Gli uomini
istruiti sono superiori a quelli non istruiti come i vivi sono
superiori ai morti.
Aristotele.
Possedere il sapere
è possedere il potere. Fu forse questo principio a spingere Tolomeo
I ad organizzare la grande biblioteca di Alessandria. Sembra che
l'idea fosse stata dello stesso Alessandro Magno, suo predecessore
sul trono, ma la morte precoce non gliene aveva
lasciato il tempo.
Era
il 332 avanti Cristo quando Alessandro arrivò in Egitto. Pensava di
aver trovato il luogo per una nuova città attorno ad un'ottima base
navale. Alessandro che aveva avuto Aristotele come precettore, volle
fare di Alessandria anche un centro culturale capace di primeggiare
sul mondo. Alla sua morte però la città era ancora in cantiere e
non ebbe la possibilità di vedere l'inizio della costruzione della
nuova biblioteca.
Furono
dunque i suoi successori ad attuare il suo progetto.
Non
si sa molto di questa impresa, né il numero di libri raccolti
(rotoli di papiro) - si va da 40000 a 700000 mila - , né l'esatta
collocazione, né le ragioni della loro scomparsa.
Probabilmente
la biblioteca si trovava all'interno del palazzo reale, vicino al
tempio delle Muse (il Museo), non lontano dal porto e dall'isola di
Faro.
Tolomeo
I era stato un generale di Alessandro e, alla morte di quest'ultimo,
ne aveva preso il posto. Era un amante delle lettere e un
appassionato bibliofilo. Volle seguire
l'aspirazione del suo predecessore e
fare della nuova città
che si stava costruendo alla foce del Nilo, il centro della cultura
ellenica. Chiamò alla sua corte letterati e filosofi e cominciò a
raccogliere tutti i testi greci che erano in circolazione. I suoi
successori della dinastia
dei Tolomei ne
continuarono l'opera, aumentando sempre più il numero di libri
catalogati.
Innumerevoli
scribi lavoravano nella biblioteca, copiando e ricopiando i volumi
che arrivavano da tutto il mondo conosciuto. Ogni nave che attraccava
nel porto di Alessandria e che trasportava libri doveva lasciare
l'originale alla biblioteca in cambio di una semplice copia.
Quando
lo spazio disponibile non bastò più si costruì una biblioteca
annessa, accanto ad un altro tempio, il Serapeo.
Ma
raccogliere i testi greci non fu sufficiente. Si cominciarono a
tradurre le opere di altre lingue. La numerosa comunità ebrea che
viveva ad Alessandria aveva bisogno di una Bibbia tradotta in greco,
ormai la
sola lingua conosciuta da tutti tra
loro. Fu per questo che
Tolomeo II Filadelfo chiamò alla sua corte 70 scribi da
Gerusalemme e domandò
loro di tradurre i testi sacri del giudaismo. E
c'è anche chi afferma
che si andò al di là
della semplice traduzione e che
alcune parti della Bibbia furono scritte in quest'occasione. Quella
“dei Settanta” fu la prima traduzione dell'Antico
Testamento e fu
fondamentale per l'espansione della conoscenza del libro e poi del
cristianesimo.
Il
III secolo avanti Cristo fu l'epoca del massimo splendore della
Biblioteca. Quando a Pergamo, in Asia minore, il re Eumene II costruì
una biblioteca capace di rivalizzare con quella di Alessandria,
dall'Egitto si bloccarono le esportazioni di papiro, nel tentativo di
bloccare l'emergenza di un polo rivale. Ma il boicottaggio ebbe un
esito non previsto, provocando indirettamente la diffusione dell'uso
della pergamena. Racconta la leggenda che sarebbe stato Marco Antonio
a svuotare la biblioteca di Pergamo dei suoi 200000 volumi e ad
offrirli a Cleopatra per gli scaffali di Alessandria.
Il
sogno di Alessandro Magno si stava realizzando.
Poi
cominciò il declino fino a quando si perse ogni traccia di quella
gigantesca collezione.
Le
ipotesi sull'accaduto sono molte.
Per
Plutarco il responsabile fu Giulio Cesare. Durante la “guerra
alessandrina”, ordinò che, con torce infuocate, si distruggessero
le navi nemiche presenti nel porto. L'incendio però arrivò alla
biblioteca e tutti i volumi furono distrutti. Ma non tutti sono
d'accordo con questa versione ritenendo che i libri distrutti durante
quest'incendio non erano della grande biblioteca ma erano
solo quelli
di un deposito secondario vicino al porto.
C'è
chi accusa il vescovo Teofilo, durante il regno dell'imperatore
Teodosio, quando ormai il cristianesimo era religione ufficiale.
Teofilo avrebbe voluto distruggere tutte le opere di autori pagani.
C'è
poi chi accusa i persiani che avevano occupato l'Egitto all'inizio
del VII secolo oppure gli arabi maomettani che, nello stesso secolo
li avevano scacciati, sostituendoli ad Alessandria.
O
forse la grande biblioteca è scomparsa gradualmente, durante e dopo
questa serie di eventi storici.
Oggi non resta
nessuna traccia del tentativo utopistico di riunire in un sol luogo
tutto il sapere del mondo e di fare della
conoscenza un'impresa collettiva e
la nuova Biblioteca alexandrina, inaugurata nel 2002
non è che un tentativo, ampiamente criticato di riprodurre
quell'esperienza.
Qua e là per
l'Italia sindaci “veggenti” vogliono chiudere le biblioteche
comunali “che nel mondo di wikipedia nessuno più utilizza”.
L'imperativo economico prende il sopravvento su ogni altra
considerazione. Non è più il possesso del sapere che interessa chi
aspira al potere ma piuttosto il controllo dei canali di
comunicazione. Leggere libri diventa quindi un atto sovversivo.
Fahrenheit 451 racconta una storia che rischia di diventare
realtà. Non sarà questa la vera crisi della civiltà moderna?
Luciano Canfora: La biblioteca scomparsa Sellerio editore