migliaio.
Belle
case in pietra con giardini e fiori anche in questo strano fine
dicembre che sembra primavera.
Vagabondiamo lungo le stradine
asfaltate fino ad arrivare all'unico borgo. Sulla piazza molta gente
anche ai tavoli esterni dei bar.
Continuiamo
la nostra passeggiata. Bellissimi scorci con colori caldi. Il sole
illumina e fa brillare il rosa del granito che contrasta
magnificamente con il blu del mare, l'azzurro del cielo e il verde
dei prati.
C'è una luce intensa e splendente. Paesaggi daa cartolina
con pini marittimi che fanno da decoro.
Le stradine sinuose
serpeggiano qua e là e allungano piacevolmente il percorso.
Arriviamo alla punta settentrionale dove c'è un faro.
Un contadino
ha esposto su un banchetto i suoi prodotti in vendita (marmellate,
erbe, verdure) e un cartello invita gli eventuali acquirenti a
servirsi e a lasciare i soldi in una scatola.
La
giornata scorre velocemente e, quando la nostra lunga passeggiata
finisce, è ora di riprendere il traghetto che questa volta, con
l'alta marea, può attraccare più vicino al “porto chiuso”.
Decidiamo
di sederci sui posti all'aperto ma è un'idea non fortunata: quando
il battello sti stacca dal molo un vento gelido ci intirizzisce per
tutto il – fortunatamente breve – tragitto.
Itinerario molto bello e atmosfere suggestive. Il fascino dell'isoletta per me è irresistibile.
RispondiEliminaA presto!
Ciao Barba, a presto!
EliminaIn Bretagna, durante il mio secondo viaggio, trekking sui Sentieri dei doganieri, ho visitato un isola simile, nell arcipelago delle Sept Iles..
RispondiEliminaSi'! Les Sept Îles sono vicinissime; una trentina di chilometri più a ovest
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