Non
lontano dal termine si vede sulla destra un bel gruppo di piccole
cascate, che scendono in successione dal monte; un altro villaggio,
chiamato Villa Lago, chiude questa estremità del passo e, di fronte
ad esso, si trova un gruppo di misere
capanne chiamato Fratturo.
Le sorgenti si vantano
del nome di Fonte d’amore…queste sorgenti formano un laghetto a
cui è stata data una forma circolare e che ha un bel bordo di
pietra. La principale sorgente del Sagittario nasce dalla cima, o
piuttosto pinnacolo, di un blocco formato da grandi rocce calcaree,
tenute insieme dalla mano della natura a formare una piramide che
preclude apparentemente ogni ulteriore passaggio, cosicché è
possibile raggiungere la sommità solo arrampicandosi, da un blocco
all’altro.
Queste rocce sono pittoresche variate da macchie di
vegetazione, intervallate da piante di alto fusto e disseminate di
innumerevoli cateratte che precipitano attraverso la superficie
scoscesa di questo singolare cono, aggiungono un singolare effetto a
quello scenario originale. Dalla più alta roccia che forma la
piramide, la principale sorgente zampilla con grande forza e
abbondanza; ma, oltre questa, non si vede niente all’infuori di una
superficie abbastanza pianeggiante, disseminata di massi di roccia,
che sembrano rotolati dalle montagne circostanti.
Questa pianura si
stende per circa un miglio fino alla riva del lago (di Scanno), che
non è qui visibile, mostrando un aspetto selvaggio e desolato, con
due o tre piccoli specchi circolari di acqua limpidissima.
È
così che Keppel
Richard Craven, uno dei primi viaggiatori stranieri a visitare
questi luoghi e a lasciarne il resoconto in un volume pubblicato nel
1838, descrive le sue impressioni in vista di Villalago. Il luogo
appare disabitato e impervio; così com'è descritto da Craven il
paesaggio sembra animato solo dagli elementi naturali cascate che
scendono, sorgente che zampilla, massi di roccia rotolati dalle
montagne.
È una visione che se in parte sembra voler riportare
un resoconto oggettivo, ci appare in realtà come personale e
immaginario.
Perché
tra il Settecento e l'Ottocento i viaggiatori hanno cambiato
atteggiamento. Il secolo della cultura scientifica, segnato
profondamente dall'Illuminismo, ha lasciato il posto ad un'epoca in
cui, nei circoli culturali e tra i letterati, si è imposto il
Romanticismo. I viaggiatori sono meno attenti ai dati rigorosi e
razionali della ragione ma osservano e notano il paesaggio con un
animo più personale e soggettivo. Il paesaggio diventa un luogo
dello spirito, nel quale trovare sentimenti e sensazioni. Tutto ciò
si risente nella prosa di Craven.
Più
recentemente, Villalago ha avuto tra i suoi cittadini un letterato e
scrittore poco conosciuto ma
non per questo secondario; senz'altro la personalità di maggiore
spicco nata nel borgo: Antonio Di Cicco. Morto prematuramente nel
1989 a soli 58 anni, ha lasciato tra le sue carte molti racconti e
romanzi di cui tre soli sono stati pubblicati. L'ultimo, postumo, dal
titolo “Oltre il labirinto” è ricco di riferimenti letterari e
filosofici. È qui che ritroviamo, tra gli spunti probabilmente
autobiografici della propria infanzia, una descrizione di
Villalago-Tricastro.
Nascere,
sono nato il tre agosto del 1938, in pieno segno del Leone, a
Tricastro, un paese arrampicato sui tre colli di una tortuosa valle
di montagna separata in due parti dal fiume Sagittario che, di quando
in quando, si allarga a formare un piccolo lago rotondo ma che, se
rende fertile una costa gialla e verde di erba medica e grano, lascia
stenta ed arida l'altra costa, tutta distinta dalle geometrie dei
muretti a secco fatti con le innumerevoli pietre sempre affioranti
dalla poca terra. Sui tre colli disposti in fila, e perciò
rispettivamente chiamati Primo Colle, Colle Maggiore e Colle Ultimo,
sorgono tre distinti gruppi di case e baracche attorno alle tre
costruzioni più antiche e più grandi, i cui proprietari, insieme
con l'Arciprete, posseggono quasi tutta la campagna circostante e,
comunque, tutta la costa fertile.
Oggi
Villalago si presenta come un tranquillo borgo che accoglie,
soprattutto d'estate, numerosi turisti. Qui, per chi risale il Sagittario, la valle si allarga un
poco e lascia lo spazio per una luminosità più viva. Il Sagittario
scorre in basso e, dopo aver alimentato il laghetto artificiale di
San Domenico, si infila tra le montagne vicinissime. Il borgo è sul versanre sinistro. Una larga
scalinata sale verso il paese più antico e poi, ristringendosi, verso
la torre. Da qui un bel panorama si apre sulla valle sottostante
coperta di boschi e di macchia.
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