La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



giovedì 8 maggio 2014

Johann Sebastian Bach: La passione secondo Matteo, Magdalena Kozena

Che la musica di Bach sia la prova dell'esistenza di dio lo hanno detto in molti. Chissà chi è stato il primo, forse, paradossalmente, Emil Cioran.
Lasciamo da parte le divinità. Quel che è certo però è che questa musica non può lasciare indifferente qualsiasi essere sensibile. Dico sensibile piuttosto che umano perché l'aggettivo permette di escludere degli  elementi dell'umanità ma di includere quel mondo vivente che la circonda e che non deve essere considerato semplicemente sussidiario dell'uomo. È ormai nell'aneddoto corrente la storia delle mandrie che farebbero più latte ascoltando la musica. Ho conosciuto una coppia di viticoltori della regione dell'Anjou. Producono un vino vivo, ricco di profumi e di aromi, leggero al gusto ma persistente e non effimero. Mi raccontavano che avevano preso l'abitudine di mettere musica tra i filari delle vigne. 

La Passione secondo Matteo è un'opera di assoluta grandezza. Almeno in alcuni tratti uno dei più alti momenti di espressione artistica. Un respiro ritmato come il battito di un cuore universale, melodia che si alza in spirali infinite, nella quale la voce e il violino si esprimono in un dialogo immenso e irrisolto.

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