domenica 1 aprile 2018
Rick Bass, The Wild Marsh: Four Seasons at Home in Montana
Di
Rick Bass avevo già parlato a proposito di un suo precedente libro:
Un inverno nel Montana.
Ormai
sono passati molti anni dal suo arrivo nella valle di Yaak
nell'estremo nord ovest dello Stato, al confine con il Canada, nel
cuore della Kootenai National Forest. Un territorio isolato e
selvaggio, dal clima estremo: inverno freddissimo, lungo e
estremamente nevoso, estate breve ma torrida che si conclude
inevitabilmente con una serie di incendi, devastanti ma nello stesso
tempo rigeneratori dell'ambiente naturale.
Rick
Bass, arrivato nelle valle quasi per caso, è ormai uno dei veterani
tra il centinaio di abitanti della contea. Perché è difficile
resistere alle dure condizioni di vita e sono molti coloro che
preferiscono, se l'occasione si presenta, trasferirsi verso regioni
dal clima più mite.
Un
universo severo e ostico ma anche sublime e splendido in tutto ciò
che ha di eccessivo: paesaggi sconfinati e foreste immense, nevicate
che durano intere settimane, giornate di gelo durante le quali anche
l'aria sembra cristallizzarsi. Un mondo abitato da una fauna svariata
e straordinaria: orsi neri, grizzly, cervi, coguari e lupi e nel
quale è piuttosto l'uomo ad essere la rarità.
Ma
a poco a poco quest'ultimo cerca di appropriarsi della natura che lo
circonda. Bass ne parla poco ma si sente che questa è l'America del
“secondo emendamento”, per la quale le armi sono un elemento
essenziale nella quotidianità, quella che finirà per votare Trump,
contro l'élite delle grandi città, l'élite incapace di capire le
difficoltà e le preoccupazioni di chi abita questi luoghi lontani
da tutto. Per molti lassù l'ambientalismo è un'ideologia da urbani
benestanti. La caccia è un'attività essenziale, non solo “sportiva”
ma che permette di procurarsi il sostentamento per il lungo inverno.
Anche Rick Bass la pratica, non dimenticando però il rispetto
dell'animale che è per lui preda ma anche e soprattutto un essere
vivente, elemento basilare e determinante nello spazio che l'uomo
percorre ma che è spazio condiviso. Fino ad ora preservata, la
selvaggia valle di Yaak non lo è definitivamente. Lo sfruttamento
industriale delle foreste, più in generale quello delle risorse
energetiche, l'apertura di nuove strade, mettono in pericolo un
ecosistema in definitiva molto fragile.
The
Wild Marsh: Four Seasons at Home in Montana racconta, mese
per mese un anno di vita nella valle di Yaak. Un diario degli
avvenimenti, degli incontri, della vita di Rick Bass e della sua
famiglia ma anche e soprattutto una registrazione quasi quotidiana
delle mutazioni e delle trasformazioni dell'ambiente naturale, del
succedersi delle stagioni, della vita che scorre e che si ripete.
Vorrei
che questo testo diventasse il diario delle stagioni in un luogo
tranquillo dal ritmo lento – una valle che ha la rara fortuna di
avere ancora quattro stagioni distinte. Un luogo come ne esistevano
dappertutto in un passato ancora recente, nel quale ogni residente
conosce l'identità e il carattere di ciascuno dei suoi vicini,
sessanta o settanta chilometri attorno. So che un posto così rischia
un giorno di esistere solo più come un mito, un ricordo; è proprio
per questo che voglio scriverne la cronaca, - fino a quando vive
ancora - ed esaltarne la bellezza. A che cosa serve ricordare senza
fine la necessità fondamentale di preservare le specie selvatiche.
In
realtà gli avvenimenti raccontati nel suo libro da Rick Bass sono
rari e spesso secondari. Qualche vicenda della vita familiare con la
moglie Elisabeth, che però non occupa un grande spazio nella
narrazione, e le due figlie; la visita di un amico, e poi gli
incontri con i vicini e la solidarietà durante le nevicate o gli
incendi.
Il
diario dello scrittore è una lunghissima, minuziosa descrizione
dello scorrere del tempo, del passare dei giorni da gennaio a
dicembre, nei cambiamenti graduali o improvvisi che scandiscono il
ciclo della vita. Bisogna lasciarsi trasportare delle lunghe
esposizioni, dal resoconto dell'osservazione minuziosa della natura,
di un animale di passaggio o di una pianta che cambia colore con il
sopraggiungere dell'autunno.
Ancora
una volta mi coglie l'idea della stranezza di questa cronaca, e
magari anche della sua inutilità; destinata a scomparire come neve
al sole perché le veloci e brutali alterazioni climatiche renderanno
caduche le annotazioni sulle stagioni, ormai derisorie, mentre il
riscaldamento del pianeta porterà con sé il cambiamento totale
della dolce inclinazione dei raggi solari e il vacillamento di un
equilibrio così delicato. Mi dico che i giorni che viviamo sono
unici, che non solo il tempo fugge, ma anche che spariranno il clima
temperato di questa regione e le sue stagioni. Come se infine, dopo
tanti secoli, ciò non fosse ormai solo quasi un sogno. Ma mio dio
che bellezza!
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Libro molto interessante, ottima recensione, l'ho già messo in lista.
RispondiEliminaA presto!