lunedì 31 maggio 2010
Il "bicerin" davanti alla Consolata
La giornata è fredda. Sulla piazza un uomo spazza il selciato. E' vestito bene, non elegantemente ma non come uno spazzino. Sulla destra un locale tipico, di quelli ricercati dai turisti: vi si beve il cioccolato caldo o il caffé.
Nella chiesa qualche persona che prega, rivolta verso un altare chiuso da un'inferriata. A sinistra della porta un uomo chiede l'elemosina. Neanche lui sembra troppo dimesso.
L'interno della chiesa è ricoperto di stucchi dorati, una profusione di decorazioni e di marmi, una ricchezza eccessiva. In fondo, un inserviente passa uno straccio sul pavimento di marmo. Mi avvicino e mi accorgo che uno spazio si apre al di là della balaustra che fa da balcone. Una cappella sottostante, una sorta di cripta ma più grande.
Esco sulla piazza. Non c'è più nessuno. Solo l'interno del piccolo bar è pieno di gente. Una donna sta in piedi vicino ad un bancone in miniatura. Prepara un pacchetto. In vetrina delle cioccolate di vario tipo.
Nella chiesa qualche persona che prega, rivolta verso un altare chiuso da un'inferriata. A sinistra della porta un uomo chiede l'elemosina. Neanche lui sembra troppo dimesso.
L'interno della chiesa è ricoperto di stucchi dorati, una profusione di decorazioni e di marmi, una ricchezza eccessiva. In fondo, un inserviente passa uno straccio sul pavimento di marmo. Mi avvicino e mi accorgo che uno spazio si apre al di là della balaustra che fa da balcone. Una cappella sottostante, una sorta di cripta ma più grande.
Esco sulla piazza. Non c'è più nessuno. Solo l'interno del piccolo bar è pieno di gente. Una donna sta in piedi vicino ad un bancone in miniatura. Prepara un pacchetto. In vetrina delle cioccolate di vario tipo.
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