Il
silenzio è il rifugio universale, il seguito di tutti i discorsi
noiosi e di tutti gli atti stupidi, un balsamo su ognuno dei nostri
dispiaceri, ugualmente benvenuto dopo la sazietà o la delusione; lo
sfondo che il pittore non può cancellare, che sia maestro o mediocre
nella sua arte e che, qualsiasi pallida figura facciamo, resta sempre
come il nostro rifugio inviolabile, nel quale nessum malore può
raggiungerci, in cui nessuna personalità ci disturba. H.D.
Thoreau.
Ritorno
sul monte Bolza. Quasi
una tradizione.
La montagna che fa da corona al borgo di Castel del
Monte si distingue dalle altre che circondano il paese per le erte
rocce granitiche che contrastano con i colli arrotondati del
paesaggio circostante.
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Lasciando Castel del Monte che appare sotto la pineta |
Tuttavia non è una meta molto ambita. Il
picco, a sud della piana di Campo Imperatore, non supera i duemila
metri e non attira gli appassionati della performance. Eppure
la sua posizione ne fa un punto panoramico d'eccezione. Qualcuno lo
ha definito uno dei più bei panorami d'Abruzzo.
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La Rocca di Calascio, sempre ben visibile. |
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Dalla sua cima si
ammirano le catene più importanti della regione: Maiella, Sirente,
Velino e naturalmente Gran Sasso. Il cucuzzolo si vede da lontano.
Già sullo stradone che da Popoli va verso L'Aquila, nella bassa
valle del Tirino, si riconosce il profilo inconfondibile della
montagna che poi accompagna quasi costantemente il viaggiatore che sale
da Ofena e Villa Santa Lucia.
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Salendo, il panorama si apre sulla valle del Tirino | |
I
più anziani abitanti del luogo lo chiamano (lo chiamavano) monte
Corno, forse per la sua somiglianza con il fratello maggiore (il
Grande) alle sue spalle. La stessa forma trapeziodale anche se
di dimensioni ovviamente diverse. È il punto più orientale di una
serra che si chiude, sul lato opposto, con il meno severo, monte
Coccia, sulle carte Cima
di Bolza, il punto più alto
(1927 metri) della barriera che separa qui il versante rivolto verso
la piana di Navelli da quello di Campo Imperatore.
La
via di salita è, nella prima parte, la stessa del Sentiero Italia.
Si allontana dal paese in corrispondenza della chiesetta di San
Donato, a lato di una bella pineta. Il sentiero sale rapidamente
sulla costa del monte Licciardi, allontanandosi dalla strada bianca
che, più in basso a sinistra si dirige verso fonte Frenda.
Arrivati
sul dosso tra Bolza e Licciardi la mulattiera scende leggermente,
aggirando il monte verso il Guado della montagna,
là dove la via scende verso Campo Imperatore. È da qui che
abitualmente si sale, lasciando il sentiero e inerpicandosi a
sinistra sulle pendici del monte, da questa parte più erbose e meno
ripide.
C'è
però una via più diretta. Quando il sentiero scavalca il crinale,
invece di continuare verso il Guado
si punta direttamente sul Bolza.
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Dal crinale, si lascia il sentiero. Appare monte Camicia |
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Qualche vecchio segno, difficilmente
visibile però, indica il cammino ma sarà piuttosto un imponente ed
evidentissimo masso a servire da riferimento.
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Dal pietrone si vede la strada che sale a Capo la Serra |
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Scavalcato il pietrone
si continua a salire fino ad un primo colle (chiamiamola anticima).
Da qui, senza cambiare direzione si scende per qualche metro per poi
riprendere la salita indicata da una fin troppo evidente freccia
rossa.
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La via è indicata da una freccia. |
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Si sale con qualche modestissimo passaggio in arrampicata, per
arrivare rapidamente sulla cima, annunciata da una figurina sacra in
terracotta fissata sulla roccia.
Lì vicino è anche una targa della
polisportiva di Castel del Monte.
Nelle
giornate più limpide il belvedere è sorprendente.
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La Maiella, il Morrone, le montagne della Marsica. | |
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Il Sirente, i Simbruini |
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Il Velino |
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Il Corno Grande, il Prena |
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Monte Prena e Monte Camicia |
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Verso Vado di Sole |