Querce, faggi, frassini e pini si mescolano dando ciascuno una sfumatura particolare alla composizione autunnale. Da lontano la composizione si colora in punteggiati tratti da pittura divisionista. Non sono molte le aperture tra gli alberi, solo più in alto (il passo è a 650 metri di quota) il paesaggio si apre verso la valle da cui siamo partiti. Qualche campo coltivato, altri già arati, prati ancora verdi.
sabato 31 ottobre 2015
Provenza : Montjoux
Non
è solo chi può toccare una bestia o un albero, o avvicinare gli
occhi alla nebbia azzurra o al sole; chi può essere fontana o
ruscello, secondo la fantasia del rumore dell'acqua e chi come essa
può scorrere con il riflesso di tutti i cieli. Non è solo chi ha il
gusto per il giorno. Chi ha un naso, una bocca, degli occhi, delle
orecchie, una buona carne animale. Tutto gli fa compagnia. Ci sono gioie piene che passano nell'aria come pesci infiammati.
Jean
Giono: “La fine della strada”
Abbandoniamo
l'auto dietro una chiesa, in una piazzetta limitata da due case in
pietra e da un muro sul quale un grosso cane passeggia su e giù, -
forse cercando il modo per scendere - , e ci guarda incuriosito.
Una
passeggiata tra i boschi di Monjoux. Siamo sempre nella Drôme
provenzale anche se il paesaggio non assomiglia alla Provenza delle
cartoline; a noi fa pensare piuttosto l'Appennino magari tra Toscana
e Emilia.
Solo qualche campo di lavanda, ormai senza fiori, ricorda i
segni della regione. Monjoux è un altro paesino appartato, non molto
lontano da Comps, minuscolo e silenzioso; abitato da un centinaio di
persone o poco più. In questa mattina d'autunno le imposte sono
quasi tutte chiuse e solo l'auto del postino si infila tra le poche
case.
Una
bella mulattiera risale dolcemente il pendio parallela ad un ruscello
che scorre rumoroso nel fosso.
La via si allunga dritta tra gli
alberi, solo alcune case in pietra, abbandonate o con qualche segno
di presenza umana, animano il percorso. Querce, faggi, frassini e pini si mescolano dando ciascuno una sfumatura particolare alla composizione autunnale. Da lontano la composizione si colora in punteggiati tratti da pittura divisionista. Non sono molte le aperture tra gli alberi, solo più in alto (il passo è a 650 metri di quota) il paesaggio si apre verso la valle da cui siamo partiti. Qualche campo coltivato, altri già arati, prati ancora verdi.
Pochi
gli incontri, solo qualche scoiattolo che attraversa rapidamente il
sentiero. I monti sono quelli delle Prealpi, non superano i 1300
metri e anche sulla cima sono completamente coperti di boschi.
È
un percorso meditativo e, dopo aver abbandonato più a valle il
ruscello, molto silenzioso. Anche gli uccelli si fanno discreti e
solo qua e là commentano e discutono.
Arrivato
sul passo, il sentiero piega sul fianco del monte e poi comincia a
scendere nella valle parallela a quella salita.
Arriviamo
ad un'altro minuscolo borgo, anch'esso tranquillo e silenzioso.
Lo
attraversiamo senza incontrare nessuno.martedì 27 ottobre 2015
Provenza : Comps
Non c'è un vero e
proprio paese a Comps. Il comune è composto da gruppetti di case,
piccoli villaggi sparsi qua e là sulle alte colline, quasi montagne,
che formano il territorio.
Nel periodo di massimo sviluppo, un paio
di secoli fa, gli abitanti erano più di 400, attualmente ne restano
circa 150.
Il territorio è
stato un luogo di transito, conosciuto già dai romani.
I resti più
antichi di una struttura difensiva, - una motta castrale - costruita
per proteggersi da eventuali attacchi risalgono all'anno Mille.
All'epoca del Sacro
Romano Impero Germanico, Comps divenne una sede amministrativa
relativamente importante e i signori del luogo furono delle figure
conosciute che si distinsero partecipando alle crociate nell'ordine
ospedaliero di Gerusalemme.
Siamo nel
dipartimento della Drôme e più precisamente nella sua parte più
meridionale, quella detta provenzale anche se ancora nella regione Rodano-Alpi.
Storicamente sono le terre del Delfinato, ridisegnate
amministrativamente quando la Rivoluzione volle cancellare le vecchie
suddivisioni di origine feudale.
Arriviamo
su queste terre risalendo una strada tra querce faggi e pini, fino ad
un'ampia distesa di colli con
grandi prati ancora di un verde splendente nell'autunno inoltrato.
Il
maestrale che ha soffiato a lungo in questi ultimi giorni, ha
lasciato un cielo brillante e limpido. Le sfumature rossastre degli
alberi sottolineano
come in contrappunto l'azzurro dell'aria.
Nel
silenzio arriva da lontano il belato del gregge che pascola al sole.
Gli animali sono
disegnati
in un'immobilità apparente
come quelli che appaiono a
volte nello sfondo naturalista di un quadro rinascimentale.
Sul
pendio di uno dei colli, il castello signorile
sembra ancora controllare il territorio circostante.
Al
centro di questo paesaggio campestre quasi bucolico è la chiesa dei
Santi Pietro e Paolo. È
un edificio singolare, di stile romanico.
Con la sua pianta quasi
quadrata da lontano assomiglia ad un torrione, ma la sua semplicità
le conferisce
una misteriosa armonia.
In
realtà pare che in origine fosse prevista una navata più lunga,
tale da completare la classica croce latina, ma poi i lavori furono
interrotti, forse per mancanza di fondi e il risultato è
stato questo sorprendente
edificio, la cui “navata”
non supera i quattro metri.
In
una magnifica solitudine su un colle allungato come un promontorio
nella valle, la chiesa corona lo spendido paesaggio.
I muri massicci
di pietra grigia e la torre campanaria, anch'essa incompleta, le
semplicissime decorazioni e anche il minuscolo cimitero, compongono
un quadro sorprendente e affascinante.
Iscriviti a:
Post (Atom)