Dopo Anversa degli
Abruzzi la strada che va verso Scanno risale il sinuoso tracciato del
fiume Sagittario. Fino a Villalago è un susseguirsi di strettoie, di
curve e di gallerie scavate nella roccia viva. Il percorso è uno dei
più pittoreschi e caratteristici d'Abruzzo. La strada fu realizzata
tra il 1882 e il 1892; fino ad allora solo una mulattiera, a tratti
modesto sentiero, permetteva di risalire il corso del fiume. Siamo
nelle cosiddette “gole del Sagittario”, conosciute e visitate già
nell'Ottocento da viaggiatori stranieri che ne avevano descritto
l'affascinante ambiente.
Tra questi era il
barone inglese Keppel Richard Craven che viaggiò a lungo in Italia
in compagnia dell'amico William Gell e che pubblicò nel 1838 un
resoconto in due volumi di un suo soggiorno in Abruzzo: Excursion in
the Abruzzi and Northern Provinces of Naples.
Keppel Craven era un
acuto osservatore, non solo dei luoghi ma anche delle genti che vi
vivevano. La valle del Sagittario è descritta nella sua bellezza
selvaggia, tra picchi scoscesi e foreste scure. Il fiume scorre in
profonde strettoie, pronto a diventare impetuoso dopo una pioggia o
allo sciogliersi delle nevi.
Per
tornare alla valle di boschi cupi del Sagittario, lungo il quale ci
inoltravamo: un percorso di circa due miglia ci ha portato in vista
del villaggio di Anversa, situato al suo estremo, e sovrastato da
montagne stupende che si accavallano una sull'altra così da
presentare l'aspetto di una massa impenetrabile. Questa particolarità
rende la vista molto suggestiva, così come la posizione del
villaggio, che sembra molto più grande di quello che realmente è, e
offre a questa distanza un aspetto del tutto orientale, per le
quantità di grandi pioppi che lo circondano e si alternano tra i
suoi edifici, mimando, con un'illusoria somiglianza, i cipressi che
ornano tutte le città turche.
Il vallone è designato nel paese con l'appellativo di Gole
d'Anversa, o Foce di Scanno, il fiume qui è solitamente denominato
Acqua della Foce e assume il nome di Sagittario solo quando raggiunge
la più ampia valle di Anversa; all'inizio
della gola, un villaggio chiamato Castro Valva appare su un lato, in
cima ad un alto picco.
Il
borgo di Castrovalva, così chiamato perché appartenente alla
diocesi di Valva, arroccato sulla “Cresta di Sant'Angelo” a circa
800 metri di altezza, sembra un posto di guardia all'imbocco della
valle.
Dal 1922 si raggiunge risalendo una ripida strada asfaltata
che sostituì il “sentiero da capre” che si inerpicava verso la
cresta.
Dopo qualche tornante e una stretta galleria scavata nella
roccia, la strada arriva nel cuore del paesino e qui si ferma.
Fondato
attorno all'anno Mille Castrovalva è passato nel corso dei secoli
tra mani di molti feudatari fino al 1817 quando il re di Napoli lo
assegnò ad Anversa, comune di cui è tuttora frazione. Il borgo
conta una cinquantina di abitanti, in questa giornata d'estate è
piuttosto animato.
Un gruppo di bambini gioca con il pallone in una
piazzetta mentre, seduti davanti all'unico bar, alcuni abitanti
discutono bevendo il caffè. Le abitazioni si stringono l'una
all'altra lasciando lo spazio per un paio di stradine.
Tutt'attorno
il panorama risale da un lato la valle del Sagittario e dall'altro
domina Anversa e si apre fino alle montagne sopra Cocullo contollando
l'accesso alla valle Peligna.
Escher, l'artista
olandese celebre per le sue incisioni di paesaggi impossibili, passò
da queste parti e, ispirato dalla singolare posizione dell'abitato,
realizzò una litografia con una veduta del borgo QUI.
Oggi il tornante da cui si vede il paese con quella
prospettiva è dedicato all'artista.