Da
Villa Santa Lucia degli Abruzzi la strada sale per una decina di
chilometri verso Castel del Monte attraversando un paesaggio di
boschi e di colli. Sulla destra la montagna di eleva rapidamente,
coperta da boscaglia. A sinistra i colli sono più dolcemente
arrotondati, anch'essi coperti di boschi. A tratti appare davanti lo
sperone roccioso di monte Bolza, già visibile molto più in basso,
dalla strada che attraversa la valle del Tirino. Tra i due paesi
l'unico edificio è quello di un'azienda zootecnica, nessun altra
abitazione. La strada, con decine di curve, è sempre in salita, a
volte più decisa, con qualche stretto tornante. Castel del Monte,
fino ad allora sempre nascosto, appare all'improvviso dopo un'ampio
giro attorno ad un ennesimo colle. Il paese si presenta in modo
perentorio, stagliandosi imperioso, quasi gonfiando il petto:
sorprende il viaggiatore.
Arrivando
dalla strada provinciale che sale da Barisciano invece il paese
appare da lontano. Dopo aver attraversato in tutta la sua estensione
l'abitato di Calascio, si sale con una curva fino ad uno spiazzo,
sorta di modesto valico montano. Sulla sinistra inizia la strada che
si inerpica verso le rocca sovrastante. La provinciale continua verso
destra, scendendo brevemente nella valle, il cosiddetto «campo»
ngàmbë. Castel del Monte si mostra e si espone. Nella parte
più bassa dell'abitato la chiesa della Madonna del Suffragio
dispiega la sua vela quadrata. Le sue finestre ovali e il grande
portale appaiono come un viso di persona che esprima sorpresa o
stupore di fronte a chissà quale evento.
Ad occidente, poco distante
ma ben isolato è il cimitero: le nostre radici come lo precisa la
lapide posta dall'amministrazione comunale qualche anno fa. Le tombe
sono in discesa, rivolte verso la valle. Nella parte più bassa,
l'edificio dei loculi chiude il lato meridionale del luogo. A fianco
del vecchio cimitero è ora una sorta di palazzina dallo stile
alquanto moderno, costruita per accogliere i nuovi ospiti. Un bel
balcone si apre al primo piano sul panorama sottostante.
Prima
di salire fin quassù la strada attraversa, quasi pianeggiante la
piana di San Marco, luogo di antichi insediamenti e di cruente
battaglie. Da qui il paese sembra incastonato a mezza costa, il colle
su cui è posato si confonde con la serra di monti che sta alle sue
spalle.
Chi ritorna dopo una lunga assenza ha il tempo di
familiarizzarsi con il profilo delle case di pietra, sovrastate dalla
torre, un tempo di guardia, oggi campanaria (piuttosto, tornerà ad
esserlo quando si ripareranno i danni del terremoto del 2009). Per i
castellani, partiti, per amore o per forza, ai quattro angoli del
mondo, svoltare l'ultima curva di Calascio è sempre un momento
particolare. Momento in cui non si ancora arrivati, la meta, di cui
tanto si è parlato e a cui si è tanto pensato durante il viaggio,
appare infine, ancora lontana ma concreta. Per sei chilometri ci si
proietta mentalmente in quella cartolina che però è ben reale. Cosa
si farà appena arrivati?, Chi si incontrerà?, Fa freddo? (spesso),
Fa caldo? Chissà che cosa è cambiato? Chissà chi è già tornato?