venerdì 23 novembre 2012
Bernard Ollivier: La lunga marcia
Ha
deciso di percorrere a piedi l'antica via della seta, partendo da
Istambul e dirigendosi verso l'oriente. Vuole fare il percorso a
piedi e quando è costretto, per cause di forza maggiore, ad
accettare un passaggio, il giorno dopo torna indietro e riprende la
sua marcia esattamente dal punto in cui l'aveva interrotta.
Il
viaggio verso la Cina è stato preparato da una prima lunga camminata
che da Parigi lo ha portato a Santiago di Compostella. Più di 2300
chilometri sulle traccie dei pellegrini che, fin dal medioevo, per
devozione o per scommessa personale si recano sulla tomba di San
Giacomo.
Ollivier
ha dunque alle spalle un sostanzioso allenamento ma per la sua nuova
avventura le condizioni saranno ben più difficili. Non più le
tranquille campagne francesi e spagnole ma un mondo a lui
sconosciuto, spesso scosso da conflitti, da tensioni politiche,
sociali, economiche.
Sul
treno che lo porta verso Istambul, dove ha deciso di stabilire il
punto di partenza della sua lunghissima camminata, Ollivier riflette
e rimugina sul senso della sua impresa. In molti, familiari e amici,
hanno tentato di dissuaderlo: ha più di sessant'anni, sono avventure
che mal si adattano ad una persona sulla soglia della vecchiaia: Mai
come in questo momento, di fronte alla notte nera, ho dubitato della
riuscita del moi progetto.
È
in seguito ad un periodo di crisi personale che l'ex giornalista ha
deciso di mettersi in cammino. Arrivato all'età della pensione è
rimasto solo, dopo la morte della moglie, i figli ormai adulti, una
vita professionale ormai terminata. Decide di mettersi in cammino per
sfuggire al senso di depressione che cominciava ad angustiarlo.
Siamo
nel 1999, il millennio è al termine. Per Ollivier è l'inizio di un
lungo viaggio che, in quattro tappe, lo porterà dalle porte
dell'Europa alla Cina.
Attraversare
l'Anatolia è la prima impresa. Tremila chilometri di marcia,
attraverso lande desolate, su strade sconosciute, sotto un sole
cocente. Ogni incontro può trasformarsi in festa o in pericolo. I
terribili cani da pastore kangals ma anche i jandarmas (gendarmi
turchi) o i banditi pronti ad aggredirlo mettono a dura prova la sua
resistenza. Sono però gli incontri di persone accoglienti e
amichevoli, spesso dalle straordinarie risorse che, superando la
barriera della lingua, lo ricaricano e danno un senso alla sua prova.
Il
viaggiatore impara poco a poco a spogliarsi del superfluo. Camminare
con uno zaino per chilometri in un paese sconosciuto fa sentire il
peso di ogni oggetto, fino ad allora considerato indispensabile ma
che in realtà non lo è; fa apprezzare il cibo quando, dopo giorni
di privazioni, la pietanza, un po' più elaborata, diventa una
prelibatezza; fa capire l'importanza di un incontro dopo ore e ore di
solitudine.
Si
è potuto osservare, soprattutto nei pellegrini, che quando si
raggiunge la media di trenta chilometri al giorno, l'allenamento
fisico neutralizza la percezione del corpo. In quasi tutte le
religioni, la tradizione del pellegrinaggio ha come obiettivo
essenziale, attraverso il lavoro dell'essere fisico, l'elevazione
dell'anima: i piedi sul suolo, ma la testa vicino a Dio. Da qui
l'aspetto intellettuale del camminare che i beoti non sospettano.
La
prima tappa si concluderà in modo forzato: una malattia lo
costringerà a tornare a casa per curarsi. Il viaggio però, alla
frontiera tra Turchia e Iran, è solo interrotto e, l'anno seguente,
Bernard Ollivier ritroverà la forza e la motivazione per
riprenderlo, esattamente dal punto in cui era arrivato, in direzione
di Samarcanda.
Deserti,
montagne, villaggi perduti, popoli dai modi di vita sconosciuti e dai
codici sociali differenti. Il cammino è una scoperta continua, nel
bene e nel male: la via della seta di cui parlano i libri non esiste
più, qualche caravanserraglio spesso ridotto a rovina è la sola
testimonianza rimasta di quell'epopea. Spesso il mondo moderno è
arrivato solo con i suoi aspetti negativi: inquinamento, armi,
conflitti.
L'ultima
tappa è la più difficile. Attraverso la Cina, il camminatore è
sempre più solo. Gli incontri sono rari e sempre più all'insegna
del commercio che dell'amicizia: In Asia centrale camminavo tra
amici. Eccomi ormai a casa di fornitori.
La
motivazione che lo aveva messo in cammino comincia a scemare e il
morale è sempre più basso.
In
quest'ultimo lungo tratto attraverso le immense pianure cinesi, il
viaggio di scoperta e di incontro sembra cambiare senso, si trasforma
in un atto di volontà, una sfida personale: Camminare,
accamparsi, mangiare, dormire, poi camminare ancora, questo è adesso
il mio viaggio. La voglia di
abbandonare è spesso molto forte: Come occupare lo spirito
in questo vuoto cosmico, in mezzo al nulla, in cui niente attira il
moi interesse? Il racconto di
Ollivier si fa più introspettivo, la curiosità per il mondo
circostante lascia il posto ad un esame personale, ad una ricerca in
se stesso del senso del suo agire.
Ollivier
arriverà a Xian, al termine di una passeggiata di 12000 chilometri.
Come
spesso accade il viaggio lo ha cambiato.
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Sfida intellettuale e fisica, spirituale e materiale ... è bello perdere perso (in tutti i sensi).
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