Possiamo
visitare musei ed esposizioni per ammirare reperti archeologici e
opere d'arte ma osservare le vestigia del passato nel loro ambiente
naturale ha certo un fascino maggiore. È proprio il legame con la
natura che immaginiamo (anche se spesso a torto) la stessa, immutata,
frequentata dagli uomini del passato, a sublimare anche piccoli
resti, testimonianze di un mondo scomparso ma che attraverso il
paesaggio è ancora vivente.
È
il caso di Peltuinum, - anche se qui le vestigia sono di una certa
importanza - antica città situata su un pianoro più elevato di un
centinaio di metri sull'altipano di Navelli.
Siamo
nella valle dell’Aterno. Qui vivevano i Vestini, antico popolo
italico (forse proveniente dal nord ma l’origine resta incerta e
discussa) che occupava una larga parte dell’attuale Abruzzo, sui
due versanti del Gran Sasso. Sconfitti e integrati alla Repubblica
romana nel IV secolo avanti Cristo conservarono però per un periodo
piuttosto lungo una certa autonomia.
Tra
gli insediamenti più importanti nell’attuale provincia aquilana
erano la città di Aufinum, tra Ofena e Capestrano, Aveia, vicino a
Fossa, Prifernum, nel territorio di Assergi e appunto Peltuinum,
vicino a Prata d’Ansidonia.
Poco
si sa dell’antica Peltuinum vestina della quale non restano tracce.
La città fu però ricostruita dai romani tra il primo e il secondo
secolo dopo Cristo. Era un centro di una certa importanza, situato
lungo la via Claudia nova – corrispondente in gran parte
all'attuale statale 17 - sul tracciato del Tratturo Magno. Ed il
controllo della transumanza fu senza dubbio una delle ragioni che
spinsero l'amministrazione romana a ricostruire qui un nuovo
insediamento.
Ma
nel V secolo un terremoto colpì la città ed essa, che tra l'altro
era poco difendibile dalle scorrerie dei popoli barbari, cominciò
ad essere abbandonata dai suoi abitanti.
Il sito divenne per i secoli
successivi una sorta di riserva di materiali edili, decorazioni,
colonne, che furono prelevati per altre costruzioni.
Oggi
restano i ruderi delle mura esterne, quelle di un tempio e di un
teatro e alcune cisterne.
Arriviamo
a Peltuinum alla fine del pomeriggio. Qualche visitatore si aggira
tra le mura in mattoni. Incontriamo un gruppetto di ciclisti che è
partito da L'Aquila e che si propone di seguire il tracciato del
Tratturo Magno fino a Foggia.
Il luogo è molto suggestivo,
circondato da campi coltivati e con sullo sfondo le montagne, il Gran
Sasso la Maiella e il Sirente.
Su una collina è Castel Camporeschi,
un piccolo borgo fortificato mentre più lontano sul suo colle spicca
la Rocca di Calascio a guardia della vallata e del tratturo.
Regnano
il silenzio e la tranquillità. Ci sediamo sotto un piccolo gazebo e
aspettiamo il tramonto.
Il sole colora di rosso il paesaggio e si
perde dietro le montagne mentre noi sorseggiamo la bottiglia di
Montepulciano che qualcuno ha avuto la buona idea di portare.
Nessun commento:
Posta un commento