La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



sabato 17 dicembre 2011

Eremo di Sant'Onofrio sul Morrone

Fra' Pietro Angeleri da Isernia lo preferì agli ori di San Pietro e, dopo aver rinunciato nel 1295 al nome di Celestino V e alla carica papale, volle tornare quassù. 
Fu qui che era venuto a cercarlo il re di Napoli Carlo II D'Angiò per annunciargli il risultato del conclave e la sua elezione al soglio pontificio. Nelle lotte tra fazioni che infuriavano al suo interno la curia romana pensava di trovare in un mite e popolare monaco un papa docile e malleabile. Fra' Pietro accettò, forse a malincuore, di seguire il re a L'Aquila per l'incoronazione nella basilica di Collemaggio. Ma papa non lo sarà che per quattro mesi, estraneo alle beghe e agli intrallazzi di corte. 
Carlo aveva bisogno di un pontefice che ratificasse l'accordo con gli Aragonesi per riappropriarsi della Sicilia. Porterà Celestino V a Napoli, quasi come un prigioniero. Ma quest'ultimo lascerà la corte e tornerà sulla sua montagna. 
Un ultimo soggiorno che non durerà molto, il suo successore Bonifacio VIII lo preferiva prigioniero e lo farà rinchiudere a Fumone, nella Ciociaria non lontana dove morirà due anni dopo.
E chissà se Dante avesse veramente ragione a chiamarlo «vile» per il gran rifiuto e a condannarlo alle pene dell'inferno. Perché ci volle sicuramente un gran coraggio per abbandonare Roma e la sua corte e per tornare a fare l'eremita.
Queste montagne furono a lungo un luogo privilegiato per quei mistici che cercavano la solitudine e il raccoglimento. Luoghi sacri fin dall'antichità, nei quali i segni di una religiosità già precristiana, sono visibili qui vicino, nelle pitture rupestri o nei resti del tempio dedicato a Ercole Curino.
L'eremo di Sant'Onofrio è come incastonato sulle pendici del Morrone. Lo si vede da lontano a mezza costa, con il suo inconfondibile porticato aperto sulla valle.
Per arrivare all'eremo, ancora oggi meta di devozione popolare, si passa vicino all'abbazia del Santo Spirito, anch'essa fondata da Pietro Angeleri. L'imponente costruzione ai piedi della montagna è stata a lungo ridotta a penitenziario e solo da qualche anno è in via di restauro (sono ancora visibili le garitte di guardia).
La strada asfaltata sale fino ad un piazzale. Qui comincia il sentiero che, salendo a tornanti sale fino ai 630 metri dell'eremo. Una breve passeggiata che diventa più impegnativa se si vogliono raggiungere i resti dell'eremo di san Pietro, più in alto sulla montagna.

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