La luna e i falo'

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti
Cesare Pavese 1949



sabato 1 ottobre 2016

Gole del Sagittario: Castrovalva

Dopo Anversa degli Abruzzi la strada che va verso Scanno risale il sinuoso tracciato del fiume Sagittario. Fino a Villalago è un susseguirsi di strettoie, di curve e di gallerie scavate nella roccia viva. Il percorso è uno dei più pittoreschi e caratteristici d'Abruzzo. La strada fu realizzata tra il 1882 e il 1892; fino ad allora solo una mulattiera, a tratti modesto sentiero, permetteva di risalire il corso del fiume. Siamo nelle cosiddette “gole del Sagittario”, conosciute e visitate già nell'Ottocento da viaggiatori stranieri che ne avevano descritto l'affascinante ambiente.

Tra questi era il barone inglese Keppel Richard Craven che viaggiò a lungo in Italia in compagnia dell'amico William Gell e che pubblicò nel 1838 un resoconto in due volumi di un suo soggiorno in Abruzzo: Excursion in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples.

Keppel Craven era un acuto osservatore, non solo dei luoghi ma anche delle genti che vi vivevano. La valle del Sagittario è descritta nella sua bellezza selvaggia, tra picchi scoscesi e foreste scure. Il fiume scorre in profonde strettoie, pronto a diventare impetuoso dopo una pioggia o allo sciogliersi delle nevi.

Per tornare alla valle di boschi cupi del Sagittario, lungo il quale ci inoltravamo: un percorso di circa due miglia ci ha portato in vista del villaggio di Anversa, situato al suo estremo, e sovrastato da montagne stupende che si accavallano una sull'altra così da presentare l'aspetto di una massa impenetrabile. Questa particolarità rende la vista molto suggestiva, così come la posizione del villaggio, che sembra molto più grande di quello che realmente è, e offre a questa distanza un aspetto del tutto orientale, per le quantità di grandi pioppi che lo circondano e si alternano tra i suoi edifici, mimando, con un'illusoria somiglianza, i cipressi che ornano tutte le città turche.

Il vallone è designato nel paese con l'appellativo di Gole d'Anversa, o Foce di Scanno, il fiume qui è solitamente denominato Acqua della Foce e assume il nome di Sagittario solo quando raggiunge la più ampia valle di Anversa; all'inizio della gola, un villaggio chiamato Castro Valva appare su un lato, in cima ad un alto picco.
Il borgo di Castrovalva, così chiamato perché appartenente alla diocesi di Valva, arroccato sulla “Cresta di Sant'Angelo” a circa 800 metri di altezza, sembra un posto di guardia all'imbocco della valle.
Dal 1922 si raggiunge risalendo una ripida strada asfaltata che sostituì il “sentiero da capre” che si inerpicava verso la cresta.
Dopo qualche tornante e una stretta galleria scavata nella roccia, la strada arriva nel cuore del paesino e qui si ferma.



Fondato attorno all'anno Mille Castrovalva è passato nel corso dei secoli tra mani di molti feudatari fino al 1817 quando il re di Napoli lo assegnò ad Anversa, comune di cui è tuttora frazione. Il borgo conta una cinquantina di abitanti, in questa giornata d'estate è piuttosto animato.
Un gruppo di bambini gioca con il pallone in una piazzetta mentre, seduti davanti all'unico bar, alcuni abitanti discutono bevendo il caffè. Le abitazioni si stringono l'una all'altra lasciando lo spazio per un paio di stradine.
Tutt'attorno il panorama risale da un lato la valle del Sagittario e dall'altro domina Anversa e si apre fino alle montagne sopra Cocullo contollando l'accesso alla valle Peligna.


Escher, l'artista olandese celebre per le sue incisioni di paesaggi impossibili, passò da queste parti e, ispirato dalla singolare posizione dell'abitato, realizzò una litografia con una veduta del borgo QUI. Oggi il tornante da cui si vede il paese con quella prospettiva è dedicato all'artista.





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