La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



giovedì 10 giugno 2010

Antonio Gramsci

Cio’ che si chiama « opinione pubblica » è strettamente connesso con l’egemonia politica, è cioè il punto di contatto tra la « società civile » e la «società politica », tra il consenso e la forza. Lo Stato quando vuole iniziare un’azione poco popolare crea preventivamente l’opinione pubblica adeguata, cioè organizza e centralizza certi elementi della società civile. [...]
L’opinione pubblica è il contenuto politico della volontà politica pubblica che potrebbe essere discorde: percio’ esiste la lotta per il monopolio degli organi dell’opinione pubblica: giornali, partiti, parlamento, in modo che una sola forza modelli l’opinione e quindi la volontà politica nazionale disponendo i discorsi in un pulviscolo individuale e disorganico.

I Quaderni del carcere II (Q7) Einaudi pag. 914-915

L’attualità del testo di Gramsci, (scritto tra il 1931 e il 1932) salta agli occhi.
Potrebbe essere l’opera di un osservatore a noi contemporaneo. E non solo osservatore dell’esemplare Italia derelitta.
Per conquistare il potere politico occorrono innanzitutto e soprattutto sostanziali mezzi economici. Ci sono poi due possibilità: o si propende per l’opzione autoritaria, ed in quel caso le risorse saranno investite per armare una forza capace di imporsi con la violenza, oppure si predilige la democrazia e quindi i capitali serviranno al controllo dell’opinione e quindi del voto.
Un esempio, non certo unico ma emblematico per il carattere apertamente pubblico della procedura, è quello degli Stati Uniti. In effetti, ben prima di arrivare al voto, è il candidato capace di accumulare le somme più ingenti da investire nella campagna che avrà le maggiori possibilità, se non la sicurezza, di vincere. E gli “investitori” non sono quasi mai dei filantropi. L’eletto non sarà il rappresentante di coloro che gli hanno dato il voto ma di coloro che gli hanno dato i soldi. E poi, come l’aveva notato Tocqueville: Negli Stati Uniti la maggioranza si incarica di fornire agli individui una massa di opinioni già pronte, alleggerendoli cosi’ dall’obbligo di averne delle proprie. Quanto alle promesse non mantenute, basterà citare un uomo politico francese : “esse non vincolano che colui che vi crede”.
La Storia ha mostrato che a volte le masse si ribellano e si rivoltano. Le rivoluzioni hanno a volte fatto saltare gli schemi. La forza e la solidarietà del popolo si sono imposte sull’autoritarismo. Ma, cio’ che è spesso il risultato di una momentanea debolezza dei detentori “naturali” del potere, nel suo carattere realmente democratico non dura molto. Repressione o manipolazione hanno riportato rapidamente, anche se a volte con forme diverse, lo statu quo ante.

La democrazia è la dittatura della maggioranza?

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