sabato 11 marzo 2017
La madonnina
Era
un'edicola, lungo la mulattiera che dal campo saliva verso il paese.
Una madonnina che invitava a fermarsi coloro che risalivano a sera
dopo il lavoro; chi credeva per una breve preghiera, gli altri solo
per tirare il fiato.
Le
case mura del villaggio si erigevano un po' incombenti là in alto e,
se il vento girava, si sentivano voci distinte.
Qualcuno
aveva posato, davanti all'immagine santa, un mazzetto di fiori di
plastica ormai scoloriti e impolverati e accanto ad essi, un cero,
nel suo cilindro rosso si era consumato e spento da tempo.
Gli
adulti a volte fanno scherzi un po' strani e crudeli. Così era
successo che per Nino quell'edicola antica era diventata un luogo
particolare.
Suo
padre gli disse una volta, di fronte a un capriccio da bambino, che
lui era un figlio adottato. Trovato un giorno vicino a quella
madonnina e raccolto per pietà.
La
storia era sembrata divertente, a tutti ma non al bambino, e gli era
stata ripetuta spesso, con minaccia di restituzione alla santa se non
fosse stato più accorto e ubbidiente.
A
quel tempo la psicologia era, più che mai, una parola arcana,
soprattutto per chi aveva fatto “solo la quinta” e nessuno
pensava che quel bambino potesse prendere sul serio lo scherzo o
addirittura soffrirne.
Fu
così che Nino aveva cominciato a credere di non essere quello che
era e a guardare un po' come estranei quelli che erano i suoi
familiari.
Passarono
gli anni, il gioco si ripeteva ancora ogni tanto tra i suoi genitori,
con sorrisi d'intesa.
Poi
un giorno, già grande, passando in quel luogo, Nino vide una donna
seduta su un ceppo con accanto un cane.
Era
vestita come le vecchie del paese, con una larga gonna di fustagno
marrone e un grembiule nero. In testa aveva uno scialle con i due
capi ripegati verso l'alto...
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