Oggi il paesaggio è bucolico, prati e boschi con qualche cascina qua e là. Il luogo è agreste anche se non siamo lontani dalla zona mineraria e sullo sfondo si vedono i “terrils”, le colline artificiali costituite dalle scorie dell'estrazione del carbone.
Ma al di là dei monumenti e dei cimiteri, quei cinque anni di guerra hanno segnato e modificato il paesaggio; quello che vediamo è ancora, almeno in parte, il risultato di quei combattimenti.
Per gli strateghi dei due campi le colline dell'Artois erano diventate un nodo essenziale. In una regione completamente pianeggiante erano qui gli unici rilievi che permettevano il controllo del territorio circostante e in particolare della città di Arras, restata in territorio francese ma minacciata dall'esercito tedesco.
Per le truppe australiane, neozelandesi, canadesi, all'epoca ancora colonie inglesi, fu su queste terre che nacque la loro storia nazionale. I cimiteri militari sono visitati dai discendenti di quegli uomini che avevano fatto migliaia di chilometri per venire a combattere e morire un un paese che spesso non conoscevano e del quale non sapevano nulla.
Partiamo dalla chiesa di Notre Dame de Lorette. Circondata da un cimitero francese, necropoli nazionale con 20000 tombe e un ossario con 22000 militi ignoti; essa si trova su una delle creste tanto contese. È l'unico edificio religioso presente in questi luoghi di memoria; fu costruito nel 1925 sul sito di una precedente chiesetta dedicata a Nostra Signora di Loreto (Notre Dame de Lorette appunto).
Si tratta di un grande cerchio, all'interno del quale, su 499 pannelli sono incisi nomi di 579606 caduti sul fronte del Nord-Pas-de-Calais dal 1914 al 1918.
Attraversiamo la campagna e risaliamo verso la Cresta di Vimy. È un luogo altamente simbolico per i canadesi. Furono le loro truppe a combattere accanitamente per conquistare questo balcone strategico.
Il gigantesco monumento in pietra bianca raffigura tutti i simboli dell'epopea delle truppe canadesi. Vimy è un nome conosciuto in quel paese.
Il monumento è rappresentato sui biglietti da 20 dollari.
Il sito è stato donato dallo Stato francese al Canada e sono quindi i canadesi ad occuparsene e ad accompagnare i visitatori.
Le bombe inesplose sono ancora numerose e, per evitare il pericolo che potrebbero incorrere i falciatori, sono le pecore ad essere incaricate del taglio dell'erba.
Terra, terra, terra. Terra, con le tue pieghe, con le tue buche, coi tuoi avvallamenti in cui ci si può gettare, sprofondare. Terra, nello spasimo dell’orrore, tra gli spettri dell’annientamento, nell’urlo mortale delle esplosioni, tu ci hai dato l’enorme risucchio della vita riconquistata! La corrente della vita, quasi distrutta, rifluì per te nelle nostre mani, così che salvati in te ci seppellimmo, e nella muta ansia del momento superato mordemmo in te la nostra gioia!
Di colpo, al primo tuonare di una granata, torniamo con una parte di noi stessi indietro di migliaia d’anni. È un intuito puramente animale quello che in noi si ridesta, che ci guida e ci protegge.
Incosciente, ma assai più rapido, più sicuro, più infallibile che non la coscienza. Non si può spiegare; si va senza pensare a nulla, ed ecco che ad un tratto ci si trova in un avvallamento del terreno, mentre sopra noi volano schegge di granata, ma non ci si ricorda di aver sentito venire il colpo né di aver pensato a coricarci.
Se ci si fosse lasciati guidare dal ragionamento, si sarebbe a quest’ora un carname sparpagliato: è stato l’altro che oscuramente vigile in noi ci ha buttati a terra e salvati, senza che noi si sappia come. Se questo altro non fosse, da un pezzo, fra le Fiandre ed i Vosgi, non vi sarebbero più creature viventi.