mercoledì 13 febbraio 2013
Gran Sasso: Valle Caterina
Ecco
un appunto inattuale, una passeggiata estiva raccontata nel febbraio
gelato.
Mese
d'agosto. Un'atmosfera prealpina in questo angolo del massiccio del
Gran Sasso.
Le alte cime chiudono, possenti, il panorama al di là
della conca di Campo Imperatore ma qui le creste sono più
arrotondate, solo il monte Meta ripropone una, pur modesta, piramide
rocciosa.
I prati sono di un bel verde e la pineta copre, con un tono
più cupo la china del colle.
Vicino,
più vasta, la faggeta brilla di mille sfumature e si distende verso
la valle sottostante.
Un
vento tiepido, venuto dal mare risale le colline del versante
pescarese, facendo cantare gli alberi. La luce dell'estate penetra a
tratti i fitti rami con chiazze di giallo tra le più vaste ombre.
Lo
spesso strato di foglie che macera nel sottobosco spande un odore di
humus, mentre al sole, le fioriture attirano sciami di insetti.
Questo
scorcio di montagna appare meno rude e severo accanto al massiccio
roccioso e della piana sterminata che si distende verso ovest.
Angoli
gradevoli e attraenti catturano lo sguardo e invitano ad una pausa;
quando il vento si ferma il cicalare degli uccelli riempie il
silenzio.
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domenica 3 febbraio 2013
Calascio (AQ)
Dai campi di Castelvecchio Calvisio la
strada sale rapidamente, in pochi tornanti, verso Calascio.
Dal basso
il paese appare a mezzacosta, sovrastato dai ruderi del borgo di
Rocca Calascio e dall'inconfondibile sagoma del suo bastione.
Calascio e Rocca Calascio erano due paesi distinti e lo sono restati
fino al 1915 quando l'ennesimo terremoto scaccio' quasi tutti gli abitanti
di Rocca che si trasferirono nel paese sottostante.
Calascio troppo spesso dimenticato. Da
chi sale alla celebre rocca senza fermarsi, chi va verso Castel del
Monte e Campo Imperatore, chi si ferma a Santo Stefano di Sessanio.
Il paesino vive tranquillo le sue stagioni, sempre più abbandonato
in inverno (nel 2011 gli abitanti non erano ormai che 137), con un
sussulto di vitalità nel mese di agosto quando il bar Vittoria e la
sagra del pecorino animano la vita paesana.
Il bar è accanto alla
piazza nuova, scavata nella montagna. Voluta per dare uno spazio alle
feste e al mercato, con il suo stile parcheggio di supermercanto
non è, purtroppo, una riuscita.
Ma basta addentrarsi tra le viuzze del
borgo per scoprire il fascino, sobrio ma sincero, del posto.
Begli
scorci di palazzine, bifore ricamate e portali monumentali, reduci
dei tempi ricchi delle famiglie Frasca e Chiola, vicino a modeste
casette dai giardini incolti in cui erbe e fiori selvatici si
scapricciano in forme variopinte.
Nell'ufficio postale in miniatura,
ricavato in una stanzetta di una casa d'angolo, l'impiegata si occupa
dei clienti dietro un minuscolo bancone. Alla sua destra, al di là
di una finestra, il panorama si dispiega verso la valle. Poco lontano
dalla Posta, su uno spiazzo, una bambina, futuro muratore, gioca da sola e si gira
sorpresa quando passiamo.
Anche un cagnolino si affaccia al loggiato
e ci osserva incuriosito: passanti non sono molto numerosi.
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