Abruzzo,
terra di eremi.
Forse
per la sua configurazione geografica, le difficili vie di
comunicazione che accentuavano il suo isolamento, la regione è stata
nel passato il centro di una vivissima emergenza di luoghi di culto,
santuari, ricoveri per mistici solitari o per cenobi. È senza dubbio
questa la particolarità più rilevante della regione appenninica. La
presenza di gole, falesie, montagne e boschi di difficile accesso, ha
favorito, nei secoli passati, lo svilupparsi di un vasto movimento
spirituale, non sempre organizzato ma che ha segnato profondamente la
storia della regione e dei suoi abitanti.
La
Majella e il Morrone sono, in quest'ambito, luoghi emblematici,
universalmente conosciuti soprattutto dopo l'epopea di Pietro
Angeleri, originario del Molise ma che aveva trovato sulle pendici
del Morrone appunto il suo ideale ricovero per un lunghissimo ritiro
spirituale. Diventato papa, probabilmente suo malgrado, con il nome di
Celestino V, non resistette che qualche mese agli intrallazzi
politici e ai giochi di potere, preferendo tornare sulle sue
montagne, prima di finire i suoi giorni prigioniero in una rocca di
Ciociaria.
Ma
Pietro da Morrone e la congregazione da lui fondata dei Celestini non
sono che la punta di diamante della corrente di mistici anacoreti che
popolarono l'Abruzzo.
Un
numero impressionante di luoghi sacri, la maggior parte situati in
tre zone ben definite, -come le individua Edoardo Micatti in una sua
interessante guida*-: oltre alla Majella, la parte più occidentale
del Gran Sasso e le gole del Salinello, sui Monti della Laga. Un
centinaio di siti, dalla semplice grotta alla vera e propria Abbazia,
alcuni ormai dimenticati, altri ancora oggi mete di pellegrinaggi e
di fervore religioso.
Uno
dei più importanti e celebri è senz'altro il complesso monastico di
Santo Spirito a Majella.
Da
Roccamorice il vallone di Santo Spirito si incunea nella montagna,
interamente coperto da un bellissimo bosco.
Le
sue origini sono antichissime, sicuramente anteriori all'anno Mille
e, anche se nei secoli il sito ha subito molte modificazioni, è
ancora oggi ricco di fascino e di suggestioni.
Un avvicendarsi di
scale, di passaggi scavati sotto la roccia, di spazi, anticamente
adibiti ad orti, si susseguono su più livelli. I resti di muri
lasciano immaginare altri luoghi abitativi e di preghiera.
Come
spesso in questi luoghi, le strutture edificate sono integrate agli
spazi rupestri in una perfetta simbiosi.
La
tradizione attribuisce nell'XI secolo a Desiderio da Montecassino,
futuro e effimero papa Vittore III, una prima celebre presenza.
Sarà
poi, dopo un periodo di abbandono, Pietro da Morrone, due secoli più
tardi ad occupare e ad ampliare la struttura facendone per qualche
tempo la sede del suo nuovo ordine monastico. Nel XVI secolo l'eremo
divenne una vera e propria abbazia, occupata da un consistente
cenobio. Fu allora che si costruì la cosiddetta Scala Santa.
Nei
secoli successivi l'eremo di Santo Spirito conobbe dei periodi di
decadenza ed altri di rinascita fino ad un definitivo abbandono nel
XIX secolo.
L'ingresso
dell'eremo è al fondo di uno slargo alberato sul quale sono
suggestive fontane. I pellegrini hanno lasciato la traccia del loro
passaggio incidendo nella roccia nomi e date.
A
fianco di una chiesa, probabilmente risalente, almeno nella sua
struttura attuale, al XVI secolo, si apre un corridoio che, passando
sotto la roccia, porta al monastero.
Le
balconate rocciose si aprono sulla valle sottostante. Il panorama è
splendido.
*Edoardo Micati: Eremi d'Abruzzo CARSA edizioni
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