Sorprendentemente,
Bominaco è un paese poco conosciuto nei circuiti turistici
abruzzesi. Sarebbe però veramente un peccato, per chi si trovasse
nella regione, non visitare questo sito magnifico e affascinante.
Sull'altopiano
di Navelli, tra L'Aquila e Popoli, il borgo si trova un po' in
disparte e nascosto. Bisogna lasciare la strada principale che
attraversa il piano e dirigersi verso la valle dell'Aterno. Superato
il paese di Caporciano si arriva rapidamente alla frazione di
Bominaco.
Su una cresta rocciosa appaiono i resti del castello con le
sue mura e la torre cilindrica.
Bella è la veduta circostante con in
lontananza a fare corona le vette del Gran Sasso, della Maiella, del
Sirente e del Velino.
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La catena del Gran Sasso e il borgo di San Pio delle Camere |
In estate, il breve sentiero che porta ai
ruderi profuma di timo selvatico e si colora di ginestre in fiore.
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Le mura del castello |
Ma
non sono solo il castello e il borgo di Bominaco a spingere fin qui
il viaggiatore.
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Le chiese viste dal castello |
Più
vicino al paese due chiese benedettine ricordano la presenza di un
monastero di origini antichissime.
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La chiesa abbaziale |
La
tradizione parla della presenza di un missionario, San Pellegrino,
venuto dalla Siria e martirizzato in Abruzzo nel IV secolo. Gli
abitanti lo seppellirono nel loro cimitero e più tardi eressero un
monumento. Una scritta incisa sul fianco dell'altare della chiesa
abbaziale lo afferma in maniera quasi perentoria: CREDITE QUOD HIC
EST CORPUS BEATI PELLEGRINI (Credetelo! Qui è il corpo del beato
Pellegrino).
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La pietra con la scritta che indicherebbe la sepoltura di San Pellegrino. Secondo la tradizione, mettendo l'orecchio sul foro si sentirebbe il battito del cuore del santo. Abbiamo provato... |
La
fama di San Pellegrino si diffuse in tutta la regione e, verso la
fine dell'VIII secolo, fu costruita, sul luogo della sepoltura, una
prima chiesa.
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La facciata posteriore dell'oratorio con l'ingresso riservato ai monaci |
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Il pronao dell'oratorio è più recente |
Alla
fine dello stesso secolo, Carlo Magno, venuto in Abruzzo per altre
vicende, favorì la costruzione dell'Oratorio, dotò la chiesa di
terre e poi l'assegnò alla potente abbazia benedettina di Farfa, in
Sabina che inviò sul sito di Bominaco un gruppo di monaci. Cominciò
così la secolare storia dell'abbazia abruzzese, avamposto di quella
di Farfa fino all'inizio dell'XI secolo, poi indipendente.
Fu
il conte Oderisio, nel 1001, ad arricchire l'abbazia con donazioni di
terre, boschi, vigne, pascoli e interi paesi.
Tra
il XII e il XIII secolo l'abbazia di Bominaco conobbe un periodo di
prosperità. Fu completata la costruzione della chiesa abbaziale e si
costruì anche il castello difensivo sul colle vicino. Doveva
permettere ai monaci di trovare un rifugio in caso di pericolo e di
proteggere i beni da eventuali saccheggi.
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L'interno dell'oratorio |
Nel
1263 cominciarono i lavori di decorazione nella chiesa più piccola,
il cosiddetto Oratorio di San Pellegrino. Il piccolo edificio, assai
modesto nella sua apparenza esteriore, fu coperto all'interno da
affreschi di grande fascino.
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L'adorazione dei magi |
In
anticipo di qualche decennio rispetto alla “rivoluzione culturale”
che Giotto compirà ad Assisi per esaltare il nuovo ordine mendicante
francescano che si sviluppava e si diffondeva, i benedettini di
Bominaco allargarono gli spazi della raffigurazione pittorica,
superando con decisione i limiti dell'arte bizantina, introducendo
nelle rappresentazioni una sensibilità naturalista ma anche
un'iconografia nuove e originali.
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La lavanda dei piedi |
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La tentazione del serpente |
Gli
studiosi deducono dalla stretta simmetria tra soluzioni pittoriche e
etica dell'ordine che siano gli stessi monaci ad aver realizzato i
cicli di affreschi.
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La sepoltura del Cristo |
Più precisamente si pensa che siano tre i
“Maestri”, restati però anonimi, ad aver lavorato nell'oratorio:
il Maestro dell'infanzia, il Maestro della passione e il Maestro
miniaturista. Quest'ultimo è l'autore del calendario bominacense,
forse l'immagine più celebre dell'Oratorio.
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I primi tre mesi del calendario |
Dipinto
per l'uso liturgico della comunità il calendario è uno dei più
antichi di questo tipo ancora esistenti in assoluto. Ad ogni mese
corrispondono, su due quadri, un'immagine rappresentativa, il segno
dello zodiaco e le date essenziali dell'anno ecclesiale e di quello
benedettino.
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Il bacio di Giuda |
Le
chiese di Bominaco furono forse uno delle ultime espressioni della
cultura benedettina in Abruzzo. Di lì a poco comincerà il lento
declino dell'Ordine e, alla fine del XV secolo, anche i monaci del
luogo abbandoneranno il monastero il cui abate sarà ormai nominato
da signorotti locali che ne avevano ottenuto il privilegio dalla
gerarchia ecclesiastica.
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Sul lato della cattedra l'abate regge il bastone pastorale simbolo della sua indipendenza dal vescovo di Valva |
Finisce
così la storia del monastero benedettino di Bominaco di cui restano
però queste splendide testimonianze.